Quando si parlava di maleficio incendiario

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Nel Capitanato di Ventimiglia nel 1572 si tenne un processo contro certo Giovanni Maccario, figlio di Nicolò, reo d’aver dato fuoco ad un “bosco comune” (ora detto di Passal’orio ora di Passalovo ora di Passalupo) per inglobarne, acquistando poi dal fisco a prezzo ridottissimo i terreni arsi e inutili, gran parte nelle proprietà paterne.
Dopo varie ricognizioni, sentiti testimoni ed estimatori (la commissione d’inchiesta presieduta da Pietro Cassini di Vallecrosia computò che dei 1710 alberi del bosco, 200 erano andati irrimediabilmente distrutti e che buona parte del bosco, per i vari danni patiti, non sarebbe stata più usabile per le “comunaglie” per circa 30 anni), il Maccario venne condannato alla pesante multa di 100 scudi d’oro (doc. in Civica Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia-Fondo Bono-Ms.1, c.470-71, recto-verso e 482 verso: DURANTE-POGGI, pp.169-175) per supposte azioni stregonesche da cui Maleficio incendiario.
Tra il ‘600 ed il ‘700 una superiore normativa per la lotta alle calamità naturali ed agli incendi venne poi fissata dagli Ordinamenti Militari, in particolare quelli di primo ‘700 stesi dal colonnello Zignago dove le norme di pronto intervento furono fissate al CAPITOLO IX DELLA PARTE II.

da Cultura Barocca

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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