Un antico contenzioso sulla pescagione

Bordighera

Per ironia della sorte proprio un contenzioso degli abitanti di Bordighera nel Ponente Ligure col Parlamento di Ventimiglia ha finito per tramandare i più significativi ed importanti dati sulle vicende della “pescagione” nell’estremo ponente ligure.

La PESCA e il trasporto per cabotaggio di merci e persone, costituivano di fatto l’attività economica di quasi tutti i residenti di Bordighera, i quali – come scrisse l’erudito del 1600 di Ventimiglia Angelico Aprosio – avevano meno alternative degli altri villani, il cui territorio si prestava ad una produzione agricola discreta e comunque decisamente più varia.

La popolazione di questa villa marinara fu particolarmente colpita dalla legge e parecchi furono i processi che colpirono i pescatori bordigotti: naturalmente, come si legge di seguito, a monte di questa disperata situazione stava ancora una normativa fiscale subdolamente introdotta dal Parlamento di Ventimiglia.

Nel 1502 il Parlamento intemelio (cioè di Ventimiglia), senza valutare la situazione di povertà dignitosa che governava in Bordighera, appena costituitasi – ad usare un termine moderno – in cittadina (come nella quasi totalità delle ville orientali), algidamente, era infatti riuscito a imporre il trattato della GABELLA DEI PESCI per cui il pescato si doveva vendere a prezzi controllati sempre e prioritariamente in “chiappa di città” (di Ventimiglia) alla “Porta Orientale” e che un quinto del ricavato fosse riscosso come imposta della Comunità intemelia.

I Bordigotti, marinai e pescatori a differenza degli altri “villani” perlopiù agricoltori, in tal caso furono i più penalizzati, sin ad avere parziali seppur mai complete soddisfazioni, dalle Autorità di Genova cui s’appellarono.

Il problema non venne mai risolto e costituì una tra le cause d’attrito (ma ve ne erano altre con altri paesi o cittadine e sfociarono nel secolo successivo nella costituzione – secessione da Ventimiglia – della Magnifica Comunità degli Otto Luoghi!) fra Ventimiglia e Bordighera, nè le successive amministrazioni avrebbero fatto nulla per sminuire le tensioni. Gli abitanti di Bordighera, per sopravvivere e non impoverirsi vendendo in Ventimiglia a basso prezzo il frutto del lavoro in mare, sfidarono l’autorità del Parlamento e navigando di notte a luci spente o sull’alba, si recarono in altri porti a vendere i pesci a prezzo tale da giustificare la fatica fatta e portare a casa giusto guadagno.

La polizia fiscale intemelia (“Gabellotti” e “Gabellieri”), e le guardie del Parlamento presero a pattugliare il mare con barche armate, mettendo posti di controllo sulla spiaggia: non pochi furono i pescatori di Bordighera caduti nelle della Giustizia di Parlamento” sin ad essere denunciati, arrestati e quindi rinchiusi in CARCERE, subendo processi in cui era implicita l’idea di colpa e punizione (in genere sotto forma di multa in denaro).

Il 4 marzo 1573, il padrone di una barca da pesca, Battistino Raineri (evidentemente arrestato dal Bargello o comunque fermato dal Braccio Regio dello Stato) al “Banco del diritto di Ventimiglia” confessò che Giacomo Rolando di Bordighera, con altri, s’era recato a vendere in Sanremo cestini di sardine appena pescate. Il giorno dopo Paola Gerbaldi o Giribaldi confessò che lei e tal Geronima Biancheri (che confermò) avevano venduto a Sanremo un quantitativo di sardine acquistate dal Rolando. Costui ammise d’aver venduto il pesce alle donne perché lo piazzassero sul fruttuoso mercato di Sanremo ma precisò d’aver provveduto a vendere anche del pesce calmierato in Chiappa di Ventimiglia.
Gli inquirenti (G.B.Orengo, Guglielmo Oliva e Giacomo Piana) gli estorsero però anche altre confessioni.

La CONFESSIONE nel DIRITTO INTERMEDIO (e si era sempre REI se accusati, a meno che non intercorressero prove o testimoni a favore dell’innocenza), era davvero l’essenza di qualsiasi processo, civile o penale.

Ai giudici era concesso estremo arbitrio, che spesso addirittura esasperavano con mezzi coercitivi oltre le stesse ampie normative statutarie, pur di ottenere una completa confessione che ponesse fine al procedimento di legge e giustificasse ogni volta l’autorità di Stato e Giustizia.

Così l’inquisito, mai sapremo se sottoposto a pressioni morali e fisiche di varia natura, ammise che il 4 marzo Battistino Raineri aveva pescato molti “pesci biancheti” che mandò a vendere per mare (“con un leudo”=tipo di imbarcazione) a Sanremo. Il Rolando (l’unico di cui si sanno condanna e multa inflitte: di 15 lire-moneta vecchia di Ventimiglia) finì poi col coinvolgere un altro bordigotto fin a quel punto non menzionato, certo Francesco Pallanca di Bordighera che avrebbe venduto il pescato (un quantitativo di “biancheti”) al cuoco Pietro di Celle Ligure.

Pagine che fanno intendere la situazione dei Bordigotti: erano uomini (e donne) semplici (spesso analfabeti) che si impaurivano difronte al latino arrogante e soprattutto all’ARBITRIO ASSOLUTO dei GIUDICI (tanto della CURIA di GENOVA che delle CURIE LOCALI) operanti secondo le normative del DIRITTO INTERMEDIO.

Persone umili, insomma, che soprattutto temevano di dover scendere per i “gradini della disperazione”, quelli che conducevano alla CAMERA DELLE TORTURE, allestita sempre presso ogni giurisdizione del DOMINIO DI TERRAFERMA, sia che fosse GIURISDIZIONE CENTRALE o “di CITTA'” (ove era la CURIA DI GENOVA presso cui si trattavano i gravi reati penali od i casi di criminali minori recidivi: la giustizia era amministrata dai massimi magistrati del diritto genovese come il Pretore di Città ed il Giudice dei Malefici). 

O delle RIVIERE sotto le varie forme di GOVERNATORATO (come nel caso di Sanremo), di CAPITANATO (qual fu VENTIMIGLIA) o di semplice PODESTERIA, come nel caso di TRIORA E SUO TERRITORIO in Valle Argentina, la cui “CAMERA DEL DOLORE” fu tanto tristemente “frequentata” in questi tempi da sventurate donne, accusate d’esser streghe.

Anche per questi terrori, per la suggestione paurosa del dolore inferto dagli inquisitori…soprattutto per l’angoscia di essere INFAMATI o MUTILATI PER PUBBLICA VERGOGNA (cosa più frequente, specie fra i ceti non abbienti, della condanna capitale, comminata con una certa riluttanza, e della pena del CARCERE, ancora molto rara) i semplici, blanditi pure da occulte persuasioni, finivano per denunciarsi o tradirsi a vicenda!

da Cultura Barocca

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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