Il Maglio delle Streghe

   Il 1484 sancisce la nascita di quella particolare pubblicistica da cui si prese ad usare consuetamente il termine di caccia alle streghe.
In tale data venne promulgata dal papa Innocenzo VIII (preoccupato per eventi stregoneschi, processi e roghi in Germania) la Bolla intitolata Summis desiderantes: in cui si denunziò che parecchie donne andavano macchiandosi di gravi colpe contro natura e fede, di coiti demoniaci, di danni magicamente procurati a persone, cose, animali, frutti e proprietà terriere.
Poco dopo lo stesso pontefice affidò a due inquisitori tedeschi, i domenicani Jakob Sprenger ed Heinrich Kramer (detto Institor), la redazione di un trattato contro la stregoneria, ormai sottratta ad ogni dubbio d’esistenza, il Malleus Maleficarum o “Maglio delle Streghe” redatto tra 1486 e 1487 (ma destinato fino al XVII secolo a ristampe e ampliamenti), che stabilì, con rigore, stretto legame fra stregoneria e sesso femminile; sì che soprattutto le maleficae presero ad esser perseguitate. Il “Maglio delle Streghe“, da cui derivò una trattatistica più mirata alla codificazione ed alla raccolta di esempi che alla loro problematizzazione (trattatistica sublimata nel lavoro tardo cinquecentesco di MARTINO DELRIO o Dissertazioni sulla magia), sanciva che “il demonio concorre sempre, direttamente o meno, al maleficium ; che il coito con demoni succubi od incubi è possibile, e che il Maligno, pur non avendo un corpo fisico, può renderlo fecondo con uno stratagemma (i nati da esso non saranno però “figli del diavolo“; non secondo la carne, quanto meno); che le streghe hanno parecchi poteri, specie nella sfera dell’eros.
E’ notevole che, toccando temi come pratiche contraccettive od abortive e attività illecite di streghe quali medichesse e ostetriche, lo Sprenger ed il Kramer ci pongano in contatto con il mondo della medicina popolare vivo allora soprattutto (ma non esclusivamente) tra i ceti subalterni. I due domenicani facevano propria la linea misogina e sessuofoba di Nyder, Visconti, Vignati.
Di rimpetto al trionfo di quest’opera poterono poco le obiezioni e gli inviti alla prudenza del Tractatus de lamiis et pythonicis mulieribus edita non prima del 1489 da Ulrich Muller, il Molitor, per cui nella maggioranza le Streghe erano delle sciagurate illuse o delle poveracce – di frequente già prostitute e poi magari ruffiane, ormai costrette dall’età a tirare avanti fra mille espedienti, dal piccolo commercio semilecito, all’accattonaggio, alla medicina empirica, all’ostetricia, alla chirurgia abortiva e plastica (con la reintegrazione dell’imene) alla cosmesi, alla chiromanzia – spesso in combutta con altri figli della miseria come mercanti di meraviglie, sicari, borseggiatori, falsari, mendicanti di professione, falsi ciechi o storpi, ghiottoni ed ubriaconi, saltimbanchi, vagabondi travestiti da pellegrini, frati questuanti o stranieri, se non anche trafficanti di reliquie, parassiti, meretrici e mezzani.

da Cultura-Barocca

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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