Il gioco del rovescio ha a che fare con la creazione immaginifica

Il racconto Il gioco del rovescio e la raccolta omonima che lo contiene, pubblicata nel 1981, <1 segnano il momento di svolta della poetica di Antonio Tabucchi. Fino a quel momento la sua produzione letteraria si era concentrata sul romanzo storico, mentre la «scoperta […] che una certa cosa che era “così” era invece anche in un altro modo» <2 turba e, allo stesso tempo, porta l’autore alla scoperta di alcune tematiche che ricorreranno in tutta la sua opera successiva. <3
Questo saggio si concentra sul racconto eponimo della raccolta.
Quest’ultimo a una prima lettura appare misterioso, lasciando nella sua conclusione molte domande senza risposta, pur fornendo la chiave di lettura per tutti gli altri racconti della raccolta. <4 A queste domande nel tentativo di interpretare il racconto si appresta a rispondere chi scrive, andando alla scoperta di infiniti mondi, o meglio, infiniti tabucchiani sogni.
Si procederà pertanto in maniera canonica cercando di chiarire la trama del racconto, la composizione dell’intreccio e il ruolo svolto dai personaggi principali per poi proseguire a un tentativo di interpretazione del testo.

  1. LE TRAME DEL RACCONTO
    La trama del racconto è dotata di un intreccio intricato, costituito da flashback, citazioni letterarie e pittoriche, sogni e giochi del rovescio. Esso comincia con specifiche coordinate temporali, spaziali e intertestuali, introducendo un chiaro contesto nel quale il lettore possa ritrovarsi. Tuttavia questa apparente chiarezza si dissolve mano a mano che si procede nella lettura.
    1.1 Trama
    Il racconto si apre con il protagonista, che è allo stesso tempo l’io narrante della vicenda, intento a guardare il dipinto Las Meninas di Velàzquez presso il museo del Prado di Madrid. Il vero avvenimento di apertura è però la morte di Maria do Carmo, che avviene proprio mentre l’io narrante guarda il dipinto.
    Il testo è diviso in 12 capitoli e tramite di essi l’autore stabilisce la scansione temporale e spaziale della storia. Come se fossero pezzi di un puzzle, i capitoli si susseguono con una logica tutta particolare, dando allo stesso lettore il compito di ricostruire da sé l’ordine degli eventi. Oltre alla scansione in capitoli è possibile individuare tre macrosequenze: la prima costituita dai primi sette capitoli del racconto, la seconda dai capitoli otto e nove e la terza e ultima dagli ultimi tre capitoli.
    Nella prima macrosequenza si alternano il presente e il passato della storia, vissuti e narrati in prima persona dall’io narrante, un filologo italiano con la passione per Fernando Pessoa e il Portogallo: <5 la notizia della morte di Maria do Carmo, il viaggio in treno, il dialogo con il compagno di viaggio e l’arrivo a Lisbona si intervallano con il ricordo del tempo trascorso con la donna. Si scopre così in cosa consiste il gioco del rovescio: si tratta infatti di un passatempo infantile, durante il quale i bambini si divertono a capovolgere le parole e a pronunciarle nel minor tempo possibile. Risulta inoltre chiaro che tra Maria e il filologo ci sia un rapporto sentimentale. Col settimo capitolo finisce il viaggio in treno: l’io narrante è finalmente arrivato a Lisbona.
    Nella seconda macrosequenza attraverso un inizio in medias res e un salto temporale all’indietro emergono le origini del rapporto tra Maria e l’io narrante. <6 Francisco, un amico comune impegnato dall’estero contro il regime salazarista, gli chiede una partecipazione attiva nel sostegno italiano alle famiglie degli esuli politici portoghesi attraverso la consegna del denaro messo insieme da «tre partiti democratici italiani» proprio a Maria do Carmo. Il filologo accetta e così incontra per la prima volta Maria, vestita con un abito giallo, a Lisbona.
    La terza macrosequenza è pienamente ambientata nel presente, anche se il ricordo di Maria e il passato continuano a manifestarsi con insistenza: Maria è il train d’union della storia e perciò anche il passato che la vede protagonista non può essere accantonato. Il capitolo decimo si svolge in attesa dell’incontro con Nuno Meneses de Sequeira, marito di Maria, tra il solito albergo nel quale l’io narrante alloggia durante i suoi soggiorni a Lisbona e la città stessa. L’undicesimo capitolo, il più lungo del racconto, presenta l’incontro tra i due uomini e lo svelamento della verità del conte Meneses de Sequeira. Maria è l’argomento di discussione tra i due e forse l’unico possibile tra personalità così diverse per storia personale e ceto sociale. Maria, dice il marito, è morta a causa di una «brutta malattia» e i funerali si terranno «in forma strettamente privata», <7 per questo Nuno Meneses de Sequeira chiede al filologo di non parteciparvi. Egli ottiene da questo incontro solo una busta con un ultimo messaggio della donna: una sola parola: “SEVER”.
