Nella biografia gaddiana, la Liguria rimane una tentazione costante, desiderata, accarezzata e spesso rimandata

Fu forse qualcosa di più della proverbiale cerimoniosità a suscitare in Carlo Emilio Gadda la rievocazione della “Liguria che tanto amo” <1 nella lettera a Lucia Rodocanachi del 21 settembre del 1935, la seconda di un carteggio durato trent’anni. Al di là dell’apprezzamento reso alla grande négresse inconnue montaliana, i materiali per credere alla concretezza di questo legame non mancano, tanto che Giuditta Podestà si spinse a definire la Liguria “un paese dell’anima” per lo zio; di più, “complementare a Milano e alla nativa Brianza; metafora per tutta la vita”. <2 Toni forse eccessivamente appassionati, si dirà. È però verosimile che nella cruciale prima metà degli anni Trenta – in quel febbrile magma compositivo in cui i materiali abortiti del Racconto italiano di ignoto del Novecento, della Meccanica e di Un fulmine sul 220 venivano cannibalizzati e rielaborati, mentre stavano prendendo o avevano già preso forma le prose della Madonna dei filosofi e del Castello di Udine, in un percorso accidentato verso prove più distese, seppur non meno problematiche – la Liguria fosse per Gadda un polo di rilievo non secondario, Gadda e il soggiorno in Liguria del 1936 cristallizzato nelle figure di amici e letterati, ma anche paesaggi, caratteri, simboli e valenze tutte ricondotte, come d’uso e senza distinzioni per l’organico e l’inorganico, a sistema.
Sono note le coordinate di questo rapporto in grado di sublimare l’antico ruolo, aridamente geografico, di litorale più vicino alla Lombardia, nonché quello cronologico di “primo mare” <3 (con tutto ciò che ne consegue per un ipocondriaco cronico), per farne un luogo di affetti e spensieratezze trovate più di rado sulla grande direttrice gaddiana Milano-Firenze-Roma. Genova, certo: la “porta del rotolante mondo” di Tirreno in crociera, <4 industriale e tuttavia ancora aperta e marina, fiera della nobiltà passata e novecentesca, elevata nelle Meraviglie d’Italia a esempio virtuoso rispetto a Milano. <5 Ma in posizione privilegiata ci sono soprattutto i Rodocanachi ad Arenzano, seguiti da Angelo Barile ad Albissola, Carlo Bo a Sestri Levante, Vittorini a Bocca di Magra, più le tante escursioni assortite tra le due Riviere per impegni di lavoro e premi letterari in tutta una vita. Nella biografia gaddiana, la Liguria, defilata rispetto alle grandi città del lavoro e del domicilio più o meno permanente, rimane una tentazione costante, desiderata, accarezzata e spesso rimandata, ispiratrice di un’attrazione tanto viva da culminare con l’idea – riaffiorante di tanto in tanto e chissà quanto realistica – di trasferirvisi, come scrive alla Rodocanachi: a Pegli, a Cogoleto, ad Albissola, a Zoagli; <6 fino all’abortito e semiserio progetto di acquistare una casa in Riviera in comune con Henry Furst. <7
Riguardo agli esiti artistici di questi soggiorni, i più noti considerabili in toto liguri sono la prosa Spume sotto i Piani d’Invrea, pubblicata prima sul “Beltempo” di Enrico Falqui nel ’40, poi comparsa negli Anni e infine in Verso la Certosa; <8 e più indirettamente (e più compiutamente) Prima divisione nella notte, che permise a Gadda di vincere la terza edizione del premio Taranto nel 1951 <9 e che poi confluì nelle Novelle dal Ducato in fiamme e infine negli Accoppiamenti giudiziosi; racconto, questo, trasfigurante buona parte dei ricordi arenzanesi e soprattutto di Villa Desinge, la dimora dei Rodocanachi che in quegli anni fu fulcro della vita intellettuale non solo ligure.
Il quadro del rapporto con la Liguria però va integrato già a partire dal ricordo di una felicità infantile nei soggiorni a Pegli da bambino, che emergono nella Meditazione milanese (“Nei più lontani approdi della memoria sono alcuni sereni risvegli dell’infanzia: uno in Liguria, nel sole splendido, nel letto della mamma, con una bianca barca di legno”); <10 passando poi per l’episodio del litigio coi genovesi nel Giornale di guerra e di prigionia, <11 oppure il ritratto di vitalità popolana dell’Ortolano di Rapallo o, ancora, i chiaroscuri per una volta propriamente barocchi di Sogno ligure, questi ultimi entrambi negli Studi imperfetti usciti su “Solaria” (a tutti gli effetti esordio di Gadda nel mondo delle lettere) e poi raccolti nella Madonna dei filosofi.
