Il confronto di Mario Diacono con Pasolini verteva sulle possibilità di conciliazione tra poesia e ideologia

Sul numero dell’estate del 1958 della rivista “Dissent. Quarterly of Socialist Opinion”, dove Harold Rosenberg pubblicava “The Twilight of Intellectuals” a commento di “L’opium des intellectuels” di Raymond Aron (1955), una “Letter from Italy” era firmata da Mario Diacono a commento delle elezioni politiche italiane di quell’anno. <10 In apertura si citava la titolazione scelta da L’Espresso pochi giorni prima delle elezioni del 15 maggio 1958, «Il fascismo ritorna in Europa, generali in Francia, vescovi in Italia», mentre nel sottotitolo del contributo, “The Experiment Ends”, si rievocava lo slogan di Fanfani del progresso senza esperimenti. Nel resoconto descriveva che gli italiani avevano mostrato di volere una vita tranquilla e al sicuro, dando carta bianca al partito cattolico per portare avanti una politica conservatrice; si ricordavano i fatti di Ungheria e l’autonomia che il Partito Socialista stava lentamente guadagnando, delineando la possibilità di aprire la strada a quelle riforme della struttura dello Stato che avrebbero sollevato la società italiana dal suo immobilismo. Ma, sottolineava l’autore, i leaders dei partiti socialisti sembrava non riconoscessero «the keenness of the intellectuals who spark the still tiny Radical Party, and who are almost the only ones in Italy capable of applying a political and moral conscience on a national level» <11. Si riferiva a «the spice of the Italian political writers», ovvero «the radical intellectuals» <12 che ruotavano attorno a “Tempo Presente”, la rivista diretta da Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone, legata al “Congresso per la Libertà della Cultura” e tramite questo ad una fitta rete di riviste a livello internazionale. <13 Tra quelle americane, recensite da Elémire Zolla <14, c’erano precisamente “Dissent” e “Partisan Review”, quest’ultima definita come «la più autorevole rivista culturale americana» e segnalata in vendita a Roma presso la Libreria Feltrinelli a Via di Campo Marzio. <15 Insieme a quelle francesi, quali Preuves, Les Lettres Nouvelles, Les Temps Modernes, Mercure de France, Nouvelle Revue Française, commentate da Cesare Vivaldi, rappresentavano, su versanti geograficamente diversi ma culturalmente omogenei, un decisivo strumento di aggiornamento per Diacono, il quale curava su “Tempo Presente” la sezione italiana della rassegna dei periodici continuativamente dal marzo 1958 al gennaio 1960. <16 La sua partecipazione alla redazione, testimoniata anche da un consistente numero di contributi ad altre rubriche, restituisce la cornice di un esteso panorama di temi e argomenti che sul finire degli anni Cinquanta tratteggiano le premesse all’elaborazione della suo percorso critico e saldano momenti rappresentativi della molteplicità della fisionomia dell’autore. Nell’ambito di un dibattito politico, e filosofico, che coinvolgeva nella discussione su “Tempo Presente” autori come Hannah Arendt, T. W. Adorno e W.H. Auden, la riflessione sul ruolo dell’intellettuale condotta da Diacono si era andata dissociando da un panorama ideologicamente connotato per indirizzarsi verso un impegno da intendersi come intervento critico e conoscitivo radicato nella società contemporanea, caratterizzato da una dimensione politica dell’estetica debitrice dell’orientamento culturale, liberale e radicale che animava le discussioni sulla rivista.
