Scorrendo le lettere è inoltre possibile seguire idealmente quasi tutta la produzione letteraria di Raimondi fino al 1965

Oltre a Cecchi, Giuseppe Raimondi rimase colpito da Vincenzo Cardarelli <11, il quale, forse in maniera più eclatante rispetto al critico toscano, venne eretto da Raimondi a proprio maestro e guida. Sebbene il nome del poeta di Tarquinia non ricorra spesso, egli è comunque una presenza molto forte nel carteggio perchè legato profondamente ad entrambi i corrispondenti <12. Non sorprende, quindi, che l’argomento principale delle ultime lettere sia il volume delle opere di Cardarelli che Raimondi venne chiamato a curare per Mondadori nel 1959 <13, lavoro per il quale lo scrittore bolognese sentì il dovere di coinvolgere Cecchi <14.
Nel carteggio è possibile rintracciare il nome anche di altri, numerosi, artisti, con i quali Raimondi fu in relazione, ottenendo così un quadro abbastanza dettagliato dei rapporti che lo scrittore intrattenne con alcuni protagonisti del panorama culturale italiano del Novecento. Tra i tanti, si ritrovano riferimenti a Leo Longanesi <15, con il quale Raimondi collaborò all’«Italiano» <16; a Roberto Longhi <17, importante per la sua formazione di critico d’arte; a Gianfranco Contini <18, estimatore e amico.
Scorrendo le lettere è inoltre possibile seguire idealmente quasi tutta la produzione letteraria di Raimondi fino al 1965. Egli, infatti, era solito inviare puntualmente le proprie opere a Cecchi per cercare di ottenerne un giudizio o, meglio, una recensione. Nelle missive lo scrittore bolognese cita anche numerosi articoli di critica d’arte, interesse condiviso con il corrispondente, considerato «uno dei tre o quattro uomini che, in fatto di arte, abbia delle idee precise, una teoria e una pratica» <19.
Il carteggio, quindi, sebbene si mantenga quasi fino alla fine su toni distanti, e non si apra al commento, ad eccezione di alcune considerazioni di Raimondi sulla propria idea di critica d’arte <20, offre diversi spunti utili per ripercorrere, in particolare, gli esordi e la formazione dello scrittore bolognese, e per seguire l’evoluzione di un artista alla ricerca costante di un confronto con il proprio maestro e con il mondo che questo rappresentava.
Di natura assai differente è invece la corrispondenza con Leonardo Castellani. Incontratisi nella maturità del proprio percorso di vita e di lavoro, i due artisti instaurarono fin da subito un rapporto amicale, favorito da una grande affinità elettiva che li indusse a collaborare insieme ad importanti progetti. Il carteggio, che copre un arco temporale abbastanza ampio, dal 1956 al 1977, è testimone di questa amicizia sincera, concretizzatasi con l’avventura di «Valbona» <21, rivista di arte e letteratura fondata e diretta da Castellani dal 1957 al 1961. Le lettere di questi anni mettono in luce rilevanti aspetti del rapporto tra i due amici e chiariscono il ruolo di Raimondi all’interno del periodico urbinate. Lo scrittore ebbe un’importanza non marginale, in particolare nel primo periodo di pubblicazione di «Valbona», durante il quale consigliò Castellani a proposito di numerose scelte stilistiche. Egli funse anche da sostegno morale per l’incisore, con il quale, ormai, si era instaurata un’intesa umana e artistica speciale. Questa emerge dalle numerose presentazioni, citate nelle missive, che Raimondi realizzò negli anni per accompagnare le mostre dell’amico, ma, soprattutto, appare evidente nel volume del 1975 “Paesaggi con figure” <22. Nell’opera la scrittura visiva di Raimondi dialoga con i disegni di Castellani, i quali completano il lavoro riequilibrando la dialettica implicito-esplicito evocata dalle parole. È un procedimento che l’artista urbinate aveva già sperimentato nei propri libri <23 e che Raimondi volle riproporre a coronamento di un’amicizia e di un’affinità speciale.
Nel carteggio sono presenti anche diversi accenni a vicende personali e familiari, prova della grande confidenza raggiunta dai due artisti. Tale confidenza, sebbene profonda, non è però paragonabile all’intimità che si instaurò tra Raimondi e il protagonista della terza corrispondenza: il pittore Alberto Sughi.
Raimondi e Sughi si conobbero all’inizio degli anni ’60, il primo era già un noto e stimato critico, il secondo un giovane artista in cerca di affermazione. Tra i due vi era una notevole differenza di età, che, però, non impedì l’instaurarsi di una profonda e vera amicizia basata su una reciproca stima professionale. Il carteggio, che conserva le lettere, in maggioranza di Raimondi, dal 1962 al 1976, testimonia questa incredibile intesa. In particolare, dalle missive dello scrittore, si intuisce come l’affinità travalicò il normale confine tra critico e artista, coinvolgendo anche la sfera personale. Raimondi mostra un atteggiamento quasi paterno nei confronti di Sughi, il quale ricambia le attenzioni con affetto di figlio. Anche le rispettive famiglie vennero coinvolte in questo rapporto che riflette la sua unicità soprattutto negli apparati critici realizzati da Raimondi per l’amico, guidati da un comune modo di sentire e vivere l’arte. Le presentazioni delle mostre sono, infatti, le prove tangibili di tale sodalizio artistico e umano, e rappresentano, forse, le pagine più belle realizzate dal Raimondi critico d’arte. Questi riesce a cogliere le caratteristiche intrinseche nella pittura di Sughi e a esporle con un linguaggio studiato ed estremamente ricercato, capace di ricalcare i contrasti e le peculiarità presenti nell’arte dell’amico. Come si evince dalle lettere, Raimondi, convinto sostenitore del pittore, cercò di promuoverlo anche attraverso la realizzazione di mostre e proponendo il suo nome per diversi premi, dimostrando così un interesse mai reso manifesto nei confronti di altri artisti. Sebbene con il trasferimento di Sughi a Roma, i contatti tra i due si fecero più radi, l’affinità artistica rimase intatta, come mostra la riproposizione degli interventi critici di Raimondi anche nei cataloghi delle mostre successive al 1976.
