Un primo antico tragitto per Santiago de Compostela

Dal 1135 i PELLEGRINI che si recavano a SANTIAGO DE COMPOSTELA potevano servirsi di una GUIDA, assai utile per completare verso la Santa Meta, l’arduo Cammino.
La GUIDA era stata redatta tra 1130 e 1135 dall’ ambiente religioso cluniacense.
L’operetta, suggerita da una lettera poi rivelatasi falsa di papa Callisto II, era opera del chierico di Parthenay-le-Vieux, nel Poitou a nome Aimery Picaud ed era la quinta parte del più vasto “Liber Sancti Jacobi” (“Libro di S. Giacomo”): mentre le prime quattro parti erano dedicate a celebrare le gesta dell’apostolo Giacomo Maggiore nella quinta si poteva consultare una precisa descrizione dei percorsi che dalla Francia conducevano al celebre santuario spagnolo nel limite ultimo della Galizia presso Capo Finisterre.
L’autore stesso, prevedendo le difficoltà che i viandanti avrebbero incontrato inoltrandosi in terre ancora sconosciute, dopo una personale ricognizione a cavallo aveva steso questa guida tanto ricca di particolari da poter sembrare un itinerario turistico: “BISOGNA INVECE STAR BEN ATTENTI A NON CONFERIRE QUESTA LIMITAZIONE MODERNA AL LAVORO” perchè la GUIDA è soprattutto una GUIDA SPIRITUALE, il disegno di un ITINERARIO SANTO che conduceva santi pellegrini al luogo spirituale per eccellenza, appunto SANTIAGO DE COMPOSTELA dopo aver obbligatoriamente disegnato un percorso (VISITANDUM EST=E’ NECESSARIO VISITARE) entro cui tutte le TAPPE DI AVVICINAMENTO, caratterizzate dalla visita ad altri importanti SANTUARI, costituivano MOMENTI ESSENZIALI di un più esteso processo di PURIFICAZIONE che raggiungeva appunto il suo acme nel sublime momento della VISITA A SANTIAGO.