Il questione dell’engagement dell’intellettuale, e dell’artista, centrale nel clima del secondo dopoguerra, che sul piano delle arti visive ancora svolgeva la contrapposizione tra fronte sovietico e americano in un’opposizione tra figurazione e astrazione, veniva declinata su “Tempo Presente” attraverso la pubblicazione delle testimonianze dei fuoriusciti dal PCI, raccolte sotto il titolo “Perché ce ne siamo andati”, a testimonianza dell’ampio numero di coloro che avevano lasciato il Partito Comunista. Tra questi anche Diacono, nel contributo stampato sul numero nell’agosto 1958, ricordava le sue posizioni e presentava la sua poesia “L’uscita dalla città” (1957), della quale specificava di averne chiesto la pubblicazione non solo per motivi letterari ma anche per ragioni di tipo culturale e politico. Chiariva che vi si trovavano racchiuse le sue opinioni sulla «‘realtà socialista’ dei nostri giorni» 17 e riguardo, motivando le ragioni della frequentazione di una delle sezioni del Partito, spiegava la sua idea di popolo scrivendo: «il popolo è non soltanto ciò che è, ma anche ciò che gli permettiamo di essere, e il socialismo italiano non gli ha dato ancora quella libertà di coscienza che è necessaria al singolo operaio o contadino per cessare di essere uno strumento politico di altri e di diventare un uomo moderno». <18
A testimonianza dell’orizzonte a cui appartenevano i suoi componimenti giovanili, alcune delle sue prime prove poetiche gli erano valse l’interessamento di Pier Paolo Pasolini, il quale ne aveva promosso la pubblicazione nel 1956 sulla rivista “Galleria”, come documentato da una lettera indirizzata a Leonardo Sciascia del 1 marzo 1956 <19, nonché l’inclusione, come nel caso della poesia “Razionamento”, nella “Piccola antologia” neo-sperimentale curata da Pasolini su Officina nel giugno 1957 <20. Tuttavia, in merito a quel componimento, in una lettera scritta da Aci Trezza nel settembre 1957 Diacono già scriveva a Pasolini: «La mia poesia su ‘Officina’ non mi ha fatto una buona impressione. Era veramente conformista». <21 Le considerazioni erano maturate nel corso di un soggiorno in Sicilia, probabilmente da ricondurre alle ricerche d’archivio finalizzate alla stesura della sceneggiatura del film “Bronte. Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato” <22, poi realizzato nel 1972 per la regia di Florestano Vancini con le musiche di Egisto Macchi <23, che gli era valso a persuaderlo che «la vita proletaria non ha un punto di vista unico, e che bisogna ora affrontarla con altre esigenze spirituali». 24
Il confronto con Pasolini verteva sulle possibilità di conciliazione tra poesia e ideologia e sulle ragioni del linguaggio poetico riassunte in quella occasione da Diacono come necessità di una «poesia della cultura» e di una «ideologia poetica». <25 A distanza di un anno, la questione tornava come banco di prova a seguito dell’articolo “Gli ideologi di Officina”, pubblicato nella sezione “Gazzetta” di “Tempo Presente” nel maggio 1958. Il commento rivolto da Diacono alla rivista, secondo cui «A parte però l’influsso generico di Gramsci, non si può dire che da ‘Officina’ sia uscito un impegno ideologico autonomo, capace di agire a fondo nella situazione letteraria contemporanea» <26, aveva generato un risentimento da parte di Pasolini, documentato da una lettera inviatagli da Diacono il 25 maggio 1958. L’autore rispondeva con subitanei chiarimenti alle sfaccettature del suo intervento, ascrivendo la questione al «deplorevole costume nazionale di esasperare ideologicamente i termini dei problemi letterari, culturali e politici» <27, e rinforzando, al di là delle espressioni caratterizzanti “Officina”, il valore attribuito al lavoro di Pasolini, già restituito nel 1954, recensendo sul mensile “Incontri” l’antologia “Quarta Generazione” pubblicata <28, poi consolidato in “Il Peccato e la Grazia” dedicato alla poesia di Pasolini e di Sandro Penna pubblicato nel numero del settembre-ottobre 1958 di “Tempo Presente”. <29
[NOTE]
10 M. Diacono, Letter from Italy. The Experiment Ends, «Dissent. A Quarterly of Sociali Opinion», vol. 5, n. 3, Summer 1958, pp. 293-295; il contributo è segnalato come tradotto da Larissa B. Warren. Una copia della rivista è conservata presso la Biblioteca della Collezione Maramotti. Cfr H. Rosenberg, The Twilight of Intellectuals, «Dissent. A Quarterly of Sociali Opinion», vol. 5, n. 3, Summer 1958, pp. 221-228. Cfr. R. Aron, L’opium des intellectuels, Calmann-Levy, Paris, 1955; I ed. inglese The Opium of Intellectuals, traduzione di Terence Kilmartin, Doubleday, Garden City, N.Y, 1957; I ed. italiana L’oppio degli intellettuali, traduzione di Paolo Casini, Cappelli, Bologna, 1958.
