San Cristoforo: alle origini di un mito

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Il chiostro dell’ex Convento di S. Agostino a Ventimiglia (IM)

Uno dei temi meno noti dell’archeologia dei viaggi di fede, ferma restando la sostanziale differenza tra il concetto di PELLEGRINAGGIO CRISTIANO e PELLEGRINAGGIO PAGANO, è senza dubbio connesso al CONCETTO DI SOVRAPPOSIZIONI CULTUALI PAGANE E CRISTIANE TRA DIVINITA’ PAGANE E SANTE FIGURE DELLA CRISTIANITA’.

Nel volume-repertorio LA BIBLIOTECA APROSIANA, edito a Bologna per il Manolessi nel 1673, laddove il ventimigliese ANGELICO APROSIO celebrò l’istituzione in VENTIMIGLIA (IM) della sua splendida BIBLIOTECA lasciò scritto un appunto in qualche modo significativo all’interno della lunga narrazione destinata a celebrare l’antichità della sua città natale, appunto Ventimiglia:”[nella chiesa ventimigliese di S. AGOSTINO]”…In una di queste tavole, che è l’ultima della parte destra, sta dipinto S. CRISTOFORO il quale ha nella destra un bastone fiorito, e con la sinistra sostiene il bambino Giesù, e ritrovandosi nelle acque marine, veggonsi pesci di varie sorti scherzarli attorno alle gambe. Questo Santo per ordinario si suol dipingere fuori delle Chiese e non dentro di esse come che si mostri di statura gigantesca e le tavole non possono capirlo. Onde in città si vede in un muro vicino alla casa che fu dell’avolo di frate Angelico…”.

Sarà difficile poter individuare con esattezza il sito in cui era dipinto questo santo gigantesco in Ventimiglia: è più importante notare che anche nell’estremo ponente ligure come in molte parti del mondo conosciuto si era soliti rappresentare S. CRISTOFORO esternamente alle CHIESE ed in LUOGHI BEN IN VISTA spesso prossimi alle vie di passaggio.

Sulla figura di S.CRISTOFORO peraltro si sono sollevati molti interrogativi.
Sulla sua figura hanno infatti finito per sovrapporsi evnti storici, fatti legendarie e tracce superstiti di antiche religioni.
Pare fosse un palestinese, pagano, di Reprobus poi convertito dal vescovo Babila.
Si recò quindi in Licia e per dar prova del suo amore verso il prossimo si stabilì sulla riva di un fiume per aiutare i viandanti ad attraversarlo.
Un giorno, secondo la leggenda, avrebbe trasportato oltre quelle acque pericolose anche Gesù ancora fanciullo.

Da quel momento quest’uomo, noto per la corporatura gigantesca e la grande forza fisica, ebbe nome di CRISTOFORO (da “CHRISTOS” e “FERO”: “colui che porta Cristo”).

Questi elementi favolosi influenzarono la figura del Santo e soprattutto la sua iconografia: e mediamente fu rappresentato come un gigante in atto di trasportare il fanciullo divino dall’una all’altra riva di un periglioso fiume.
La sua leggenda in campo artistico influenzò anche grandi artisti (da Mantegna a Tiziano).

La frequenza delle rappresentazioni era connessa all’importanza del suo culto che a partire dal XIII secolo conobbe un’enorme diffusione sia in Occidente che in Oriente (nonostante il Santo già nel 452 avesse avuta una chiesa in Bitinia a lui intitolata e benché già dal VI secolo in Sicilia, a Taormina, esistesse un monastero a lui intitolato): nel Medioevo il suo culto giunse a tale livello che S.CRISTOFORO fu inserito tra i SANTI AUSILIATORI cioè quelli che il popolo può invocare in particolari casi di necessità.
S. CRISTOFORO maschera, come detto, dietro la sua iconografia i connotati di divinità proprie antichissime (come Hermes ad esempio preposto alla guida dei viandanti): nel territorio tra Ventimiglia e Sanremo il culto per S. CRISTOFORO ebbe un peso notevole e ciò sembrerebbe essere connesso proprio alla sua iconografia ed alle sue caratteristiche.

Anche i pagani, come detto, avevano divinità preposte alla protezione dei viandanti: per esempio ai PIANI DI VALLECROSIA entro l’antica CHIESA DI S. ROCCO si conserva un EX VOTO IMPERIALE AD UN APOLLO VEROSIMILMENTE PROTETTORE DEI VIANDANTI.
E la dedica era peraltro logica essendo stata edificata, quasi certamente, l’antica chiesa su una struttura romana (forse di tipo templare) sita – come hanno suggerito la topografia e le possibili indagini archeologiche – in prossimità della VIA ROMANA, quella GIULIA AUGUSTA che costituiva un’asse viario fondamentale del COMPLESSO STRADALE ROMANO in quella zona storica di transito ed in prossimità del confine amministrativo tra Italia e Provenza che nell’ambito del mercato aperto romano imperiale, soprattutto per la vicinanza della PROVENZA ed delle province limitrofe delle ALPI [senza considerare il SISTEMA DEGLI APPRODI MARITTIMI: fatto che induce a creder – come peraltro si ricava dall’analisi della popolazione di VENTIMIGLIA ROMANA fra I-III sec. d.C. – che qui vi risiedesse una serie di strutture mercantili per cui i viaggi, di mare o per terra, erano una consuetudine, una consuetudine pari a quella di far voti ad un Dio protettore per usufruire di un buon ritorno a casa].
Pare logico che, per quel poco che si è rinvenuto, si facessero VOTI A DIVINITA’ protettrici dei PELLEGRINI e che queste, per il principio della CONTINUITA’ E/O SOVRAPPOSIZIONE CULTUALE abbiano trasmesso i lor attributi a SANTI dalle convergenze tipologiche proprie delle divinità pagane: l’APOLLO PROTETTORE dei viandanti non è certo un nume mistico, come il misticismo pare lontano da S. CRISTOFORO; entrambi, per quanto estremamente lontani culturalmente, sono legati da un’affinità elettiva, quella dell’essere superiore dotato di una forza incommensurabile, capace quindi di essere il miglior custode e protettore dei PELLEGRINI.

Non pare quindi un caso che i CAVALIERI DEL TEMPIO, guardiani delle vie e protettori dei pellegrini, si siano scelti S. CRISTOFORO come loro patrono.
E’ parimenti sintomatico che l’altura ventimigliese di S. GIACOMO (un probabile terminale del viaggio monte-mare) sia stato caratterizzato da una CHIESA DEDICATA A S. CRISTOFORO. poi INTITOLATA a S. GIACOMO, proprio nel periodo in cui il PAPATO AVIGNONESE e soprattutto il RE DI FRANCIA intrapresero una feroce persecuzione dei TEMPLARI sin alla soppressione dell’ORDINE CAVALLERESCO.

da Cultura-Barocca

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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