L’evento occupa una parte consistente della narrazione e segna l’irrompere del passato della guerra civile nel presente

Il velo d’oblio che, come una spessa coltre, si posò sulla Madrid conquistata del primo dopoguerra non impedì la lotta clandestina al regime, in molti casi condotta anche nei centri urbani. Se nei due racconti precedenti [n.d.r. di Juan Eduardo Zúñiga] la tematica della memoria dissidente è secondaria rispetto agli intrecci, essa è centrale in “Sueños después de la derrota” <124, come suggerisce il titolo avente come prospettiva privilegiata dalla quale osservare i fatti quella dei derrotados. Il cronotopo dell’insidiosa capitale spagnola è lo sfondo in cui l’istanza narrativa in terza persona colloca le vicissitudini drammatiche di due uomini che conducono un’esistenza al limite, tra miseria, frustrazioni e ripetute umiliazioni. Il cambiamento, però, sembra presentarsi quando un misterioso uomo giunto dalla Francia li contatta al fine di organizzare una cellula della resistenza antifranchista a Madrid.
In linea con la pratica di ricostruzione mnemonica che caratterizza il secondo volume della trilogia, il passato e il presente si confondono e al trauma di guerra e della derrota [n.d.r.: sconfitta] si sommano le amarezze di un’esistenza in cui riaffiorano prepotentemente le sofferenze passate. I personaggi intrattengono una relazione costante tra loro e si muovono all’interno di precisi spazi e gruppi sociali in cui rinnovano e attualizzano le loro memorie individuali. Inoltre, il tema della resistenza è introdotto gradualmente e rappresenta un ulteriore livello di recupero del ricordo in cui, come avremo modo di dimostrare, la polifonia e la dialogicità raggiungono il loro apice.
Parallelamente alla polarizzazione della società spagnola postbellica, nel racconto ritroviamo la dicotomia di vencedores e vencidos, i cui effetti sono osservabili anche nel cronotopo e negli esistenti. Osserviamo, a tal proposito, che i due gruppi sociali afferiscono a degli spazi la cui funzione è connotarli socialmente. Se, in linea generale, Madrid è rappresentata come una città insidiosa in cui dominano il silenzio e l’oblio, all’interno del suo perimetro è necessario distinguere tra gli spazi destinati ai vincitori, i quali solo soliti trascorrere il loro tempo in ambienti lussuosi consoni al loro status sociale, e i luoghi destinati ai vinti, al contrario, le zone più misere come la periferia e i sobborghi lontani dal centro. Questi spazi, nonostante siano antitetici, sono compresi all’interno del medesimo tessuto urbano e i vinti vedono confermata la loro condizione di elementi allogeni nella Spagna franchista, a causa della quale provano un notevole disagio e rancore nei confronti della propria patria.
Tali riflessioni inerenti ai luoghi ci consentono di tracciare con precisione il profilo dei protagonisti e la loro collocazione spaziale. Le vicende riguardanti le esistenze di Carlos, un ex tenente repubblicano diventato lustrascarpe, e il suo anziano collega, un lotero (un venditore di biglietti della lotteria), hanno come ambientazione principale l’elegante caffè madrileno in cui i due lavorano, uno spazio dissonante rispetto al loro umile status sociale e percepito da entrambi come tale. Il venditore «está siempre solícito para hacerse perdonar su presencia tan irrisoria, tan ridícula» <125, mentre Carlos è tristemente cosciente del fatto che sia «alguien que no tiene existencia, al que no se mira y no se reconoce» <126.
