Rivoluzionari francesi sulle Alpi Marittime

La spedizione dell’armata rivoluzionaria francese in Liguria fu per certi versi il perfezionamento delle tattiche militari poste in essere dai generali della GUERRA DI SUCCESSIONE AL TRONO IMPERIALE con il conseguente sviluppo di nuove forme di combattimento e soprattutto di NUOVI ESERCITI.
La causa fondamentale delle operazioni degli eserciti rivoluzionari fu legata alla necessità di consolidare sul fronte occidentale i confini del nuovo Stato.
Per quanto concerne il sud-est dapprima si mosse la diplomazia francese. La diplomazia non ottenne però risultati concreti e, quando il sovrano sabaudo Vittorio Amedeo espulse l’ambasciatore francese, reo di propaganda rivoluzionaria ed antinobiliare, si aprì alla Francia la possibilità di usare questo fatto come un casus belli e di intervenire in forze sul fronte sud-occidentale.Il primo bersaglio, rapidamente conquistato, fu la Savoia.
L’armata piemontese ripiegò allora verso meridione attestandosi alla difesa dell’ASSE VIARIA DEL TENDA.
Senza ostacoli concreti le forze rivoluzionarie occuparono quindi la stazione portuale di NIZZA ed invasero tutto il territorio, sin alla ROCCA MILITARE DI SAORGIO e alla VALLE DEL ROIA, premendo conseguentemente sulla PORZIONE DI QUESTA VALLE spettante al neutrale DOMINIO DI GENOVA.
Mentre la diplomazia cercava, invano, di comporre le vertenze i francesi completarono varie operazioni militari.
I preparativi di un massiccio attacco ai Piemontesi si concretizzarono nelle successive conquiste di MONACO, MENTONE e Roccabruna.
Ai primi del 1793 (11 febbraio) i francesi attaccarono i piemontesi, rinforzati dagli alleati imperiali le cui truppe erano state dislocate sulla linea difensiva che correva dal colle di Raus, all’Auton, al Bruis sino a SOSPEL.
Le operazioni dei Francesi non ottennero però i risultati sperati.
Il loro attacco fu infatti respinto e le loro stazioni militari nel nizzardo cominciarono ad essere disturbate, con una sorta di guerriglia praticata dai Barbetti i temuti valligiani valdesi.

Con l’avvento della bella stagione, in giugno, l’armata francese riprese le operazioni sistemandosi su un fronte d’attacco che comportava la simultanea avanzata di tre grandi colonne: il comando dell’Armata d’Italia era adesso nelle mani del generale Brunet.
Ma gli Austro-Sardi respinsero questa nuova ondata dopo un combattimento ininterrotto protrattosi per tre giorni.
La sconfitta – nei tempi sempre tempestosi delle Rivoluzione – costò a Brunet la messa sotto stato d’accusa: pagò il fallimento all’opinione pubblica con l’esecuzione capitale alla GHIGLIOTTINA.
I Francesi temendo una controffensiva degli alleati si rafforzarono nel nizzardo assumendo una posizione di difesa.
Tentando di spostare il conflitto su altri fronti i Francesi intervennero sul mare e una loro SQUADRA NAVALE DA LINEA puntò direttamente su ONEGLIA E SUO TERRITORIO col pubblicizzato programma di indurre la popolazione ad insorgere contro il regime monarchico dei Savoia.
I Francesi tramite una lancia inviarono a terra per parlamentare, preceduti dal segno convenzionale della bandiera bianca, circa venti uomini privi di armi.
Da parte degli Onegliesi non si “ascoltò” quel segnale di non belligeranza: il fuoco serrato, secondo le nuove tecniche dei FUCILIERI falciò quasi tutti gli “ambasciatori”.
Per reazione le navi aprirono il fuoco e molte BOMBE ESPLOSIVE o solo DIROMPENTI furono sparate contro la CITTA’ dai cannoni dei vascelli da guerra.

La devastazione fu tale che se ne ebbe eco in tutta Italia: il celebre poeta Vincenzo Monti compianse la città …che ancor combatte e fuma.
Dopo il ritorno degli abitanti ed il parziale riparo dei gravi danni subiti la città fu protetta dalla flotta inglese vera dominatrice del mare.
Presero in quel tempo ad agire, col nome di TIGRI DI ONEGLIA, alcuni EQUIPAGGI CORSARI della sabauda Oneglia che, per ostacolare l’armata di Francia per la conquista dell’Italia colpirono sia le navi francesi commerciali che le imbarcazioni genovesi destinate al traffico mercantile con lo Stato transalpino.
La pubblica ammissione di voler annientare i Corsari di Oneglia, che costituivano un temuto ostacolo per i traffici francesi, fu la ragione nuova di un intervento francese contro il COLLE DI TENDA e ONEGLIA.
GENOVA di fatto era neutrale ed allora i Francesi per attraversare legittimamente i territori del DOMINIO GENOVESE, diedero alle pubbliche stampe un manifesto con cui affermavano di trovarsi nell’obbligo strategico di “…far passare le truppe su parte del territorio di Genova…” precisando però che tutto sarebbe avvenuto “secondo le leggi della più rigorosa neutralità ed altresì sottolineando che i Genovesi avrebbero trovato in ogni Francese “…un amico ardente e sincero…”.

