Pellegrini nel Medio Evo

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La chiesa di San Giuseppe a Ventimiglia (IM) sarà di certo servita di ristoro spirituale ai pellegrini che si fermavano in pieno Medio Evo nel vicino Ospizio in zona Cardona (come recita un atto notarile di fine 1200) anche per viaggi oltremare sino alla Terrasanta.

In questo territorio già allora di confine erano diversi gli edifici costruiti per accogliere chi si metteva in viaggio per visitare santuari e luoghi considerati sacri. Il fatto é che vi confluivano alcune diramazioni dal Piemonte delle più importanti strade percorse dai pellegrini.

Nell’età intermedia tra le ragioni seconde dei pellegrinaggi risiedevano senza dubbio motivazioni pragmatiche.
E queste caratterizzavano principalmente i ceti dominanti che accorrevano a far penitenza delle loro colpe -lasciando donativi di varia natura- per non incorrere negli strali della Chiesa militante che, specialmente nell’epoca feudale e in base ai postulati della discussa teocrazia garantita dal principio della Donazione di Costantino, poteva deligittimare un sovrano inadempiente ai suoi obblighi religiosi (per esempio molti principi re e signori, costretti a matrimoni dinastici, finivano per completare la loro vita sentimentale grazie ai servigi di qualche bella cortigiana: il peccato mortale era evidente e in caso di scontro con la Chiesa, per non rischiare di esser dichiarati decaduti. avrebbero dovuto rinunciare all’amata illegittima e far penitenza: molti fra loro preferivano quindi evitare ogni rischio tenendo un comportamento formale ineccepibile verso la chiesa e, periodicamente, recarsi in qualche luogo santo a far penitenza ed ottenere INDULGENZA.

Leggendo le antiche Cronache questo sarebbe stato per esempio il caso di Macbeth re di Scozia recatosi in penitenza a Roma nel 1050 precorrendo un lungo corteo di altri regnanti.

A sua volta una buona componente della ricca borghesia e del popolo grasso cercava nei pellegrinaggi una giustificazione utilitaristica a colpe che lo stato sociale stesso avrebbe potuto far emergere alla pubblica consapevolezza: i soggetti più a rischio erano i mercanti (abbastanza invisi nella cultura cavalleresca per la loro emergente filosofia dell’utile e del guadagno) ed i BANCHIERI sempre a rischio di cadere nell’accusa d’esser scivolati nel “reato” di USURA.

La gran massa dei viandanti era però mossa da autentica devozione ed anche se alcuni, per debolezza o timore di avventurarsi in TERRE LONTANE, REALMENTE PERICOLOSE ED IN GRAN PARTE MISTERIOSE, prezzolavano la scorta di CAVALIERI (e principalmente di TEMPLARI) o si avvalevano dei servizi di VIAGGIATORI A PAGAMENTO, la quasi totalità di questi fedeli affrontava ogni difficoltà pur di compiere concretamente il viaggio devozionale e finalizzare il proprio impegno penitenziale e/o adempiere ad un qualche voto fatto.

L’affluenza di pellegrini a ROMA decadde proprio al tempo delle CROCIATE visto che, data la conquista di nuovi orizzonti fideistici, la massa dei devoti prese le direzioni, prima impossibili, verso la TERRASANTA o S.GIACOMO DI COMPOSTELLA divenuti simboli mistici e storici della rinascita cristiana a scapito dell’ISLAM momentaneamente sconfitto in nel tormentato MEDIO ORIENTE e definitivamente debellato nella SPAGNA recuperata dopo secoli di guerre all’Occidente cristiano.

Il pontefice Bonifacio VIII per rinverdire quindi nel mondo della cristianità il ruolo centrale di ROMA, promulgò il 22 febbraio 1300 la BOLLA che sancendo il GIUBILEO, concedeva INDULGENZA PLENARIA a tutti quanti avessero visitato le basiliche di S.PIETRO e di S.PAOLO.
Il numero dei pellegrini verso ROMA crebbe subito a dismisura: l'”arma ecclesiastica” della SCOMUNICA era temutissima, quanto quella dell’ INTERDETTO, ed entrambe nell’età intermedia potevano costituire una sorte di morte civile: peraltro il gran movimento di viandanti di fede non era mosso solo da timore, anzi nella maggior parte degli animi scorreva una sincera e profonda volontà di purificazione e rinnovamento.

 

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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