Similmente, i luoghi familiari cui i due afferiscono sono caratterizzati dalla miseria: il narratore descrive Carlos e il collega in cammino tra la centrale sede di lavoro e i loro umili rifugi situati nella periferia, ai quali giungono solo dopo aver attraversato luoghi desolati e in cui permangono ancora i resti del conflitto. Valga la descrizione dell’alloggio di Carlos, un luogo che si caratterizza per la mancanza, per la privazione, e si presti attenzione all’attributo vacío e al lessico utilizzato dal narratore per sottolineare l’inadeguatezza dell’uomo nel proprio paese natio: “Ha de viajar en «metro» y luego pasar por muchas calles, alejarse de sitios habitados para llegar a lo que él llama su casa: habitación vacía, con una yacija y botellas vacías y una maleta igualmente vacía porque él pertenece al vacío en el que duermen muchos en habitaciones realquiladas, rendidos de agotamiento, de fracaso, entre ronquidos o palabras murmuradas y con fuerte olor a cuerpo“. <127 (corsivo nostro)
La casa in cui vive il lotero non è più confortevole, sebbene egli non viva in solitudine ma con la moglie. La miseria diffusa all’epoca è rivelata e mediata proprio dagli spazi: nel descrivere il ritorno a casa dell’anziano, il narratore si serve della figura retorica dell’anadiplosi per rimarcare la divisione interna alla società e porre l’accento sulla condizione di disagio condivisa dai vencidos, la cui memoria ferita fu sottoposta a reiterati abusi e censure, fisiche e intellettuali.
Il ristretto gruppo sociale formato dai due colleghi è la replica di ogni singola memoria individuale dissidente, condannata al silenzio e alla repressione. I pensieri del venditore su Carlos rivelano, così, grande empatia perché le loro esistenze sono molto simili e scorrono parallele e i due devono affrontare le medesime difficoltà: “tras su desvaída figura, sus actitudes de hombre sometido, él veía una existencia que repetía, en aquellos tiempos, la de miles y miles de hombres. Miles de hombres vuelven del trabajo embrutecidos, fatigados, como vuelve el lotero hacia su casa, ya muy tarde, cuando la pesada capa de oscuridad y silencio cae sobre las calles del barrio extremo y todo parece adormilado”. <128
La tematica sociale, dunque, è centrale, così come la prospettiva della microstoria dalla quale essa è analizzata. L’opposizione tra i gruppi e le memorie collettive è una costante della diegesi e stimola la ricostruzione del passato, un processo conflittuale la cui complessità si fa maggiore nel momento in cui nell’intreccio irrompe la tematica della resistenza antifranchista. Nella ricostruzione del passato è possibile individuare, a proposito, una fase individuale e una collettiva: la prima corrisponde ai ricordi di Carlos e del venditore, recuperati e riattualizzati in solitudine; la seconda, al contrario, coinvolge il gruppo ristretto composto dai due lavoratori cui si aggiunge, in un secondo momento, il collegamento francese, l’enlace, che si mette in contatto con loro per riorganizzare la resistenza: evidentemente, è questo il gruppo dissidente. Notevole è, allora, l’effetto polifonico e dialogico che si protrae lungo l’intera narrazione, un vero e proprio alternarsi di pensieri e di voci sospese tra il presente della dittatura e il passato della guerra al fine di comunicare e trasmettere la memoria di ciò che fu per opporla all’oblio e lottare affinché la terra possa essere un paradiso, metafora che ritorna e si converte nella nuova speranza per i vinti.
Il narratore si serve della focalizzazione interna variabile per riportare, alternandoli, i modi di Carlos e del venditore, ma anche delle numerose parole d’altri che affiorano nei loro ricordi (la moglie dell’anziano o la giovane Goyita, loro vicina di casa, ad esempio, la cui storia è «compartida por miles de hijas» <129). Le immagini del passato irrompono nelle menti dei due protagonisti e la voce narrante si avvale della frequente alternanza degli assi temporali, ricorrendo anche a diverse analessi descrittive che completano il racconto primo e in cui i numerosi indicatori temporali (entonces, mientras, durante, ahora, siempre, etc.) delimitano le due dimensioni in cui si svolgono i fatti e collocano i personaggi nel tempo di riferimento corrispondente.