    L’io narrante “rovescia” automaticamente la parola ottenendo REVES.
    A questo punto il presente e il passato lasciano spazio a un’altra dimensione cara a Tabucchi: il sogno. L’io narrante nell’ultimo capitolo del racconto sogna Las Meninas di Velàsquez, trasfigurandola e vedendo nella figura di fondo Maria do Carmo vestita di giallo, come al loro primo incontro. «E in quel momento mi trovai in un altro sogno» <8, conclude Tabucchi.
    […] 2.1 Immaginazione e rovescio come momenti di Creazione
    Alla luce di questi argomenti, bisogna prendere in considerazione alcuni elementi fondamentali del racconto tutti tra loro strettamente legati.
    Non importa scoprire un’autentica realtà su Maria do Carmo, perché essa non esiste. Con il gioco del rovescio si possono vivere mille e molteplici vite: non c’è un’unica verità e perciò non esiste menzogna <33 nel mondo di Maria do Carmo. Piuttosto, ogni persona che entra in contatto con lei, compreso l’io narrante, non può ignorare il rovescio: questi infatti si trova spesso a notare il rovescio delle cose anche in semplici momenti di vita quotidiana. <34 Persino la “verità” rivelata da Nuno Meneses de Sequeira, in fondo, non sconvolge l’io narrante e non raggiunge lo scopo di allontanarlo da Maria do Carmo. In questo modo egli comprende e raggiunge la frontiera che la donna aveva superato tra realtà, immaginazione e sogno.
    Infatti il gioco del rovescio non potrebbe esistere senza l’immaginazione. Nella forma verbale immaginare, il termine compare quattro volte nel racconto in momenti significativi.
    […] È interessante segnalare che il verbo venga sempre coniugato in prima persona e pronunciato dai tre personaggi principali: se per Maria si tratta di un’espressione ipotetica, un’immaginazione irrealizzabile, che tiene conto dell’incapacità del suo interlocutore di capire a fondo il gioco del rovescio; per i due uomini l’immaginazione ha sempre Maria come oggetto di riferimento, la sua infanzia e ciò che di essa lei stessa racconta. Perciò solo attraverso l’immaginazione sia il filologo che il conte possono accedere al gioco del rovescio di Maria. L’immaginazione rappresenta la fase precedente alla vera realizzazione della potenzialità e dell’esecuzione del gioco del rovescio, è una chiave d’accesso, una condizione essenziale per comprendere il gioco che Maria gioca. Il gioco del rovescio ha a che fare con la creazione immaginifica, con la capacità che bambini, artisti e divinità hanno di creare infiniti mondi e realtà. Altrove Tabucchi dichiara che la letteratura è un gioco terribilmente serio, proprio come quello dei bambini: si scrive per gioco, ma non per scherzo <38: in questo senso la Creazione non è e non può essere uno scherzo.
    […] Con questa raccolta Tabucchi si inserisce a pieno titolo tra le fila dei postmodernisti, trovando però in Pessoa la propria chiave interpretativa distintiva rispetto al resto del mondo letterario. Naturalmente il “gioco” dell’intertestualità per l’autore non si limita a coinvolgere in maniera esclusiva la produzione pessoana, bensì è arricchita di riferimenti da tutta la cultura letteraria umana: gli alti livelli di sofisticatezza intertestuale delle sue opere spingono il lettore a intraprendere una sfida con sé stesso e con l’autore alla ricerca dei diversi richiami letterari e artistici. È un richiamo all’approfondimento personale quello di Tabucchi <41: senza la comprensione del suo mondo intertestuale è impossibile capirne l’intera produzione letteraria.