11 Mario Diacono, Letter from Italy. The Experiment Ends, «Dissent. A Quarterly of Sociali Opinion», vol. 5, n. 3, Summer 1958, p. 294.
12«It is, a matter of fact, this group rather than the Socialist that the large number of intellectuals who left the Communist Party in 1956 and 1957 joined. For the moment they are the spice of the Italian political writers, but they have shown no hold over the masses of the people. If the Christian Democrats had the strength to free itself from the attraction to the right, which does not seem very likely now, an alliance between Radical intellectuals and political Socialists could effect a decisive turn in Italian politics. Otherwise, there may have begun in Europe the end of the democratic experiment.», Mario Diacono, Letter from Italy. The Experiment Ends, «Dissent. A Quarterly of Social Opinion», vol. 5, n. 3, Summer 1958, p. 295.
13 Sulla rivista si veda C. Panizza, Tempo Presente. Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone e l’Italia, in Aspettando il Sessantotto: continuità e fratture nelle culture politiche italiane dal 1956 al 1968, a cura di Francesca Chiarotto, Accademia University Press, Torino 2017, pp. 363-377.
14 Sugli scritti di Elémire Zolla su Tempo Presente, rimando alla tesi di laurea magistrale in Filologia e Letteratura Italiana discussa da Giulia Tomba, Letteratura e conoscenza Gli scritti di Elémire Zolla su «Tempo Presente» (1957–1960), Corso di Laurea magistrale in Filologia e Letteratura italiana, Università degli Studi Ca’ Foscari Venezia, Anno Accademico 2012-2013, relatore Prof. Attilio Bettinzoli.
15 Alla segnalazione di Partisan Review era dedicata ad esempio l’intera quarta di copertina del numero del novembre 1959 di Tempo presente. In quella circostanza se ne segnalava la vendita presso tutte le librerie Feltrinelli, alla libreria Manzoni di Via Manzoni a Milano, alla libreria Pegaso in Via di Campo Marzio a Roma, alla Libreria Universitaria di Pisa a Piazza S. Giorgio, alla libreria Athena a via Benso a Genova. «Tempo presente», IV, 11, novembre 1959.
16 Precedentemente la sezione dedicata all’Italia della rubrica Riviste era affidata a Ferdinando Virdia, poi dall’aprile 1960 sarà a firma di Enzo Forcella.
17 Mario Diacono, [Mi è stato chiesto di premettere qualche accenno di storia personale], Testimonianze. Perché ce ne siamo andati. La fine del mito del ‘partito nuovo’ e l’esodo degli intellettuali dal PCI, «Tempo Presente», III, 8, agosto 1958, pp. 633-634: 634; M. Diacono, L’uscita dalla città, «Tempo Presente», III, 8, agosto 1958, pp. 634-635. Il componimento è ristampato in M. Diacono, L’uscita dalla città. Poesie 1955-1958. Presso l’autore, Tipografia Dissidente, Roma, dopo il 1960, s.d. [200?], pp. 24-29. La poesia è datata in calce a penna 1957 da Diacono nella copia del numero di Tempo Presente proveniente dall’autore conservato presso la Collezione Maramotti. Su quello stesso numero della rivista, accanto alla rassegna delle riviste italiane, Diacono pubblicava anche un articolo dedicato a André Malraux. Cfr. M.D., “Partecipazione” di Malraux, «Tempo Presente», III, 8, agosto 1958, pp. 676-677; ristampato in M. Diacono, Thothality. Sulla letteratura, verso la fine, 1954-2014, Postmedia, Milano 2017, pp. 22-24. Mario Diacono, Rassegna. Riviste Italia, «Tempo Presente»,III, 8, agosto 1958, pp. 685-686.