Il PRIMO TRAGITTO della “GUIDA” riguardava il percorso che avrebbero dovuto fare i PELLEGRINI che fossero giunti dalla valle del Rodano e naturalmente dall’ITALIA.
In tal contesto un’importanza rilevante spettava alla base viaria e marinara di VENTIMIGLIA nodo essenziale dei grandi spostamenti che avvenivano dall’area pedemontana e da tutta Italia per i nodi viari di SAVONA e soprattutto di GENOVA.
La prima tappa del PRIMO TRAGITTO PER SANTIAGO in TERRITORIO FRANCESE era la città di ARLES.
Nella ABBAZIA DI SAINT TROPHIME, celebre per lo splendido PORTALE si custodivano i appunto resti di “S. TROFIMO” evangelizzatore della PROVENZA oltre che primo vescovo della città e quelle di “S. CESARIO” suo successore nel IV sec. ed autore di importanti testi sacri.
Ai margini della città si potevano poi visitare gli ALISCAMPS che nel ricordo collettivo e tradizionale erano noti come CAMPI ELISI in quanto vi si vedeva ancora una GRANDE NECROPOLI ROMANA su cui, per “PROCESSO DI INTERAZIONE TRA PAGANESIMO E CRISTIANITA'” o se vogliamo di “SOVRAPPOSIZIONE CULTUALE”, era sorto un cimitero cristiano.
La leggenda poi volle che l’area tutta fosse stata benedetta dal “CRISTO” miracolosamente apparso: qui, portati dalla corrente del fiume, giungevano i corpi dei morti dell’intera regione del Rodano per ricevere dignitosa sepoltura.
La BASILICA CIMITERIALE, circondata da alberi secolari, tumuli e cippi di pietra, custodiva i resti di “S. GENESIO” cancelliere di giustizia di Arles morto come martire nell’ultima persecuzione imperiale: la chiesa era però consacrata a “S.ONORATO” il monaco eremita che nella minore delle ISOLE DI LERINS aveva eretto una CELEBRE ABBAZIA: a circa quattro Km. dal centro abitato, quasi gravitante sul corso del RODANO, sorge quindi l’ABBAZIA DI SAINT PIERRE DI MONTMAJOUR.
La sosta successiva di questo PRIMO TRAGITTO citato dalla “Guida verso Santiago de Compostela” era a poche miglia da ARLES, al limite della selvaggia area della “CAMARGUE”, presso il santuario di SANT-GILLES: narrava la leggenda che fosse stato eretto da “Wamba” re dei Goti stupefatto dalla santità dell’eremita “EGIDIO” qui ritiratosi in vita ascetica e capace di ammansire gli animali più feroci.
In seguito “S.EGIDIO” sarebbe divenuto abate del convento ove sarebbe morto ottuagenario nel 720.
Secondo la GUIDA il suo corpo miracolosamente non avrebbe conosciuto gli orrori della decomposizione e sarebbe rimasto intatto: per questo il sarcofago in cui se ne conservavano i resti divenne oggetto di una profonda venerazione.
Da Saint-Gilles si giungeva al gran deserto in una stretta valle dell’Herault in prossimità di SAINT-GUILHEM.
Qui in località GELONNE, in una gola racchiusa fra calanchi calcarei, “GUGLIELMO CONTE di TOLOSA” e sostenitore di “CARLO MAGNO” aveva fatto erigere un’abbazia benedettina dove da secoli ormai si custodiva il suo corpo.
Il Conte, citato nelle “Chansons de Geste”, aveva combattuto contro i Saraceni ed aveva partecipato alla liberazione della “CATALOGNA” dagli Arabi.
Morta la moglie si era convertito alla “Regola benedettina” prendendo stanza prima nel convento di ANIANE e poi nell’ABBAZIA DI GELONNE.
Le due località erano congiunte da un ponte che valicava le acque dell’Herault: si chiamava PONTE DEL DIAVOLO in quanto la leggenda voleva che ogni notte il DEMONIO (quell’estrema casistica del male contro cui il PELLEGRINAGGIO era l’estrema difesa) distruggesse la parte del ponte che era appena stata costruita.
La cosa sarebbe andata avanti così fin a quando il forte Conte di Tolosa mossa guerra al Maligno non lo fece sprofondare negli abissi donde era venuto.
La “VIA SANTA PER COMPOSTELA” continuava verso “NARBONNE” al “CAPO d’AGDE” ove sarebbe sorta un’antica “STAZIONE STRADALE ROMANA” lungo la “VIA DOMITIA”.
Qui ogni pellegrino non avrebbe potuto far a meno di venerare i protomartiri cristiani “TIBERIO”, “MODESTO” e “FIORENZO” vittime di una persecuzione dei tempi dell’impeatore romano Diocleziano.
Dalla costa ove avrebbero patito il supplizio, i corpi di tali eroi cristiani sarebbero poi stati condotti fin a questa località, che dal più celebre fra loro avrebbe preso nome di SAINT-THIBERY.
Prima di valicare i Pirenei ed entrare in Spagna un’importante sosta spirituale era d’obbligo a TOLOSA, sulle rive della Garonna, città fondata dai Celti ma poi colonizzata e resa importante (dal 106 a.C.) ad opera dei Romani.
La GUIDA invitava i pellegrini ad entrare nell’importante, monumentale BASILICA DI S.SERNIN (iniziata nel 1080 e di cui spicca tuttora la bella torre cistercenze) al cui INTERNO si custodiva il corpo di S.SATURNINO, primo vescovo della città, che tanto si adoperò per diffondere il cristianesimo si oltre la catena dei Pirenei.
Anche egli fu martirizzato ed in modo spaventoso. Sarebbe stato legato e fatto trascinare da un toro, quindi sarebbe stato gettato dall’alto del Palazzo di Tolosa (ove ancora si veneravano gli Dei pagani) a sfracellarsi su una pietra miliare sottostante.

da Cultura Barocca

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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