Una sincera trascrizione di un esaurimento nervoso

La mutazione economica e sociale secondonovecentesca che ha portato a scosse e riassestamenti in tutti i poeti finora affrontati si può considerare costitutiva per la neoavanguardia, che fonda le sue istanze a partire non solo da un confronto diretto con la società di massa ma da una vera e propria immersione antagonistica nel suo stesso sistema linguistico e strutturale. Il linguaggio irrimediabilmente compromesso ai sistemi egemonici rende per i Novissimi inevitabile, se non si vuol tacere, un’operazione di mimetizzazione e sabotaggio che trova il suo correlato obiettivo polemico nella lingua letteraria: «la neoavanguardia del gruppo ’63 procede ad una critica, ideologicamente agguerrita, sia della lingua delle comunicazioni istituzionali che del codice letterario, mirando così ad accelerare […] la dissoluzione del discorso lirico, privato di ogni autenticità o innocenza» (Testa 2005, 9). Gli intenti ideologici si realizzano nella pratica di una scrittura che porta agli estremi le già sperimentate forme dissolutive dell’avanguardia novecentesca: frantumazione, asintattismo, sperimentazione tipogragrafica e versificazione atonale si uniscono ad un linguaggio bulimico e deflagrato fino al non-senso, che si fa mimesi critica di una «schizofrenia universale» (Giuliani 1961, 7). Si dà voce così anche al rapporto frustrato e malato del soggetto moderno con una realtà sovra produttiva e disgregante. Come sintesi di questo concetto si può considerare la tagliente descrizione di Zanzotto, in dialogo spesso critico con la neoavanguardia, che definisce la prima opera di Sanguineti: «una sincera trascrizione di un esaurimento nervoso»; la glossa verrà poi accolta dall’autore ed estesa a sintomo di un più generale esaurimento «storico» (cfr. Mengaldo 1978, 953). Edoardo Sanguineti si può considerare l’esponente più importante della neoavanguardia «per priorità d’iniziativa e lucidità e complessità teorico-culturali» (ivi, 952). Attraverso la sua opera si fa dunque portatore delle istanze poetiche del gruppo ponendo l’accento sulla prospettiva ideologico politica verso cui converge lo sperimentalismo formale.
Il percorso poetico sanguinetiano comincia, precoce rispetto alla codificazione dei Novissimi, con Laborintus (1956), un esordio negativo e distruttivo, in cui l’autore sembra attraversare la grande discarica del capitalismo nuotando fra i rifiuti indifferenziati del linguaggio e delle designazioni del linguaggio. La sintassi, affastellata e sconnessa, scioglie nell’accumulo plurilinguistico un amalgama semantico che unisce bassi dettagli corporei, eros, morte, segnali di malattia, verifiche di condizioni psichiche, particolari intatti della natura, rimandi a saperi come la filosofia o la scienza, e molto altro.
Lo statuto di implicita denuncia evolve con le raccolte successive verso un atteggiamento più propositivo e comunicativo che intravede e ricerca significati non del tutto compromessi, come il tema del corpo, unito poi all’autobiografismo, alla tematica familiare (Erotopaegna 1960, Purgatorio dell’inferno 1964) e alla prospettiva di un’alternativa “pubblica”, rintracciabile in Wirrwarr (1972): «alcuni avvenimenti storici (quali la rivoluzione culturale cinese) offrono l’opportunità di affermare l’esistenza di valori contrapposti all’insensatezza delle società occidentali» (Luperini-Cataldi 2001, 707). In generale aumentano i dettagli del quotidiano e un lessico altrettanto feriale; Postkarten (1978) raccoglie ad esempio delle cartoline che registrano aneddoti, eventi minimi, dialoghi o riflessioni estemporanee.
Alla crisi degli stessi valori alternativi prospettati in queste raccolte segue un «ripiegamento, anche cinico e dissacrante, nella letteratura» (ivi, 708) in cui l’iperletterarietà già distribuita nei testi si trasla nel recupero della metrica tradizionale e in giochi artificiosi come l’acrostico o il tautogramma (cfr. Testa 2005, 178), influenzati anche dal clima postmoderno degli anni ’80 (Stracciafoglio 1980, Alfabeto apocalittico 1982, Novissimum testamentum 1982). Tonalità più cupe e disilluse mantengono anche nelle ultime raccolte il metodo di assorbimento del linguaggio e dei detriti della società, arrivando ad accogliere il lessico della televisione, dei computer o dei telefonini (Cose, 1999). In generale dunque la postura di fondo e il metodo poetico di Sanguineti rimangono coerenti assieme alle tendenze linguistiche e sintattiche delle sue poesie, che con strette o allentamenti contengono in tutti i libri un certo grado di distorsione e sperimentalismo.
Elisa Barbisan, Il negativo del testo. “Punteggiatura bianca” nella poesia italiana del secondo Novecento: Montale, Sereni, Caproni, Zanzotto, Sanguineti, Rosselli, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, anno accademico 2018/2019

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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