18 Mario Diacono, [Mi è stato chiesto di premettere qualche accenno di storia personale], Testimonianze. Perché ce ne siamo andati. La fine del mito del ‘partito nuovo’ e l’esodo degli intellettuali dal PCI, «Tempo Presente», III, 8, agosto 1958, p. 634.
19 In una lettera datata 1 marzo 1956, Pasolini suggeriva a Leonardo Sciascia la pubblicazione delle poesie di Diacono sulla rivista da lui diretta: «Caro Sciascia, sono secoli che non ci facciamo vivi: ho notizie indirette di te dagli amici. (…) Ritorno a te mandandoti, come vedi, un pacchetto di versi, che mi sembrano molto interessanti, per “Galleria”: sono di un giovanissimo* [asterisco nel testo], come, credo, è facile dedurre: allievo di Ungaretti ma, lo vedi, non suo epigono. Trascegli dal pacchetto, se ti pare che vada, e rispondimi, dammi notizie di te. Un abbraccio affettuoso dal tuo. Pier Paolo Pasolini.* Si chiama Mario D’Amico, ma firma Mario Diacono», Lettera di P. P. Pasolini a Leonardo Sciascia, Roma 1 marzo 1956, in Pier Paolo Pasolini. Lettere 1955-1975, a cura di Nico Naldini, Einaudi, Torino 1988, vol. II, p. 167. Le poesie pubblicate in Galleria sono L’avventura, Anniversario, La messa a Sant’Anselmo, Via del Babuino, «Galleria», VI, 3, maggio-giugno, 1956; Via del Babuino, La messa a Sant’Anselmo, Anniversario, furono pubblicate anche in Casimiro Bertelli, Il secondo novecento. Panorama di poeti italiani dell’ultima generazione, Amicucci, Padova 1957. Poi ristampate in M. Diacono, L’uscita dalla città. Poesie 1955-1958. Presso l’autore, Tipografia Dissidente, Roma, dopo il 1960, s.d., [200?], pp. 2-11. Dell’interessamento di Pasolini e dei contatti con Diacono ne è testimonianza anche una lettera del 31 marzo 1956 in cui Pasolini scriveva a Mario Boselli, a seguito della partecipazione di Diacono a un dibattito a Roma suggerendogli di contattarlo per la redazione di un saggio: «Caro Bosselli, (…) Ci sarebbe però qui a Roma un giovane, Mario Diacono, di cui ho molta stima, e che un giorno, a un dibattito di ‘Studi Critici’, sul mio libro, ha detto alcune cose più intelligenti ch’io abbia sentito sull’argomento… Potrei dire a lui che scriva quelle idee in un breve saggio: ti andrebbe?». Lettera di Pier Paolo Pasolini a Mario Boselli, Roma, 31 marzo 1956, in Pier Paolo Pasolini. Lettere 1955-1975, p. 182. L’intervento di Pasolini per la pubblicazione dei versi in Galleria e il suggerimento a Boselli per coinvolgere Diacono nella stesura di un saggio è menzionato da Barth David Schwartz nella sua monografia dedicata a Pasolini. Il critico americano riconduce il riferimento ad un contributo da dedicarsi all’antologia della poesia popolare Canzoniere Italiano, edita da Guanda nel 1955, da pubblicarsi sulla rivista Nuova Corrente. «In March 1956 Pasolini explained to Garzanti that he was late sending the poems because of ‘a urgent article for Officina’. He promoted a young poet named Mario D’Amico (who signed himself Mario Diacono) to Sciascia for Galleria, and then suggested that he writes on the Canzoniere for Mario Boselli’s magazine Nuova Corrente in Genoa, where his own piece on Virgilio Giotti was slated to appear», Barth David Schwartz, Pasolini Requiem, Pantheon Book, New York, 1992, p. 294.