Il carteggio con Nino Pedretti è composto, invece, da un manipolo di poche lettere dalle quali emerge, soprattutto, la natura eclettica che accomunò i due interlocutori. Il poeta di Santarcangelo condivise con Raimondi la doppia “vocazione” per la letteratura e l’arte, così, nelle missive, accanto a considerazioni di carattere poetico, come quelle relative al suo volume “Al Vousi” <24, è possibile trovare impressioni su amici pittori quali Renzo Vespignani25 o Sughi. Quest’ultimo fu il promotore dell’incontro tra i due scrittori, un incontro cortese che si avviò in una distanza affettiva per poi stringersi in legame di elezione.
[NOTE]
11 Vincenzo Cardarelli (1887-1959), poeta. Nel 1919 fu tra i fondatori della «Ronda». Pubblicò numerose raccolte di scritti tra cui Prologhi (1916) e Viaggi nel tempo (1920). Collaborò a numerose riviste e quotidiani e dal 1949 diresse «La Fiera letteraria». Raimondi lo conobbe a casa di Riccardo Bacchelli nel 1918 e lo eresse a proprio maestro.
12 Per il rapporto Cardarelli-Raimondi si veda V. Cardarelli, Assediato dal silenzio: lettere a Giuseppe Raimondi, a cura di C. Martignoni, Montebelluna, Amadeus, 1990.
13 V. Cardarelli, Opere complete, a cura di G. Raimondi, Milano, Mondadori, 1962.
14 Nel carteggio vi sono diverse lettere in cui Raimondi chiede consiglio a Cecchi per la composizione e per la prefazione al volume di Cardarelli. In particolare vedi lett. XLII, XLIII, XLIV, XLV,XLVI.
15 Leo (Leopoldo) Longanesi (1905-1957), scrittore, giornalista, editore e disegnatore. Appartenente a un’agiata famiglia romagnola, si trasferì giovanissimo a Bologna dove si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza e iniziò a collaborare con varie riviste. Fondò nel 1926 l’«Italiano» e nel 1937, grazie all’appoggio di Mussolini, «Omnibus», primo esempio nazionale di rotocalco. Fu anche un eccellente disegnatore e un innovatore nel campo dell’editoria.
16 «L’Italiano» rivista bolognese fondata da Leo Longanesi nel 1926. Vi collaborarono numerosi intellettuali soprattutto dopo l’entrata nella redazione di Raimondi che accentuò il carattere artistico e letterario del periodico. Divenne una delle roccaforti di Strapaese insieme al «Selvaggio» di Mino Maccari. Nel 1933 Longanesi trasferì la redazione da Bologna a Roma. La rivista cessò la sua attività nel 1942.
17 Roberto Longhi (1890-1970), storico e critico dell’arte. Pubblicò le sue prime ricerche sulla «Voce» e collaborò a numerose riviste d’arte tra le quali «Pinacotheca» e «Vita artistica» che diresse insieme a Cecchi. Fondò «Paragone» nel 1950. Dal 1934 tenne la cattedra di Storia dell’Arte presso l’Università di Bologna.
18 Gianfranco Contini (1912-1990), filologo e critico. Insegnò Filologia romanza nelle Università di Friburgo, Firenze e presso la Scuola Normale di Pisa. Elaborò un personalissimo metodo critico che applicò soprattutto allo studio della letteratura moderna e contemporanea. Fu amico ed estimatore di Raimondi con il quale ebbe una lunga corrispondenza epistolare (le lettere di Contini sono conservate presso il Fondo Giuseppe Raimondi dell’Università di Bologna).
19 G. Raimondi, Emilio Cecchi, in «L’Italiano», a. II, n. 7/8/9, 30 giugno 1927.
20 Vedi lett. XV.
21 «Valbona» rivista urbinate di arte e letteratura, fondata da Leonardo Castellani nel maggio 1957 e pubblicata sino al dicembre 1961. In ogni numero vi sono presenti illustrazioni e calcografie originali che rendono molto preziosa e rara l’edizione. Vi parteciparono grandi artisti tra i quali Giorgio Morandi, Carlo Carrà, Osvaldo Licini, e anche molti importanti scrittori: Giuseppe Raimondi, Mario Luzi, Leonardo Sciascia e altri. Per un approfondimento si veda la ristampa anastatica: «Valbona»: 1957-1961, introduzione di C. Bo e G. Mosci, Urbino, Università degli studi, 1984.
22 G. Raimondi, Paesaggi con figure, con 8 acqueforti nel testo e 10 in “suite”, Pesaro, Edizioni della Pergola, 1975.
23 In particolare nei volumi L. Castellani, Quaderni di un calcografo, Caltanissetta, Ediz. Salv. Sciascia “I quaderni di Galleria”, 1955 e L. Castellani, Pagine senza cornice, ed. Istituto d’Arte Urbino, 1946.
24 N. Pedretti, Al Vousi, Ravenna, Edizioni del Girasole, 1975.
Valentina Malerba, Giuseppe Raimondi: quattro carteggi tra letteratura e arte, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, Anno Accademico 2015-2016

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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