L’elenco potrebbe continuare fino a coinvolgere la gustosa parafrasi paesaggistica degli Ossi di seppia in Poesia di Montale <12 o addirittura gli scritti tecnici; <13 e neppure la scelta di Genova come destinazione del trasferimento di Giuliano Valdarena nel Pasticciaccio appare casuale, considerando quanto il “bel giovane” sia a un tempo l’immagine della salute e della disinvoltura nonché bersaglio della gelosia di Ingravallo. <14
[NOTE]
1 Carlo Emilio Gadda a Lucia Rodocanachi, 21 settembre 1935, in Lettere a una gentile signora, p. 48.
2 Giuditta Podestà, Carlo Emilio Gadda e la Liguria, p. 437.
3 “Il mare lo conobbi a Pegli alla fine dell’800. Ero lieto, allora” (Carlo Emilio Gadda, “Per favore, mi lasci nell’ombra”: interviste 1950-1972, p. 193). Giuditta Podestà ricorda anche come la Liguria fosse “la terra dove parenti, familiari ed amici si recavano per attingere salute ed energia sin dagli anni della sua infanzia” (Podestà, Carlo Emilio Gadda e la Liguria, p. 437), ricordando come lo scrittore si impegnò per curare a Bordighera la sorella Clara, malata di tisi.
4 Carlo Emilio Gadda, Il castello di Udine, p. 183. Tutte le citazioni nel testo dalle opere gaddiane, salvo dove diversamente indicato, si riferiscono per omogeneità all’opera omnia Garzanti diretta da Dante Isella nella collana “I libri della Spiga”, avendo tuttavia sempre presenti le novità introdotte dalla nuova edizione Adelphi tuttora in corso di stampa.
5 “Milano è una brutta e mal combinata città; non occorre essere nati a Roma, né a Genova, per saperlo e affermarlo” (Carlo Emilio Gadda, Le meraviglie d’Italia, p. 87); “Ma ci sono bruttezze e tristizie, banalità e goffaggini, e certe lindure più accoranti d’ogni tristizia, che un minimo di attenzione, di raccoglimento, di sensata cognitiva potevano bastare ad evitarcele: e bastava aver guardato un istante non dico Genova o Roma, ma Savona o Terni” (ibid.); e ancora “Vedete un po’ Roma e Genova quanto di sereno e di superbo, di civile e fulgido han procurato a sé stesse (lasciamo andare i dettagli) dal mancarvi affatto questa bruttura che chiamerò la bruttura milanese. […] Genova andate a vederla dal mare, arrivando, e mi saprete raccontar qualcosa” (ibid., p. 92).
6 “Ad Arenzano o Pegli o Cogoleto si troverebbe un quartierino per me? (Due camere + servizî + piccolo deposito)? Lei potrebbe eventualmente incaricarsi della ricerca dietro rimborso spese e onorario? (Aumenta il mio debito)” (Carlo Emilio Gadda a Lucia Rodocanachi, 8 agosto 1939, in Lettere a una gentile signora, p. 105). E ancora: “Ora sono rientrato nella mia cimmeria città natale e ripenso a Loro come un bimbo in castigo: Con me sono rientrati i sogni dell’alloggio e altre speranze: non mi do per vinto, tuttavia; e tornerò all’assalto dei vari Mangiacristiani di Pegli e Zoagli” (Carlo Emilio Gadda a Lucia Rodocanachi, 30 dicembre 1939, in Lettere a una gentile signora, p. 113).
7 Da Firenze Gadda scrive alla Rodocanachi descrivendo la sua nuova sistemazione presso la pensione Riccioli-Jennings, ricordando quando l’intellettuale statunitense, suo coetaneo, gli aveva proposto di prende un alloggio insieme a lui in Riviera: “Ah! Se avessi trovato una casuccia a Pegli o giù di lì! La combinazione Furst mi fece troppa paura” (Carlo Emilio Gadda a Lucia Rodocanachi, 15 settembre 1940, in Lettere a una gentile signora, p. 124).
8 Le due redazioni non sono identiche; nelle correzioni che Gadda attua per Verso la Certosa, a parte qualche variante lessicale, cade l’ultima sezione del testo, l’unica scritta in prima persona e possibile abbozzo per una futura continuazione.