20 M.Diacono, Razionamento, in Piccola antologia neo-sperimentale, a cura di Pier Paolo Pasolini, con testi di A. Arbasino, E. Sanguineti, E. Pagliarani, B. Rondi, M. Diacono, M. L. Straniero, M. Ferretti, «Officina», nn.9-10, giugno 1957, pp. 354-355. ristampata in M. Diacono, L’uscita dalla città. Poesie 1955-1958. Presso l’autore, Tipografia Dissidente, Roma, pp. 19-20. Dell’inclusione delle poesie di Diacono in Piccola antologia neo-sperimentale, Pasolini scriveva alla redazione di Officina in una lettera del 5 febbraio 1957. Sull’invio del materiale, la selezione delle poesie e la strutturazione dell’antologia, si vedano due ulteriori lettere inviate da Pasolini il 13 maggio e il 30 maggio 1957. Cfr. Lettere di Pier Paolo Pasolini ai redattori di Officina Bologna, Roma 5 febbraio 1957; Roma 13 maggio 1957; Roma 30 maggio 1957, in Paolo Pasolini. Lettere 1955-1975, a cura di Nico Naldini, Einaudi, Torino 1988, vol. II, pp. 279-281, pp. 310-311, p. 320.
21 Lettera di Mario Diacono a Pier Paolo Pasolini, Aci Trezza, 17 settembre 1957. Archivio Contemporaneo Bonsanti, Gabinetto Vieusseux, Firenze, Fondo Pier Paolo Pasolini IT ACGV PPP.I.403.1.
22 Devo a Mario Diacono la notizia della sua partecipazione sul finire degli anni Cinquanta alle ricerche d’archivio finalizzate alla redazione della sceneggiatura di Bronte. Mi pare verosimile poter ricondurre l’invio della lettera da Aci Trezza a quelle circostanze. Il nome di Diacono non compare nei crediti del film, dove pure si specifica la derivazione della vicenda narrata dagli atti del processo di Bronte del 1860 e dagli atti del processo di Catania del 1863. Tra gli sceneggiatori e autori vengono indicati in sede filmica i nomi di Nicola Badalucco, Fabio Carpi, Leonardo Sciascia e Benedetto Benedetti. Una testimonianza della partecipazione di Diacono si trova in un dattiloscritto conservato presso l’autore titolato A Failed Nation, firmato e datato 8 novembre 2010, in cui Diacono fa esplicito riferimento precisamente ai proclami di Bixio dell’agosto 1860 e i fatti di Bronte: «L’Italia è un esperimento di nazione fallita, a failed nation e, dalla fine degli anni Settanta, un paese in via di sottosviluppo culturale, malgrado il livello di sviluppo economico/tecnologico raggiunto dalle regioni del Nord. Già all’inizio della forzosa unificazione dei suoi diversi mini-Stati, alla metà dell’Ottocento, presentatoci sui banchi di scuola come un processo di “risorgimento”, è stato in realtà un atto di virtuale colonizzazione del Sud da parte della superiore forza militare ed economica del regno piemontese. Il mito garibaldino della “liberazione” è ridicolizzato dai diktat con il cui il Maggior Generale G.N. Bixio reagiva alla rivolta dei contadini di Bronte contro lo status quo feudale: “Il paese di Bronte colpevole di lesa umanità è dichiarato in stato d’assedio. Nel termine di tre ore da cominciare alle 13 e mezzo gli abitanti consegneranno le armi da fuoco e da taglio, pena la fucilazione pei retentori” proclamava il 6 agosto 1860. E il 9 agosto rincarava: “Con noi poche parole: o voi ritornate al pacifico lavori dei vostri campi e vi tenete tranquilli, o in nome della Patria nostra vi distruggiamo come nemici dell’umanità: ci siamo intesi.” Nata su queste basi, l’Italia come Stato aveva pochissime chances di evolversi in un vero progetto nazionale, e l’incessante schizofrenia di coesistenza economica/sociale tra le regioni del Nord e quelle del Sud si è trasformata in una contraddizione permanente del governo politico del Paese. La mentalità con cui N. Bixio voleva governare la Sicilia si è infatti rivelata l’archetipo del modo in cui il Fascismo doveva governare l’Italia tra il 1920 e il 1940».
