I Templari a Ventimiglia (IM) e zona

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La Chiesa di S. Michele e zona a Ventimiglia

Tra Piemonte, Francia e Liguria occidentale sopravvive il ricordo di un priorato templare a Sospel, di una base a Tenda e poi di un Ospedale del Tempio sulla costa intemelia che, come si evince dai notai duecenteschi, era preposto al ricovero dei viandanti prima che si imbarcassero per la Palestina od i Santuari delle Spagne (non eran rare le occasioni in cui, dietro un compenso pattuito con un atto legale, uno o più monaci templari si impegnassero a scortare gruppetti di viaggiatori se non, addirittura, a condurli – sempre ben protetti – sulla flotta che allestirono nelle spedizioni in Terrasanta).

I Templari, oltre ad essere frati guerrieri, a combattere gli Arabi ed a proteggere seppur dietro compenso i “Pellegrini del Sacro”, gestivano un pò ovunque, sia sui percorsi per le SPAGNE che per la TERRASANTA , dei ricoveri per viandanti , degli OSPEDALI in cui tuttavia oltre che il riposo ed il conforto del cibo ai viandanti, sempre dopo pagamento, mettevano a disposizione le loro conoscenze in campo medico .
Alcuni fra loro avevano rafforzato queste competenze soprattutto con la frequentazione di quei medici arabo-egiziani che avevano tratto la loro formazione dai testi greci = dopo il crollo della Romanità la Medicina nell’Europa Cristiana era degradata a livelli modestissimi ed era stata recuperata soprattutto sulla scia della Scienza Araba da cui i Cavalieri del Tempio appresero molte nozioni specie quelle collegate all’arte dei Rizotomi, poi Aromatarii e quindi Erboristi (come qui aprofonditamente si può leggere) non sempre, però, condivise dall’ecumene della Cristianità per interferenze -certo suggerite dalla superstizione e dal rifiuto del mondo antico- sia con il contesto pagano ed idolatra quanto con l’interferenza di occulte forze demoniache : tutte cose che, ben manipolate, avrebbero contribuito ad alimentare una certa quanto ingiusta “leggenda nera dei Templari”.
Dalla medicina e dalla scienza degli Arabi i Cavalieri del Tempio avevano oltre a ciò ricavate ulteriori nozioni, del tutto incomprensibili nell’Europa Medievale quanto non completamente prive di fondamento ed utilità: contestualmente alcuni di loro si erano accostati alla sempre controversa disciplina dell’ ALCHIMIA sì da poter esser ritenuti – laddove li si volesse colpire ed attaccare per qualsiasi ragione – anche praticanti di magia.

L’OSPEDALE DEL TEMPIO era un fenomeno peculiare, connesso alla presenza in Ventimiglia di Cavalieri Templari, che si facevano pagare per l’assistenza e la protezione dei viandanti. Dagli atti del notaio di Amandolesio si evince che questo organismo teneva proprietà terriere in Ventimiglia, vicino alla chiesa di S.Michele, ma che non confinavano colle mura cittadine, essendo da queste separate per via dei poderi di tal Ingone Burono (doc.569, 25-VI-1263). L’ospedale aveva anche delle proprietà nel luogo ad Villam che potrebbe connettersi col moderno toponimo intemelio “le Ville”, presso la città medievale, se il notaio, scrivendo in territorio Vintimilii (e non prope, cioè “vicino”) non sembrasse piuttosto alludere, come era solito usando tal denominazione, riferirsi ad una località del Contado, appunto il “territorio”: egli usò raramente questo toponimo Villa e soltanto riferendosi ad una contrada grossomodo corrispondente all’attuale sito di Bordighera medievale, dove effettivamente già prima del XV secolo esisteva una Villa poi distrutta per ragioni mai completamente chiarite(costituiva nel contado l’unico insediamento demico di XIV sec. senza specifica nominazione: doc.613, 15-IV-1263 e doc.154 ove si legge “ad collam de Burdigueta ubi dicitur Villa”).
Una “base templare” a Bordighera non sarebbe improbabile calcolando lo sviluppo degli approdi in tal luogo e tenendo conto dei percorsi trasversali che potevano connettere il sito sia coll’ospedale della Ruota che col tragitto nervino: tenendo altresì conto del Priorato templare di Sospello (chiesa di S.Gervasio, dipendente dalla Diocesi intemelia) e sulla loro base commerciale al passo di Tenda (Albintimilium cit., p.266, nota 40: sussiste altresì l’ipotesi di un loro distinto insediamento sul colle di Siestro in Ventimiglia).