Un abile ufficiale originario di Nizza, il GENERALE MASSENA fu posto a capo dei 20.000 uomini che componevano l’ARMATA D’ITALIA: al GENERALE NAPOLEONE BONAPARTE fu invece affidata la limitata ARTIGLIERIA.

Come accadeva quando si muoveva un esercito rivoluzionario francese esso era accompagnato, per evidenti ragioni propagandistiche ma anche di controllo, da COMMISSARI POLITICI: in occasione di questa impresa si accompagnarono alle forze armate, tra i RAPPRESENTATI DEL POPOLO il giovane Agostino, fratello di Massimiliano Robespierre mentre l’alta carica di COMMISSARIO era ricoperta da Filippo Buonarroti.

Le operazioni militari si sarebbero dispiegate su un fronte di quaranta Km.
Quattro divisioni avrebbero dovuto partecipare all’impresa. La prima, la “Saorgio”, sotto il generale Macquard partendo da cima Abeglio avrebbe raggiunto il Monte Giove e si sarebbe schierata in posizione d’attacco contro la fortezza sabauda di SAORGIO.
La divisione “DEL TANARO” agli ordini del generale MASSENA avrebbe fatto marcia su CIMA GRAI nell’ALTA VALLE DEL NERVIA partendo dal PASSO MURATONE laddove iniziava l’ALTA VALLE DEL NERVIA.
La divisione ONEGLIA comandata dal generale Mouret, quasi replicando l’infelica marcia di 50 anni prima del generale Las Minas, avrebbe puntato nel cuore dei possedimenti sabaudi in Liguria, cioè il PRINCIPATO DI ONEGLIA.
Esisteva quindi una IV divisione di riserva, sotto il generale François, il cui scopo era di prendere possesso delle alture sopra Dolceacqua: evidentemente per evitare una manovra austro-sarda in direzione del complesso fortificato da loro utilizzato durante la Guerra di Successione vale a dire il Sistema fortificato Guibert-Leutrum.
All’opposto gli Austro-Sardi controllavano una linea difensiva che aveva i suoi cardini in Saorgio – Cima d’Anan – Cima Marta – Cima Grai – Colle Sanson – Collardente – Monte Saccarello – Frontè – Tanarello, tenendo altresì molte trincee e ridotte a S.Dalmazzo di Tenda e a Briga.
Essi avevano quindi altri punti di difesa a Carpasio, a Rezzo, sul Monte Grande e sul Pellegrino: complessivamente dovevano proteggere 20 Km. di fronte ma disponevano soltanto di 6000 soldati mentre alla difesa di Oneglia e di Saorgio erano state distaccate varie batterie di cannoni con non più di 1000 soldati per città.

L’inizio delle operazioni data al 6 aprile 1794.
Le operazioni procedono non senza difficoltà: per esempio una colonna francese trova una buona opposizione dei Piemopntesi al PASSO MURATONE e conquista il MONTE GIOVE due giorni dopo quanto previsto.
La “Tanaro” di Massena deve procedere a fatica nella neve e finalmente da MARGHERIA DEI BOSCHI un suo distaccamento riesce a conquistare il GRAI.
Non v’è tempo per celebrare la vittoria: il cattivo tempo obbliga i francesi a ripiegare verso Gouta raggiunta il 10 dopo varie imboscate nemiche.
MASSENA riesce però a sconfiggere i Piemontesi e ad occupare saldamente il Passo di Teglia.
Su Oneglia, praticamente indifesa, da Porto Maurizio si avventa la Divisione Oneglia il giorno 9 aprile: le poche resistenze nemiche – salde solo a S. Agata – vengono sgominate sì che il 16 deve essere chiesta la resa.
Gli 8000 soldati francesi si danno al saccheggio, catturano 12 cannoni e molte munizioni, neppure risparmiano la case private e pubbliche della Repubblica di Genova che pure ha dichiarato la sua neutralità: un distaccamento della divisione procede anzi alla volta di Loano dove viene attaccato il porto, scalo fondamentale per le navi da corsa allestite da Oneglia.