Nella gestione del ricordo, è da evidenziare il ruolo che assumono i mediatori e le metafore a cui i personaggi s’affidano per ricostruire il loro vissuto, sia esso individuale o collettivo. Ancora una volta, dal titolo del racconto è possibile inferire alcuni dati importanti per l’analisi: come il riferimento diretto alla metafora spaziale del “dormire-svegliarsi” nell’immagine dei sogni. La peculiarità dei sogni a cui si allude è che questi abbiano luogo posteriormente alla derrota repubblicana ed è lecito domandarci, dunque, di che natura essi siano, cioè se rimandino a una condizione di pace o, al contrario, di turbamento.
La questione, così com’è sviluppata nel racconto, presenta molteplici livelli di difficoltà e gli studi freudiani sul sogno, ai quali è doveroso rifarci seppur sommariamente, s’intrecciano con la vicenda narrata, inerente a un trauma che è riconducibile alla sfera sociale ma anche a quella intima. Ricordiamo brevemente che il sogno è la fase della vita psichica dell’individuo in cui è possibile recuperare i ricordi inaccessibili durante lo stato di veglia <130.
Nel caso di Carlos, osserviamo come le azioni del ricordare e del dimenticare siano rispettivamente connesse al sonno e alla veglia e dipendano sia dall’intervento diretto dell’individuo nel processo di ricostruzione dei ricordi, sia dai meccanismi involontari della psiche. Abbiamo, infatti, tre fasi specifiche nella giornata di Carlos a cui corrispondono altrettanti meccanismi mnemonici. In primo luogo, durante le ore diurne il lustrascarpe non vuole ricordare i fatti della guerra civile, un’epoca di gloria e felicità che gli consentì di riscattarsi da un’esistenza umile e anonima ma che fu segnata poi dalla sconfitta. Successivamente, nella fase che immediatamente precede il sonno <131, dunque, in conclusione di giornata, Carlos desidera riportare alla mente tutte le immagini felici collegate al conflitto: in questo modo, oppone intenzionalmente un passato ricco di soddisfazioni personali al drammatico presente in cui vive. Per raggiungere questo obiettivo, ogni sera deve affidarsi all’alcool, droga dell’oblio <132 grazie alla quale può ritenere solo tutto ciò che di positivo vi è stato in passato. Infine, durante la fase del sonno propriamente detta, egli è vittima del susseguirsi, nella sua mente, d’immagini incomprensibili, orribili e sconnesse: dal suo inconscio, tenacemente represso durante il giorno, affiorano nella notte numerosi frammenti del passato collegati al conflitto e anche un’ulteriore esperienza dolorosa che ne ha segnato la vita. Si tratta di un fatto su cui l’uomo tace, ovvero quello che egli crede sia stato l’abbandono da parte di sua moglie quando lui si trovava al fronte; la ragazza, in realtà, era morta a causa delle ferite riportate a seguito di un bombardamento <133. A questo riguardo, si osservi come, benché trascorsi alcuni anni, l’uomo soffra ancora per una causa che non si è verificata: quando la madre aveva tentato di raccontargli la verità, egli si era rifiutato di ascoltarla.