Questi frati guerrieri raggiunsero presto grande potenza per il loro ruolo di “guardiani delle vie di mare e terra”; anche se non mancarono casi in cui un esasperato giudizio di potere li indusse a far uso indiscriminato delle armi (così per esempio, poco dopo la metà del XIII secolo, un Templare di nome Raimondo Galliano o Galliana, in un eccesso di violenza forse anche perché provocato ma comunque sempre contro le normative dell’Ordine ferì a morte in Ventimiglia tale Guglielmo da Voltri = cart.56, not.di Amandolesio).

Scrive in proposito Sergio Pallanca su Ventimiglia.biz: “…dalla biblioteca Reale del Belgio un documento datato l’anno 1257, relaziona di un fatto di sangue accaduto in Ventimiglia per mano del Cavaliere Templare Raimondo Galliana, non è chiaro se appartenente alla Domus di Ventimiglia o alla Precettoria di Seborga. Raimondo Galliana, nato in Castelvetro Piacentino, rientrato ferito dalla Terra Santa, divenne Maestro nel 1240 e fu Precettore di S. Margherita in Fiorenzuola d’Arda dal 1241 al 1244. Nel 1251 lasciò Fiorenzuola e venne trasferito a Santo Stefano d’Aveto e da qui a Torriglia da cui dipendevano le Mansioni collocate nell’Alta Valle dello Scrivia, quelle della Val Trebbia e Gattorna, fondata dai Cistercensi. Ecco quindi che il Maestro Galliana, inviato a Seborga nel 1256 per volere del Gran Maestro Tommaso Berard, aveva il compito di salvaguardare il territorio spettante al convento di San Michele, che Genova cercava di assoggettare, e di imporre il rispetto confinario al rappresentante della Repubblica, Guglielmo Boccanegra, Capitano del Popolo in Ventimiglia, descritto quale uomo rude, ignorante e fanatico ghibellino.
Il Galliana si oppone con fermezza ai vari tentativi di usurpazione terriera del Capitano di Genova e, ligio al suo compito resta ben presto inviso ai genovesi della ” Rocca ” [il castello – appartenente al grande complesso delle fortificazioni della Ventimiglia medievale – costruito dai Genovesi a dominare Ventimiglia (dopo la faticosa conquista che fecero della città nel 1221 agli ordini del loro comandante Lottaringo di Martinengo) dall’alto di quello che oggi è chiamato Monte delle Monache].
Provocato da Gugliemo da Voltri, soldato presso la Rocca, nella primavera del 1257, con un fendente di spada il Galliana ferisce alla testa e alla mascella il soldato genovese che poco dopo muore. Interviene il Capitano Boccanegra che a nome della Repubblica ordina l’arresto del Templare, ma il Galliana si oppone alla punizione dichiarandosi esente da ogni giurisdizione civile ( I Templari – nella complessa organizzazione della Chiesa – risultavano però sotto l’ esclusiva e diretta giurisdizione del Papa ) [per approfondire questa sottile e vastissima tematica è però sempre opportuno consultare la basilare Bibliotheca Canonica, Juridica, Moralis, Tehologica …., di L. Ferraris in merito a diverse voci concernenti sia il contesto ecclesiale nella sua globalità (non escluse per esempio le peculiarità giurisdizionali della titolatura di Abate) quanto molte voci connesse anche all’ aspetto aspetto materiale e monumentale oltre che spirituale della Chiesa stessa].
Si ricorre allora al Vescovo della Diocesi di Ventimiglia, Azzo Visconti di Milano, fervido oppositore della politica ghibellina genovese che, con lettera al Capitano e al Senato di Genova, si dichiara offeso nella dignità pastorale: “non essere io né custode né guardiano di un templare o chicchessia”. Il Galliana resta impunito e di tutto ne dà sentenza lo stesso Vescovo il 9 ottobre 1527.
Lo stesso giorno, richiamato in Seborga presso il Capitolo, il Maestro Templare subisce un processo dall’Ordine in cui viene privato degli onori della Maestranza e svestito della Mantella di Cavaliere.
Non dobbiamo dimenticare che se i Templari erano monaci armati erano autorizzati come dettava la loro Regola ad usare le armi solo contro gli Infedeli e contro gli animali feroci ma solo a scopo di difesa (art. 46 e 47) con la sola eccezione del Leone da attaccare incondizionatamente ( art. 48).
Trasferito a Nizza Marittima, dopo una penitenza di tre anni in cui è semplice inserviente per avere agito contro la Regola, è riconsacrato Cavaliere.
Viene quindi inviato nella Precettoria ospitaliera di S. Maria, al Passo delle Finestre, a nord dell’attuale Parco francese del Mercantour. Non si ha notizia se il Galliana fosse ancora là nell’Anno del Signore 1307, anno in cui i Legisti di Filippo il Bello, Re di Francia e Vescovo di Parigi, guidati dalla Curia di Nizza massacrarono tutti i Cavalieri presenti nella Precettoria di Santa Maria delle Finestre..”.

da Cultura Barocca

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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