9 Per quanto con un “mezzo premio” di 300.000 lire più medaglia d’oro invece delle 500.000 lire in palio a causa di dissidi interni della giuria, come racconta Gadda alla Rodocanachi: “Forse avrà saputo del mezzo premio che mi è stato assegnato a Taranto: ‘avevo parlato male di Garibaldi’, nel mio racconto, cioè dell’uomo di Predappio. Ciò mi ha valso i voti contrarî della parte fascista della Giurìa” (Carlo Emilio Gadda a Lucia Rodocanachi, 2 febbraio 1951, in Lettere a una gentile signora, pp. 180-181).
10 Carlo Emilio Gadda, Meditazione milanese, p. 64.
11 “Oggi, a colazione, litigai con Trinchero; il litigio ebbe origine, come sempre, da una futilità; i tre genovesi si lamentavano della scarsità della colazione, che a me pareva sufficiente […]. Io, con una punta di dolore, pensando che l’anarchico Tolstoiano si lamentava di ciò, mentre altri soffre o agonizza sul fronte, dissi scherzando: ‘che brontoloni questi genovesi!’ Non avessi mai parlato! I tre che in questi giorni passati me ne dissero di tutti i colori, anche di quelle ben dure a digerire, mi saltarono addosso: ‘i genovesi sono la prima razza del mondo’, ecc., tanto che io arrossii che si potessero prender sul serio le mie parole, e farne del campanilismo. Oh! eroico colonnello Negrotto, tu eri pur genovese, e sai quanto amore io abbia per te e per la tua memoria di uomo che fa ciò che dice: ‘la morte sul campo è bella, mille volte preferibile alla morte nel letto’; e una granata austriaca ti uccise. Tu eri pur genovese: e di Genova venne l’insegnamento supremo della nostra razza, oggi abolito o dimenticato: ‘pensiero ed azione!’, cioè tale l’azione quale il pensiero: questo profondo e vigile, e quella poi costante, continua” (Carlo Emilio Gadda, Giornale di guerra e di prigionia, p. 461).
12 “La costa di Liguria, scheggiata ed aspra, strapiomba sul frangente che, giù, immobilmente ribolle. O vero, nell’estuare desolato si levano i tremuli scricchi delle cicale, dai calvi picchi: e il falco, alto levato, si cinge di immobilità meridiana: e frusciano i serpi di tra le rocce spaccate, donde rampolla il fiore unico ed estremo dell’agave: o dove la terra si vena d’ardore sotto a l’ombra de’ pilastri, distorti nel doloroso riassunto delle tempeste. La Liguria terrestre ed equorea è lo spunto da cui move la poesia di Montale: e divien simbolo nell’attuazione della conoscenza e nella consumazione del dolore” (Carlo Emilio Gadda, Poesia di Montale, p. 766). Sui rapporti tra Gadda e Montale si veda soprattutto Franco Contorbia, Il paesaggio, l’amore, il miracolo (su un autografo di Montale), pp. 51-62.
13 Si veda l’acquerello che apre La centrale di Cornigliano, con la “sottile striscia di riviera che tra le pendici imminenti del monte e l’inanità opaca del mare ha potuto accogliere a stento l’intrìco dell’opere e delle vie”, o la descrizione del castello Raggio “su uno scoglio proteso a rompiflutto nell’azzurro” (Carlo Emilio Gadda, La centrale di Cornigliano, p. 188). Ma si può citare anche l’articolo Le funivie Savona-San Giuseppe di Cairo e la loro funzione autarchica nell’economica nazionale, dove l’attenzione è per una volta sull’entroterra della Liguria, “terra senza dimensioni” (ibid., p. 140), sempre in accordo con quel complesso «rapporto tra il linguaggio semplicemente esplicativo, enunciativo, del referto tecnico e il colpo d’alta di un periodo che si dilata verso la prova della letterarietà (citazione, lessico forbito, collocazione del tecnicismo all’interno di una sintassi ricercata)” (Giorgio Patrizi, Gadda, p. 39).
14 “Costui era dottore in scienze economiche, Ingravallo ce lo sapeva bene, e impiegato alla Standard Oil. Per qualche tempo aveva prestato servizio a Vado Ligure, poi a Roma. Adesso era in procinto di trasferisse a Genova, oltreché di sposarsi. Fidanzato a una ragazza de Genova, una bella moretta, della quale esibì la fotografia: certa Lantini Renata. Di ottima famiglia, naturalmente” (Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana, p. 65).
Giordano Rodda, Gadda e il soggiorno il Liguria del 1936. Una tardiva “giovinezza salmastra”, in Viaggio in Liguria. Studi e testimonianze, Atti del Convegno di Studi. Accademia Ligure di Scienze e Lettere – Palazzo Ducale, Genova, 19 novembre 2019, (a cura di) Massimo Bacigalupo e Stefano Verdino, Accademia Ligure di Scienze e Lettere – Genova, 2020

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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