Nella loro totalità, le rappresentazioni oniriche sono dei sogni incoerenti <134, delle immagini inquietanti che angosciano Carlos e alle quali non riesce a dare una spiegazione. Nella pratica, esse attualizzano la miseria quotidiana che egli vorrebbe dimenticare, tanto che «al despertar procura olvidar que toda aquella vorágine ni más ni menos es su existencia, lo quiera o no, desalentadora» <135. Laddove il sogno è tradizionalmente oblio, in Carlos è ricordo involontario, mentre la veglia è oblio volontario. Nel seguente frammento è descritto il travaglio interiore dell’uomo, combattuto tra i ricordi del passato e il presente da reietto: “Como, llegada la mañana, él no quiere reconocer que su cabeza pudo, antes de dormirse, recordar tantos hechos gloriosos de compañeros, a la sola cita de la botella de tinto que da su inmenso vigor a la evocación de aquellos años, lo único hermoso en su vida llena de hambre, palizas y desprecio porque no era nadie y en esos tres años sí fue un hombre aunque el maldito final de la guerra rompió todo y le hizo una basura y por esta razón durante el día, cuando está en el café elegante, atento a si alguien le llama, no quiere recordar, no se recrea en las visiones placenteras que le acompañan por los descampados, sino que sólo rumia el terrible castigo que le vino después y lo repasa en su mente avivando el odio a los que van allí a tomar combinaciones y hablan de negocios y triunfos mientras extienden el pie para que él les lustre los zapatos”. <136
I sogni incoerenti si scontrano con le immagini che precedono la fase del sonno che, si è detto, sono riconducibili a un doppio trauma di natura storica ma anche personale. Se Carlos soffre sulla propria pelle, nella quotidianità, le conseguenze della sconfitta, dall’altra egli convive con un fardello, con un trauma che lo consuma, con una vergogna: il presunto abbandono della moglie ha minato la sua virilità ma anche i suoi sentimenti e «la cicatriz de aquella vergüenza está allí, cruzando el pecho» <137. L’incomunicabilità di tale avvenimento causa in lui una profonda sofferenza che, a sua volta, alimenta sentimenti d’odio e rancore verso la società. Si noti che, durante l’incontro col collegamento francese, l’anziano venditore suo amico pensa che «si el limpiabotas maldice el pasado era, simplemente, porque al meterle en la cárcel de Carmona, consigo llevaba lo peor que un hombre como él podía llevar sobre los hombros: su mujer le había abandonado mientras él estaba en el frente y de eso a nadie hablaba» <138: il racconto dell’episodio della morte della giovane è raccontato proprio dal lotero, il quale conosce la vita del collega.
Riportato in analessi, l’evento occupa una parte consistente della narrazione e segna l’irrompere del passato della guerra civile nel presente. Il venditore dialoga col francese e anche la moglie ha già ascoltato la storia: tutti sembrano sapere quanto è accaduto ma decidono di tacere e di non rivelare a Carlos che sono al corrente del suo dolore, precludendogli, in questo modo, la possibilità di poter elaborare il trauma che, pertanto, rimane bloccato. In termini psicanalitici, diremmo che egli richiede un lavoro di memoria per curare il suo inconscio. La prospettiva del venditore s’incrocia con quella di Carlos, della madre e della moglie e vengono rivelati degli eventi che, con qualche variazione, potrebbero esser stati vissuti da tanti altri giovani in quegli anni tormentati <139: l’arruolamento repentino nelle fila repubblicane, il lento ma graduale avvicinarsi del fronte di guerra al centro di Madrid e, infine, la delusione amorosa.
Solo un aiuto esterno, come avviene durante la terapia analitica, può innescare in Carlos il processo di cura e di successiva guarigione dal trauma. La possibilità di riscatto gli viene offerta inconsapevolmente dall’enlace: «al cabo de tantos años que se acuerden de él y sepan donde está» lo stupisce <140. La possibilità di partecipazione alla lotta clandestina riaccende in lui la speranza di poter migliorare la propria condizione sociale e, nonostante non comprenda i discorsi politici e ideologici dell’uomo, si convince che appellandosi alla gloria del tempo passato e riattualizzando i ricordi di coloro che combatterono al suo fianco, «todo tiene arreglo, no hay nada peor que renunciar» <141.
La misteriosa scatola di fiammiferi che l’anziano venditore gli consegna (all’interno della quale sono stati scritti l’ora e il luogo dell’appuntamento col francese) è il contenitore della memoria dissidente che, passando di mano in mano, Carlos è chiamato ad accogliere decifrandone il contenuto perché, come afferma il collegamento, «solamente pueden mejorar los que tienen conciencia de su suerte y por haber sufrido se alzan en una aspiración a la felicidad que es el primer paso para que la tierra sea un paraíso» <142. Il compito del militante è stimolare le persone a ricordare ciò che è stato, a non abbandonare i propri ideali e a continuare a combattere affinché si possa giungere a un cambiamento politico. Secondo tale prospettiva, i ricordi della lotta per la democrazia, dunque, non sono stati cancellati e hanno bisogno di un lavoro di memoria che li faccia riaffiorare e li renda nuovamente operativi.
