Ai tempi di un’antica pestilenza …

 

“Ora per quanto salda sia la Fede temo per la mia vita come tremo per la mia morte…” così era l’aspettativa sembrava avverarsi l’APOCALISSE SULLA SCIA DELLE ANTICHE PREDIZIONI A GENOVA DI ANNIO DA VITERBO

Quando il Capitanato rientrò fra i possessi della Repubblica (1562) era in condizioni precarie (LEGGI QUI PER RENDERE MULTIMEDIALE QUESTO TESTO CON RELATIVE IMMAGINI)
Nel 1579-’80 il CAPITANATO DI VENTIMIGLIA fu circondato da due fra le MASSIME ESPRESSIONE DEL MALE dalla CARESTIA e dalla PESTILENZA [quest’ultima in effetti ben controllata dal sistema dei blocchi stradali e della quarantena coi siti di controllo viario principali ai rastrelli guardati da militi armati dei Balzi Rossi, dove stava anche un piccolo lazzareto per la segregazione dei sospetti di contagio, e sulla via del Nervia tra Camporosso e Dolceacqua.

Siffatti eventi cataclismatici [in cui da un lato si mescolavano problemi alimentari, difficoltà socio-economiche, miseria ed epidemie e dall’altro l’incompetenza dei poveri medici del tempo nel classificare e curare molte “incomprensibili” malattie (la gente peraltro era ancora sconvolta dagli effetti dal grave terremoto del 1564)] la dissoluzione della fede per lo Scisma di Lutero e la crescente aggressività dell’Impero dei Turchi inducevano le masse a pensieri terribili, sul profetizzato avvento dell’APOCALISSE, su POTERI OCCULTI di MAGHI, DIABOLICI UNTORI DI PESTE, LICANTROPI eVAMPIRI, soprattutto di FATTUCCHIERE (dette, oltre che STREGHE, MALEFICHE, LAMIE, SAGANE o con termine regionalistico MASCHE) nel riunirsi nei DIABOLICI SABBA, nel dominare ESSERI BESTIALI o nel generare CREATURE MOSTRUOSE (in vero vittime di alterazioni genetiche per le pessime condizioni igienico-alimentari), nel favorire l’insorgere di MISERIE AMBIENTALI (di cui PESTE e CARESTIA erano l’espressione massima), nell’ indurre inermi sventurati alla condizione di INDEMONIATI, nell’ uccidere i bimbetti (poi destinati a diventare FANTASMI GENTILI se non PICCOLI DEMONI), nel condizionare irrequieti LEMURI o addirittura nell’ allearsi coi demoni onde controllare intere città, per liberare le quali si richiese l’opra di SANTI ESORCISTI.

In questo campo, che non deve essere relegato nella spazzatura dell’inutilmente orrorifico ma che appartiene comunque alla cultura ed al folklore, l’estremo Ponente ligure era realmente pervaso ed avrebbe continuato ad esserlo da un clima oscuramente magico, destinato ad alimentare credenze, paure e fantasie (anche in nome di un crescente antifemminismo) in cui i giudici, laici ed ecclesiastici, si servivano, alternativamente, di testi che similmente, seppur con modi distinti, si occupavano della persecuzione della STREGHERIA o STREGONERIA cioè da un lato gli STATUTI CRIMINALI e dall’altro i più celebri testi della SANTA INQUISIZIONE come il SACRO ARSENALE di Eliseo Masini, le moderne e potenti DISSERTAZIONI SULLA MAGIA di M. Del Rio od ancora dell’antico, temutissimo MAGLIO DELLE STREGHE: ed al proposito non sembra casuale l’incentivarsi nell’iconografia pittorica del ‘500 di immagini truculunte che variamente alludono alla condanna eterna dei vizi umani ma che sfruttano più che l’immaginario il naturale referente degli strumenti di tortura e di morte, secondo l’uso del diritto intermedio, sempre messi in mostra prima di qualche castigo sulle pubbliche vie a titolo di ammonimento contro chi solo pensasse di commettere qualche reato contro lo Stato o la Religione (e in questo senso meritano di essere citati, per quanto di contenuto terrificante, gli affreschi dei SANTUARI nell’imperiese di REZZO e di MONTEGRAZIE).

Durante i tragici processi alle “STREGHE DI TRIORA” ed alla sventurata MALEFICA PEIRINETTA RAIBAUDO, che erano state rinchiuse nelle CARCERI DELL’INQUISIZIONE od avevano insanguinato i patiboli e scardinato molte anime ingenue, la lettura di queste raccolte di leggi ed interpretazioni sul tema della stregoneria era stata una costante di tante udienze e di tanti seminari degli inquirenti.

 

Così fra gli altri espedienti per non esserne “affatturati” cioè tormentati sino anche alla morte con vari malefici corse l’abitudine di portare amuleti protettivi e soprattutto di recitare preghiere atte a scongiurare le forze malefiche come questa, piuttosto rara, di cui si è riuscito a riprodurre un ESEMPLARE.

Scritto da Bartolomeo Durante

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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