Una destrutturazione dinamica dell’architettura, che viene raffigurata come scenografia pulsante della città moderna

Umberto Boccioni, La Città sale. Fonte: Wikipedia

L’avanguardia futurista si configura come contro-risposta alla retorica dell’Italia umbertina, con l’affermazione della città in espansione quale manifesto della modernità in divenire. Le scelte iconografiche dei pittori futuristi si orientarono alle scene della crescita urbana, contrapponendosi così, con forte polemica anti passatista, all’Italia delle vestigia archeologiche e dell’architettura monumentale.
Balla e di Boccioni dipinsero gli edifici in costruzione nelle periferie operaie in vaste prospettive circondate da impalcature o disseminate nelle campagne che iniziavano ad industrializzandosi. Questa visione sui grandi fabbricati popolari, in cui l’abitazione si identifica con la sola funzione sociale, corrisponde alla volontà futurista di connotare i segni della modernità in opposizione al programma dell’architettura ufficiale, ancora dominata dall’ecclettismo accademico, o dal decorativismo, inteso a evocare le caratteristiche storiche della città italiana.
Boccioni dedicò molto tempo a questo tema, fino a darne una formulazione emblematica in La Città sale, trasfigurazione lirica di un cantiere urbano. L’artista inverte la normale gravità e rompe l’integrità delle forme urbane: l’architettura è oggetto di una forte sollecitazione dinamica in visioni simultanee, dove il movimento riempie lo spazio abolendo la componente statica dall’immagine.
Nella tela Ricordi di viaggio di Severini i corpi architettonici animano col loro movimento l’immagine.
I quadri di Carrà La Galleria di Milano e La Stazione di Milano traducono in movimento le forme dei nuovi centri della modernità urbana del capoluogo lombardo.
Operando la destrutturazione dinamica dell’architettura, che viene raffigurata come scenografia pulsante della città moderna, il futurismo introduce una nuova visione dello spazio urbano che si ripercuote nelle correnti del cubo-futurismo europeo, dalle disarticolazioni delle Tour Eiffel di Delaunay agli incastri eccentrici delle città di Alexandra Exter.
I futuristi introducono il principio di deformazione associandolo al dinamismo della folla, dei rumori, delle luci, delle automobili e di tutto ciò che è di fatto la vita cittadina.
Tra il 1913 e il 1915, BalIa visualizza un modo fantastico nel dipinto Ponte della velocità, articolato sulla continuità di volumi curvilinei e possenti, sormontati da una spirale eccentrica di insegne luminose.
Prampolini propone di modellare un’architettura dalle forme aerodinamiche in funzione dello spostamento delle masse d’aria generato dalla cinetica umana.
Pur se in chiave espressionista e visionaria, queste opere sviluppano una strutturazione architettonica del dinamismo che è in parte debitrice anche della scultura futurista. Nella rappresentazione futurista dello spazio urbano, le forme statiche e regolari della città appaiono trasfigurate poiché riflettono direttamente l’animazione e il tumulto della vita cittadina: è la pittura a ispirare poi la visione architettonica futurista. Boccioni ne diventa il teorico stilando un manifesto in cui prevede l’abolizione della forma urbis, cioè la fine del carattere ordinato, lineare, seriale e prospettico del panorama cittadino di tradizione italiana. Il nuovo tessuto urbano si dovrà sviluppare dinamicamente ed i volumi delle costruzioni, dettati dalle sole necessità degli spazi interni e non da una forma prestabilita, si incastreranno funzionalmente tra di loro.
Formulando il concetto di “insieme plastico”, comune alla scultura e all’architettura, Boccioni apre una nuova direzione di ricerca.
La stessa volontà di destrutturazione in chiave dinamica viene introdotta da Balla, Marinetti, Depero, Cangiullo, Prampolini nei vari campi dell’architettura applicata: Ia tipografia, l’arredo, i mobili, la moda, la scenografia, l’oggetto domestico. Tra istinto giocoso e proiezione utopistica verranno progettati mobili in forma di caratteri tipografici, costumi plastici molto eccentrici, scene teatrali per spettacoli del teatro d’avanguardia.
La progressiva elaborazione di un’estetica fatta di contrasti, asimmetrie, linee fulminee e colori vivaci si fissa nel mito utopistico della “ricostruzione futurista dell’universo”.
Il concetto chiave di questa di ricerca è il “complesso plastico-cinetico”, cioè l’opera mobile e tridimensionale intesa come nodo d’energie, un insieme armonico di volumi e di forme in movimento.
Il manifesto che ne stipula la base teorica è pubblicato a Roma, la culla dell’arte barocca, la cui ascendenza sul futurismo si trova associata ai postulati della Gestalttheorie della scuola di Vertheimer (psicologia della Gestalt).
A Milano, l’idea del “complesso plastico-cinetico” è teorizzata da Marinetti sul versante dell’estetica delle strutture meccaniche e degli ingranaggi industriali.
Due architetti professionisti, Sant’Elia e Chiattone, disegnano i corpi architettonici della “città futurista” in una serie di opere dall’imponente connotazione scenografica.
Per Sant’Elia la nuova architettura deve esprimersi nell’articolazione globale dei grandi centri urbani. Le sue opere mostrano intere sequenze di palazzi dai volumi e dalle superfici oblique, attraversati da diversi livelli di collegamento, separati ma interconnessi da un flusso incessante di comunicazione rapida e ininterrotta. Non essendo accompagnati da alcuna ipotesi di realizzazione concreta tali progetti si impongono infatti come semplici evocazioni immaginarie, documenti ideologici di contestazione e di rottura, nella migliore tradizione dell’architettura disegnata.
Nei progetti architettonici di Chiattone, l’assimilazione estetica della macchina tende invece verso un nuovo monumentalismo. La visione futurista di Chiattone, che investe la tipologia della grande costruzione isolata piuttosto che l’insieme urbano, sembra concepire la megastruttura come una vera e propria imago templi della modernità.
Depero traspone la rivoluzione tipografica futurista nel campo dell’architettura realizzando in chiave ludica e simbolica un padiglione del Libro strutturato come un montaggio di lettere alfabetiche.
Gianluca Bonini, Contaminazioni tra arte e architettura, Tesi di Dottorato, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, 2012

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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