Significativo è, a tale proposito, il frammento in cui l’istanza narrativa immortala Carlos e l’enlace mentre passeggiano nel centro storico di Madrid, attraversando la Calle Mayor, la Calle de Bailén e passando davanti al Palacio Real: i due dissidenti si muovono nel cuore del nuovo stato e tramano all’ombra dei controllori della patria <143.
L’adesione alla causa antifranchista funge per la memoria ferita di Carlos al pari di una terapia analitica che ha come risultato il raggiungimento dell’oblio pacificato e il superamento del trauma: il militante gli offre una nuova speranza in cui credere e stimola in lui il lavoro di memoria utile a dare coerenza alle immagini che, fino ad allora, erano confuse nella sua mente.
I sogni, nel finale, da incoerenti diventano pacifici e sereni e immediato è il richiamo agli studi freudiani per cui in essi si produce l’appagamento del desiderio, essendo sempre presente un’intenzione <144: nonostante la presenza di un’immagine apparentemente inusuale, l’ultimo sogno del lustrascarpe si configura come la realizzazione delle sue più intime aspirazioni e il passato traumatico può dirsi finalmente superato.
Valga il frammento finale: “Mas esta noche, bajo la sucia manta, Carlitos se extiende y se cubre hasta la cabeza y a poco, por una avenida de altas casas, vienen tres comandantes con sus cazadoras de cuero y uno dice algo de vencer a los italianos en Guadalajara y lleva en la mano un tazón blanco y él ve luego que es de arroz con leche que su madre le ofrece, su madre con el rostro de la que fue su esposa que se aproxima a él vestida como una reina”. <145
L’indicatore temporale esta noche evidenzia lo scarto tra il presente e il passato e, in particolare, l’evoluzione psicologica di Carlos: finalmente sobrio, decide di ricordare i nomi e i luoghi della guerra, scava nella sua memoria e dà alle immagini del passato un ordine coerente in linea col nuovo obiettivo di sopravvivenza. Così come la realtà cambia, anche i sogni cambiano: ora sono sereni e gloriosi e l’immagine femminile che, nel finale, gli porge una tazza di riso con latte gli assicura la pace e la tranquillità. La speranza del cambiamento fa nascere in Carlos una positività tale che sembra essersi definitivamente lasciato alle spalle quanto di più negativo vi sia stato nella sua esistenza: la derrota può essere riscattata e, forse, ha accettato la realtà riguardo alla moglie.
Riappacificatosi con i fantasmi del passato, la figura della moglie, inizialmente negativa, è ora accolta con serenità e si confonde con il ricordo felice della madre: «así está ella en sus recuerdos pero nunca aparece en los sueños torvos que llegan despiadados no bien cierra los ojos» <146.
L’immagine della donna-regina che chiude il racconto è, a nostro avviso, un ritrovato simbolo di pace: il sogno è la ricomposizione della situazione prenatale nel grembo materno <147, la donna cancella l’umiliazione dalla vita di Carlos e la sostituisce con la speranza che il futuro possa essere, un giorno, migliore anche per i reietti della società.
[NOTE]
124 “Sueños después de la derrota” in Zúñiga, Juan Eduardo, La tierra será un paraíso, cit., pp. 87-104.
125 Ivi, pp. 93-94.
126 Ivi, p. 91.
127 Ivi, pp. 89-90.
128 “Sueños después de la derrota” in Zúñiga, Juan Eduardo, La tierra será un paraíso, cit., p. 93.
129 Ivi, p. 95: «las cuales en la edad en que se ríe tontamente o se sigue con los ojos a un muchacho, ellas han presenciado el único acontecimiento que va a llevarles a un largo camino sin fondo, un camino en que estará siempre el cuerpo frío de su padre tendido en el suelo y salvo avanzar por ese camino, ella no puede hacer otra cosa […] se obstina en estar a todas horas junto al cadáver del padre fusilado y es el único sentimiento que la domina porque, si piensa, no comprende bien qué pasó ni por qué todo aquello».