23 In considerazione del coinvolgimento di Egisto Macchi per la colonna sonora, mi pare sia anche possibile leggerlo, al di là dell’assiduo lavoro di Macchi per la composizione di musiche per il cinema nel corso degli anni Settanta, alla luce del coinvolgimento di Diacono nel progetto in virtù dell’amicizia e delle collaborazioni intrattenute tra i due, così come anche del sostrato di impegno politico che già aveva caratterizzato la formulazione dell’opera di teatro musicale A(lter)A(ction). Sulla composizione delle musiche da parte di Egisto Macchi per il film di Florestano Vancini rimando al contributo di Marco Cosci, Vancini, Macchi and the Voices for the (Hi)story of Bronte, «Archival Notes. Source and Research from the Institute of Music», 2, 2017, pp. 65-81.
24 Lettera di Mario Diacono a Pier Paolo Pasolini, Aci Trezza, 17 settembre 1957. Fondo Pier Paolo Pasolini IT ACGV PPP.I. 403.1.
25 Lettera di Mario Diacono a Pier Paolo Pasolini, Aci Trezza, 17 settembre 1957. Archivio Contemporaneo Bonsanti, Gabinetto Vieusseux, Firenze, Fondo Pier Paolo Pasolini IT ACGV PPP.I.403.1.
26 M.D., Gli Ideologi di Officina, rubrica Gazzetta, «Tempo Presente», III, 5, maggio 1958, pp. 423-424: 424; ristampato in M. Diacono, Thotality. Sulla letteratura, verso la fine, 1954-2014, Postmedia, Milano 2017, pp.14-16.
27 Lettera di Mario Diacono a Pier Paolo Pasolini, 25 maggio 1958, Fondo Pier Paolo Pasolini IT ACGV PPP.I. 403.2. Nella lettera Diacono informava Pasolini che il suo contributo pubblicato su Tempo Presente aveva subito dei tagli redazionali, forse anche a motivare le ragioni del possibile travisamento. Come documentato da commenti manoscritti dall’autore sulle proprie copie della rivista, molti dei suoi articoli su Tempo Presente avevano visto tagli, aggiunte e interpolazioni ricondotte da Diacono nelle sue annotazioni ad interventi di Ignazio Silone.
28 Mario Diacono, [Se esistesse una nuova poesia..], recensione a: P. Chiara, L. Erba, Quarta generazione, Magenta ed., Varese 1954, «Incontri. Mensile politico culturale», II, nn. 11-12, novembre – dicembre 1954, pp. 35-36, ritaglio stampa, la data è annotata a penna blu «nov.-dic. 1954» da Diacono sul ritaglio incollato dall’autore sull’album in cui ha raccolto i primi articoli e recensioni conservato dall’autore a Boston che segnalo come Album, Mario Diacono. Il testo è ripubblicato con il titolo Quarta Generazione, in M. Diacono, Thotality. Sulla letteratura, verso la fine, 1954-2014, Postmedia, Milano 2017, pp. 7-10. Un ritaglio stampa della recensione di Diacono su Incontri è conservata anche nel Fondo Pier Pasolini Serie Materiali a stampa. Sottoserie. Riviste e ritagli su Pasolini, IT ACGV PPP.V.3. 34.
29 M. Diacono, Il peccato e la grazia, «Tempo Presente», III, 9-10, settembre-ottobre 1958, pp. 817-818; ristampato in M. Diacono, Thothality. Sulla letteratura, verso la fine, 1954-2014, Postmedia, Milano, 2017, pp. 11-13. La copia di Tempo Presente, proveniente dall’autore presso la Biblioteca della Collezione Maramotti, presenta delle annotazioni manoscritte in cui Diacono ha segnalato che il testo fosse stato tagliato.
Elena Salza, Mario Diacono: tra avanguardia e nuova iconografia: Italia-Stati Uniti, 1960-1984, Tesi di dottorato, Università Ca’ Foscari – Venezia, 2019

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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