Nonostante i successi ottenuti, i Francesi devono predisporre una nuova campagna di invasione, non essendo stati in grado, a causa della stagione nevosa, di occupare tutti gli obiettivi di guerra.
Interviene quindi la DIVISIONE DI RISERVA con lo scopo di occupare TRIORA e l’ALTA VALLE ARGENTINA cercando contemporeanemente di conquistare i passi di Collardente, della Mezzaluna e la dorsale della VALLE ARROSCIA.
Dopo la conquista francese di CIMA GRAI dell’11 aprile 1794, gli Austriaci ripiegano, avendo come scopo di rinforzare le difese su NAVA stendendo uno schermo protettivo sin a S. Bernardo di Garessio.
La DIVISIONE ONEGLIA conquista però il COLLE DI NAVA il 16 aprile 1794, quindi si spinge fin ad Ormea e successivamente occupa Garessio.
Le operazioni tendono a diventare incalzanti: si va delineando un vasto PIANO DI OPERAZIONI.
Viene occupata PIEVE DI TECO; quindi il 25 aprile il MASSENA raduna le sue forze in MOLINI DI TRIORA al terminale strategico della VALLE ARGENTINA.
Mentre altre truppe curano dei diversivi, una colonna della DIVISIONE SAORGIO cerca di raggiungere CIMA MARTA punto vitale dei percorsi di ALTA VAL NERVIA.
Successivamente le forze guidate dal Lebrun tentano uno sfondamento partendo dall’area di PASSO MURATONE.
Senza trovare grossa resistenza i soldati francesi procedono verso il TORAGGIO, l’ALTA VALLE NERVIA e la Gola dell’Incisa in direzione di CIMA GRAI.
Finalmente la colonna agli ordini dello Hammel raggiunge la vetta del Grai attaccandone la ridotta, che i Piemontesi difendono blandamente, preferendo subito una ritirata tattica: l’ufficiale francese li insegue però e li sconfigge a Testa di Nava (sul campo restano 400 Francesi e 150 Austro Sardi, ma di questi 250 vengono fatti prigionieri).
Le vicende diventano però incerte vista l’improvvisa forte resistenza austro-piemontese.
La colonna Bruslè assieme al MASSENA partendo da Testa di Nava conquista Colle Sanson e si avvicina a Collardente.
La DIVISIONE del Francois viene sconfitta e bloccata sul fronte destro viste le vittoriose resistenze nemiche del monte Saccarello e del Frontè.
Il Massena, senza i dovuti rinforzi, tenta comunque di prendere il forte di Collardente, ma i suoi due assalti falliscono con perdite di una certa rilevanza.
La DIVISIONE SAORGIO procede invece le sue operazioni verso CIMA MARTA, che costituisce una postazione davvero importante nell’ALTA VALLE NERVIA, ma che è, proprio per questo, ben difesa dagli Austro-Sardi che vi hanno eretto forti DIFESE di cui tuttora avanzano rilevanti tracce.
Mentre intanto il generale Macquard si impegna ad attaccare i Sabaudi sul fronte destro, le forze del generale Banquier assalgono il forte della Beola (Milleforche) che viene abbandonato dai Piemontesi di cui 250 cadono prigionieri del nemico.
Nella difesa austro-sarda si è comunque aperta una falla e per questo varco si fanno affluire dai Francesi le truppe di riserva che si avvicinano a SAORGIO che peraltro il generale Marquard sta già tentando di accerchiare.
Mentre i Piemontesi si ritirano sulle posizioni del COLLE DI TENDA, i Francesi prendono possesso delle postazioni abbandonate dal nemico. SAORGIO il 28 aprile è soggetta ad un massiccio attacco ma, grazie anche alle buone fortificazioni, non cede fin a quando, sorprendentemente, nella notte il suo difensore, generale Saint-Amour, si arrende ai Francesi senza lottare. Sarà per i Piemontesi magra consolazione l’accusa di tradimento mossa al generale Saint-Amour: il 2 maggio 1794 Saorgio è ormai in mano francese e seguirà lo stesso destino Tenda il giorno 7 dello stesso mese.
Massena ottiene altre vittorie, investendo la sempre minore resistenza dei nemici: le sue operazioni si estendono ormai a Limone Piemonte e a Borgo S. Dalmazzo.
A Limone Piemonte però egli si arresta per i gravi eventi che sconvolgono la Francia, dove cade il Regime del Terrore e dove Robespierre viene ghigliottinato con il fratello già al seguito dell’Armata d’Italia: anche Napoleone conosce un periodo di carcere (14 giorni) ad Antibes fin a quando non si dimostra che non aveva particolari connivenze coi capi della rivoluzione.
La vittoria francese nel Ponente ligure è comunque un dato acquisito, evidente per la consistenza dei territori occupati e delle importanti stazioni militari.

 

da Cultura-Barocca

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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