    Tornando a Pessoa, ne Il gioco del rovescio la sua influenza è il filo conduttore del racconto, attraverso il quale si trova un altro tassello del puzzle che stiamo cercando di ricostruire. Dal punto di vista narrativo egli è il motivo “ufficiale” per il quale Maria do Carmo e l’io narrante si incontrano (la consegna di una traduzione dell’autore portoghese dall’Italia), nonché il legame letterario tra i due. La prima “apparizione” effettiva di Pessoa ne Il gioco del rovescio avviene però nel secondo capitolo e nell’ambito del ricordo. Le serate tra i due si svolgevano nel cosiddetto ‘itinerario fernandino’, seguendo i percorsi preferiti da due degli eteronomi del poeta, Bernardo Soares e Álvaro de Campos. Durante questi itinerari fernandini si fa riferimento per ben due volte ai componimenti di Álvaro de Campos: entrambi compaiono in momenti di solitudine tra i due protagonisti, entrambi vengono recitati da Maria […] Da appassionato traduttore e studioso di Pessoa, Tabucchi cerca di trasmettere e diffondere, anche tramite i suoi racconti, la passione per il poeta portoghese. Proprio comprendendo questo procedimento, si apprezza l’intertestualità che attraversa l’intera poetica tabucchiana da questa fase in poi. Infatti, se in Piazza d’Italia e Il piccolo naviglio la composizione dei romanzi si concentra sull’impostazione storica, con la raccolta Il gioco del rovescio l’intertestualità ottiene una centralità inedita nell’autore. Il lettore-allievo deve essere pronto a cogliere i continui rimandi che lo scrittore-professore gli suggerisce, approfondendo ogni indicazione che egli gli offre. Questa «raffinata ricerca intertestuale» <44 arricchisce i testi di Tabucchi, anche se, secondo Mannocchi, rischia più volte di far cadere l’autore toscano nel manierismo, <45 salvandosi però proprio attraverso l’eteronimia di Pessoa, uscendo cioè dai limiti del proprio ego per abbracciare le poetiche altrui e rielaborarle. <46
    L’eteronimia è un altro punto fondamentale in queste riflessioni sul gioco del rovescio portato avanti da Tabucchi. Essa – dice Tabucchi stesso nella raccolta di scritti su Pessoa Un baule pieno di gente – è un modo per impostare in maniera inquietante una serie di problemi come il rapporto con la Coscienza, l’Io e la Solitudine, che nei primi trent’anni del Novecento, periodo di piena attività dell’ortonimo Pessoa, si collocano al centro della riflessione filosofica, letteraria e artistica del mondo occidentale. <47 Non si tratta quindi solamente della creazione di «tante vite», <48 bensì di un’intera «galassia eteronimica» <49
    […] 3.1 Las Meninas. Una produzione letteraria in un quadro Tuttavia l’interpretazione del racconto sembra vana senza considerare l’elemento che ne segna l’inizio e la fine: il quadro Las Meninas di Velázquez.
    L’arte pittorica è spesso per Tabucchi il punto di partenza per la narrazione, trovando in essa l’ispirazione che dà il via all’immaginazione. <53
    Las Meninas, pur rappresentando la cornice della narrazione, non segue appieno il procedimento dell’ekphrasis: <54 Tabucchi infatti non la descrive affatto.
    Nel primo capitolo essa compare solo in chiave contemplativa (l’io narrante è intento a guardare l’opera), mentre nell’ultimo essa ricompare trasfigurata nella dimensione onirica con Maria al posto della figura di fondo.
    Indicata da più studiosi come l’opera che ha dato il via alla rivoluzione copernicana della pittura, <55 per la prima volta in essa viene rappresentato il rovescio <56 del quadro, mostrando ciò che avviene dall’altra parte: il pittore capovolge il punto di vista, raffigurando l’atto creativo e scambiando i ruoli tra oggetto e soggetto dell’opera in un vero e proprio rovescio.
    […] Il gioco del rovescio inteso quindi come una riflessione sulla vita e sulla morte, ma non solo. Non si può ignorare infatti il ruolo di questo racconto all’interno della raccolta Il gioco del rovescio: senza di esso sarebbe impossibile comprendere l’intero libro. Il gioco del rovescio racconto è da intendersi come una dichiarazione poetica e programmatica di tutta la produzione letteraria successiva dell’autore.
    […] Solo ora si può spiegare la chiusura del racconto «e in quel momento mi ritrovai in un altro sogno». Maria do Carmo è riuscita in vita a mostrare all’io narrante un nuovo modo di affrontare l’esistenza, gli ha rivelato che è possibile un altro punto di vista rispetto al reale, ha levato il velo che copriva nuovi e differenti modi di essere. Ha fatto insomma vincere il dubbio sul dogma. In questo approccio si può individuare la metafora della creazione artistico-letteraria: con il gioco del rovescio la letteratura trova nuova linfa vitale, un nuovo slancio. Perciò la chiusura del racconto con l’incamminarsi verso un nuovo sogno non può essere casuale. L’altro sogno è la produzione letteraria successiva, la scoperta che ha motivato le ricerche future. È come se, con quest’ultima frase, Tabucchi introducesse tutti gli altri racconti della raccolta e tutte le sue opere a venire. Maria do Carmo non è solo un personaggio, è la personificazione della scoperta chiave di tutta la produzione tabucchiana. È la metafora del dubbio, della meraviglia e della paura. Tutti gli altri elementi che emergeranno in futuro prenderanno le mosse da questo momento in particolare, da quell’estate del 1978, durante la quale nacque Maria do Carmo e insegnò ad Antonio Tabucchi, scrittore e personaggio egli stesso, a vivere la propria arte non solo come esperienza intellettuale, ma come vera vita vissuta, o meglio, come vere vite vissute.
