Fumetti… ancora

 
Il modello originale del periodico qui sopra riprodotto era l’americano Tim Tyler e Spud, che  in Italia divenne “Cino e Franco”.  Ad un certo punto la striscia passò anche alla Nerbini, che ne mantenne il nome, mentre Mondadori, che li aveva introdotti per prima nel nostro paese, per pubblicare altre avventure di “Cino e Franco” ne cambiò ancora una volta  il nome,  “Tim e Tom”, per l’appunto, come si vede in questa immagine.
Ai due protagonisti durante la guerra capitò in Italia di cambiare ancora … pelle, perché il fascismo aveva imposto, dopo il precedente cambio in vulgata nostrana dei nomi,  con lo scoppio del conflitto mondiale, anche un’italianizzazione dei fumetti sempre più accentuata, con esiti anche grotteschi, visto che quelli che una volta erano stati eroi di oltre oceano, dovevano anche diventare a quel punto miliziani della dittatura.
“Cino e Franco” ripresero comunque come tali –  e come americani che vivevano avventure esotiche – a ricomparire in Italia, una volta terminato l’immane conflitto.
E  il Dick Fulmine, certo già in origine di matita italiana ma come personaggio italo-americano operante negli USA, nel luglio 1942 ormai deve combattere a fianco delle Forze dell’Asse.
Aggiungo, tra parentesi, che proprio gli americani in quel periodo nel campo del fumetto fecero in modo a dir poco impressionante la stessa cosa per la loro propaganda bellica, vale a dire imposero a tanti personaggi dei loro fumetti di combattere… virtualmente per gli Alleati.
Ho potuto toccare con mano, come ben si capirà, giornalini d’epoca, grazie all’amico Bruno Calatroni, collezionista di Vallecrosia.
Il mio vuol essere un modesto omaggio alla storia del fumetto. Chi intende approfondire saprà di sicuro che ci sono in materia esaurienti e valide pubblicazioni.
Anche questo “Corsaro Nero”, che non era facile, tuttavia, piegare a strumentalizzazioni di sorta, di una sua bellezza, secondo me, intrinseca – la penna di Salgari, le illustrazioni di Albertarelli -, é della fine degli anni ’30.
Finisco  con questo “Albo dell’Intrepido” del 23 maggio 1942, non solo perché può essere simbolo di diverse testate che ripresero con spirito diverso da quello del Ventennio dopo la guerra, ma anche perché nella nuova versione era uno dei miei preferiti.

Alcuni fumetti continuarono ad essere pubblicati, altri vennero recuperati dopo le censure del fascismo, nuovi ne emersero, più di sessant’anni fa.

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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