Peirinetta Raibaudo non era una strega

 

L’ingiusta giustizia avverso Peirinetta Raibaudo di Castellar (borgo sopra Mentone): per alcuni “la strega che nel ‘600 tenne dei sabba in val Nervia”…per altri la “scema” vittima dell’altrui paura: per noi un monito importante…a non sbattere i “Mostri in Prima Pagina”.
Della tragica vicenda di Peirinetta Raibaudo ne parlò, traendo spunto da testi del ‘600, Girolamo Rossi e ne fece occasione intelligente per condannare quei tempi di superstizione. Pure essa potrebbe costituire una pagina ad effetto…con l’iridescenza della pubblica vendetta, con quel ritorno all’esoterismo che qui nel Ponente di Liguria si sublima nel “Caso delle Streghe di Triora”.
Ma la storia di Peirinetta fu più terribile, più tragica, il rogo ne consumò davvero il cadavere, le torture eran state impietose…
Ne parliamo perchè chi leggerà veramente, chi non si soffermerà solo sulle immagini truculente, chi non si lascerà andare al ricordo dei vezzi spettacolari della cinematografia, potrà scoprire in quella storia un qualcosa di peggiore di satanismo od esoteria… di molto peggio!
L’ingiustizia!…anzi la “differenziazione della giustizia” od “ingiusta giustizia”: quella che furoreggiava in quell’epoca e che cercava spesso sulla scia della superstizione anche- un qualche capro espitario, un mostro da, come diremmo oggi, comunque ed al più presto “sbattere in prima pagina”.
Il guaio è che nella ricerca dei “mostri” (Streghe od altri Criminali che fossero) si badava alla loro estrazione sociale…e se erano ricchi o nobili o comunque legati ai ceti dominanti una scappatoia la trovavano quasi sempre.
Chi era senza soldi era spacciato…stando alla severità dei Codici Penali (si diceva Libri Criminali) dell’epoca…
Ma chi aveva mezzi poteva molto…dai favoritismi in carcere, ad una pena diversificata…persino ad una morte più celere, quasi indolore (magra consolazione diremmo…ma chi ha letto i resoconti veri di un’esecuzione capitale tra ‘600 e ‘700 ben sa che i Rei o Condannati più che la morte temevano la mattanza del Boia: mica era come nei film, un colpo d’accetta e via…era come in un girone dantesco con un corpo ancora vivo e maciullato innanzi ad una folla impaurita ma morbosamente curiosa…i Boia altro non aspettavano che d’esser pagati per lavorare nel modo più celere, magari facendo tutto senza ubriacarsi…sì da esser freddi e soprattutto precisi!
Ma la sostanza non è nemmeno qui…il Diritto Intermedio del ‘600 conservava gelosamente (eh sì perchè data la severità delle leggi i morti sul patibolo sarebbero stati altrimenti un nugolo) il concetto di “Risarcimento”…esteso non solo alle sostanze ma anche alle persone…sì che accordandosi con le famiglie per via di pacificazione un assassino poteva, se economicamente ben fornito, evitare la pena capitale e risolvere ogni suo debito sociale e penale con una grossa ammenda e con un consistente risarcimento ai famigliari della vittima.
Poi v’eran le poveracce come Peirinetta, che campavano di niente -il suo parroco volendo difenderla l’aveva definita per quello che era: una “scema”, una povera analfabeta affamata che credeva reale quanto sognava- ma neanche il Parroco fu ascoltato!
E Lei morì in maniera spaventosa…se fosse stata una ragazza ricca o di buona famiglia verosimilmente le cose si sarebbero risolte altrimenti, senza roghi, senza mattanze…
Come dire “la giustizia non era proprio uguale per tutti” anzi era un'”ingiusta giustizia”….men che mai per gli emarginati!

di Bartolomeo Durante

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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