    [note]
    1 Per le analisi di questo contributo è stata utilizzata l’edizione dell’Universale Economica Feltrinelli, pubblicata per la prima volta nel 1991, nella sua quindicesima edizione del 2010. Il testo verrà citato come TABUCCHI 1991.
    2 TABUCCHI 1991, p. 5.
    3 SCHWARZ LAUSTEN 2005, p. 73.
    4 ABBRUGIATI 2011, p. 31.
    5 Come l’autore stesso conferma nella prefazione della raccolta (TABUCCHI 1991, p. 5) questo racconta manifesta un certo «riflesso di autobiografia».
    6 TABUCCHI 1991, p. 18.
    7 TABUCCHI 1991, p. 20.
    8 TABUCCHI 1991, p. 24.
    33 Dal punto di vista linguistico, tra l’altro, il termine menzogna non compare affatto nel racconto, nemmeno nei suoi più stretti sinonimi. L’unico termine in questa direzione semantica che compare è finzione (TABUCCHI 1991, p. 21: «[…] lei ha conosciuto solo una finzione di Maria do Carmo»), che Tabucchi usa anche in un altro libro dedicato a Pessoa per spiegare l’essenza del gioco dell’eteronimia del poeta portoghese (TABUCCHI 2000, pp. 8-9).
    34 Per ben due volte si trova a vedere sé stesso come dall’esterno con una “sensazione strana” (TABUCCHI 1991, pp. 14 e 22), come se esistessero due filologi italiani con la passione per Pessoa e il Portogallo. Guardarsi dall’esterno non con lo scopo di comprendere meglio sé stessi, ma semplicemente per farlo. Non vi sono grandi e profonde riflessioni in questi momenti, sono solo l’immaginazione e il gioco del rovescio a prendere il sopravvento.
    38 ALLONI 2008, pp. 48-49.
    41 Questo richiamo all’approfondimento personale fino ad arrivare a una “collaborazione” tra autore e lettore viene sottolineata da Sylvia Setzkorn (1997, p. 241) in rapporto alla presenza del dipinto Las Meninas: il lettore ha un ruolo di partecipazione attiva al testo, in particolare nell’individuazione degli elementi intertestuali.
    44 «C’è soprattutto in questi racconti una raffinata ricerca intertestuale, come se d’ora in poi la narrativa di Tabucchi avesse bisogno di nutrirsi di altra letteratura per riflettere sul senso della propria scrittura e dare corpo alle sue ambiguità» (MANNOCCHI 1999, p. 392).
    45 «È chiaro che questo continuo rifrangersi di specchi del raccontare di Tabucchi gioca sul filo del compiacimento stilistico: rischia di smarrirsi in una lingua che, correndo dietro ai meandri minimali della memoria, può denunciare una debolezza di maniera» (ibid.).
    46 Ibid.
    47 TABUCCHI 2000, pp. 37-38.
    48 TABUCCHI 2000, p. 42.
    49 TABUCCHI 2000, p. 37.
    53 L’influenza della pittura sull’opera letteraria di Tabucchi viene approfondita dai seguenti studiosi: RIMINI 2011; MESCHINI 2005 e 2007; FERRARO 1998; PALMIERI 1997.
    54 RIMINI 2011, pp. 107, 109-111.
    55 Tra i tanti studiosi che definiscono Las Meninas una rivoluzione copernicana vi è anche Lorenzo Greco, che nella sua lucida riflessione sul racconto afferma: «[…] la vera importanza di questo quadro sta in una sorta di rivoluzione copernicana che il suo progetto architettonico e rappresentativo ha segnato nella storia dell’arte – starei per dire – non solo figurativa» (GRECO 1999, p. 225).
    56 FOUCAULT 1967, p. 17: questo termine viene usato frequentemente da Foucault nell’analisi dell’opera pittorica.
    Elisa Manca, Il gioco del rovescio di Antonio Tabucchi: tra intertestualità, arte e sogni in Le lingue, i testi e le culture, a cura di Dino Manca, FILOLOGIA DELLA LETTERATURA DEGLI ITALIANI, EDIZIONI CRITICHE/6 STRUMENTI/9, EDES – Editrice Democratica Sarda, 2019

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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