130 Freud, Sigmund, Opere 3: L’interpretazione dei sogni, Torino, Boringhieri, 1980, p. 20.
131 “Sueños después de la derrota” in Zúñiga, Juan Eduardo, La tierra será un paraíso, cit., p. 89: «Cuando el día termina y todos sus temores y las humillaciones quedan veladas por un sopor de niebla entre las luces y los cansados ojos, entonces ha llegado la hora del desquite y paladea algunos tragos de vino mientras se quita el uniforme […] . Y aún en el guardarropa pone ya el anillo de vidrio en sus labios y bebe aquel brebaje que le sitúa en los umbrales de la noche. Cuando la noche empieza […] , entonces el alcohol da sus caricias, quema con alegrías interiores que llegan a la mente y pone las figuras más hermosas en el espejo que la memoria muestra, pese a los sinsabores, y las palabras de los recuerdos toman nuevo sonido y allí se ve retratado con cazadora nueva, pasamontañas y con los galones, erguido, sonriente, prometido a cualquier esperanza que ahora el vino parece reanimar y hacer posible aunque él ya es otro con el pecho aplastado, la cara demacrada, las manos no seguras y la nariz cruzada de venitas».
132 Weinrich, Harald, Lete, cit., p. 241.
133 “Sueños después de la derrota” in Zúñiga, Juan Eduardo, La tierra será un paraíso, cit., p. 99: «Y una tarde, un obús cubrió con metralla todo el cuerpo floreciente de la chica, la roció de sus huellas rojas la carne blanca y joven y la llevaron de prisa a la Cruz Roja y esperó en su camilla a que la entraran en el quirófano pero una enfermera que pasaba por allí la tocó el cuello y pensó que ya no había que hacer nada y así lo supo la madre cuando la encontró después de mucho buscarla».
134 Freud, Sigmund, “Il sogno” in Opere 4. Tre saggi sulla teoria sessuale e altri scritti: 1900-1905, cit., pp. 5-49.
135 “Sueños después de la derrota” in Zúñiga, Juan Eduardo, La tierra será un paraíso, cit., pp. 90-91.
136 Ivi, p. 91.
137 Ivi, p. 92.
138 Ivi, p. 95.
139 Il protagonista de “El amigo Julio” (in Zúñiga, Juan Eduardo, Capital de la gloria, cit., pp. 85-97) ha trascorso una vita simile a quella di Carlos: li accomuna la giovane età, la bassa estrazione sociale, l’attività d’idraulico e, in particolare, la partecipazione alla drammatica presa del Cuartel de la Montaña.
140 Sueños después de la derrota” in Zúñiga, Juan Eduardo, La tierra será un paraíso, cit., p. 100.
141 Ivi, p. 104.
142 Ivi, p. 96.
143 Ivi, p. 102: «La noche otoñal es tibia y tranquila y los dos hombres caminan lentamente por la acera de Palacio y fuman, con las manos metidas en los bolsillos, e incluso el enlace dice algo con voz fuerte que no es necesario en la conversación que mantienen pero que coincide con pasar por delante de los guardias que están en la gran puerta por donde antiguamente entraron y salieron reyes y príncipes y ahora ellos dos pasan hablando de que Carlitos no debe olvidar que fue teniente y que no debe permanecer aislado, sino buscar a sus antiguos compañeros, convencerse de que se puede seguir luchando y hablar de que es posible esperar un cambio del régimen».
144 Freud, Sigmund “Il sogno” Opere 4. Tre saggi sulla teoria sessuale e altri scritti (1900-1905), Torino, Bollati Boringhieri, 1989, pp.5-49.
145 “Sueños después de la derrota” in Zúñiga, Juan Eduardo, La tierra será un paraíso, cit., p 104.
146 Ivi, p. 90.
147 Freud, Sigmund, “Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno” in Opere 8, cit., p. 89.
Carla Maria Cogotti, Rete simbolica e dinamiche della memoria nella trilogia della guerra civile di Juan Eduardo Zúñiga, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Cagliari, Anno accademico 2013-2014

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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