Una storia delle mostre realizzate da CSAC è stata realizzata e approfondita in più occasioni editoriali

Risulta davvero complessa anche solo l’elencazione delle oltre centoventi mostre temporanee <669 che il Centro Studi dell’Università di Parma ha realizzato dal 1968 <670 ad oggi – cinquant’anni – tema che meriterebbe uno studio specifico e approfondito che vada ad indagarne le modalità con cui questa intensa attività si è rapportata con le ricerche dell’Università, le sue posizioni teoriche, con gli artisti e le loro opere, con il territorio, in un racconto che potrebbe descrivere molto anche della natura e della storia culturale della nostra città e dell’Università stessa.
Si è quindi deciso di aprire una riflessione e un paragrafo sulla vicenda espositiva dello CSAC [Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma] per identificare non solo la successione dei titoli e dei temi scelti (quindi delle ricerche) ma allo stesso tempo seguire con il passare delle mostre temporanee l’evoluzione delle Sezioni del Centro che andranno definendosi in cinque dipartimenti autonomi ma parte di un unicum a cui si applica un modello teorico omologo. Si delinea inoltre, con l’inclusione di nuovi materiali durante gli anni, nonché delle nuove e connesse attività del centro che nascono nel tempo, come vedremo, ad esempio, per l’apertura alle consultazioni da parte del pubblico, il tema della necessità di nuovi spazi, strumenti e strutture.
Un percorso quindi che, nell’interesse di questa ricerca, attraversa per sommi capi ed esempi, con il punto di vista sui cambiamenti e i caratteri peculiari del costruirsi delle Sezioni rispetto alla progressiva conformazione del Centro Studi in quanto istituzione pubblica e universitaria.
Seguiamo la storia del Centro in una descrizione dell’evoluzione della sua configurazione e degli spazi che lo ospitano, per sommi capi ed esempi, suddividendola in tre fasi principali dal 1968 al 2015.
Si è deciso di non procedere elencando tutte le esposizioni <671 realizzate nel corso di questa vicenda storica ma di segnare alcuni momenti che rendano conto della tipologia di materiale studiato ed esposto e dell’impostazione metodologica della raccolta e delle ricerche, consapevoli che, come descrive Quintavalle, “non vi è stato dunque un programma di mostre stabilito a priori; progetti diversi si sono intrecciati anche sovrapposti” <672.
Si può considerare una prima fase dal 1968 fino al 1976 (anno in cui il Centro prenderà il nome definitivo e vedrà mostre di Arte, Media e Fotografia spostarsi dal Salone dei Contrafforti alle Scuderie della Galleria Nazionale) poi una seconda fase con l’ampliamento delle sezioni al 1983 (quando verrà redatto il volume CSAC. Situazione al 1983 che ne indica le cinque sezioni, ovvero l’annessione di Progetto e Spettacolo alle prime tre Sezioni e gli importanti convegni del 1980 (sul Progetto) e 1984 (sulla Moda) all’interno degli spazi dell’Istituto in Pilotta, fino allo spostamento della sede nel 1989.
Dopo questa fase iniziale si avrà dal 1989 un periodo che identifichiamo con la conclusione del mandato di Giulio Carlo Argan come Presidente del Centro e il trasferimento del CSAC nella nuova sede temporanea del Padiglione Nervi (che diventa anche luogo delle esposizioni alternandosi alle Scuderie). Sono gli anni in cui inizia la collaborazione con l’editore Electa e poi con Skira, occasioni che determinano un cambiamento nella forma editoriale delle pubblicazioni. Tra le mostre di questi anni segnaliamo la partecipazione alla 45^ Biennale di Venezia del 1993 con “Muri di carta” e la prima mostra antologica delle raccolte all’interno della nuova sede (Il rosso e il nero, 1999); dagli anni Duemila al 2014 le esposizioni si diversificano, proseguono i convegni, come ad esempio quello sugli archivi d’architettura <673 (2000) sui progetti di Pier Lugi Nervi <674 (2012) e sul ruolo delle immagini nel XXI secolo <675 (2013).
Nell’ultima sezione ci concentreremo su una fase, a partire dal 2015 e ancora in corso, che segue un cambio di direzione nella gestione della raccolta, e l’apertura dello spazio espositivo permanente e l’introduzione di nuovi temi di ricerca.
L’accezione con cui guardiamo a questa “storia” fino a quella più recente è in primo luogo un’occasione per far emergere alcuni caratteri, autori e materiali della raccolta, le figure che li hanno ordinati e catalogati, le fondamenta per un nuovo percorso da cui prende origine l’apertura dello spazio permanente e il nuovo ruolo dell’allestimento.
Una storia delle mostre realizzate da CSAC, come abbiamo indicato anche in nota, è stata realizzata e approfondita in più occasioni editoriali. Il Centro è stato presieduto da Giulio Carlo Argan (dal 1976 al 1989), da Arturo Carlo Quintavalle (ne diviene presidente sostituendo Argan nel 1989 e lo resterà fino al 2014, prima ne era il direttore), da Gloria Bianchino (direttrice del Centro dal 1989 al 2014), da Luigi Allegri nel 2014, dal Rettore Loris Borghi nel 2015 e infine da Francesca Zanella (presidente del Centro dal giugno 2015).
Dal racconto dei protagonisti si evidenziano nel tempo le scelte, le modalità e le logiche che sottendono l’esposizione, l’organizzazione e la raccolta dei materiali in relazione agli obbiettivi, al pubblico e alle condizioni storiche.
Ogni mostra, alcune forse più di altre, ha rappresentato un momento fondativo, un passaggio importante ma soprattutto una linea di ricerca che veniva seguita e svolta all’interno del Centro e dell’Università e rimangono un importantissimo strumento per comprendere la natura dell’archivio (sia nello specifico dei singoli fondi archivistici sia nella sua impostazione generale) sotto molti punti di vista. Così anche i cataloghi che hanno accompagnato ogni mostra, che oggi rappresentano la ricerca e la memoria di ogni discorso espositivo.
I cataloghi, realizzati a partire dal 1968 <676 sono importante patrimonio e testimonianza, affiancano le rassegne realizzate dal gruppo di lavoro del Centro Studi e l’intensa storia della raccolta, indicando le caratteristiche delle mostre: “ogni mostra era il rendiconto di ricerche e seminari, anche sulla fotografia, la grafica, i media ed era realizzata per promuovere un nuovo discorso critico su questi stessi materiali […] sia attraverso libri e mostre che attraverso critici dibattiti e scambi internazionali e nazionali con le massime istituzioni” <677.
Le mostre CSAC hanno spesso costituito un’occasione per nuove campagne di catalogazione, motivo di donazioni, in alcuni casi situazioni in cui gli studenti potevano seguire l’intero processo di organizzazione, di continua ricerca e comunicazione al pubblico del proprio lavoro. A documentare le mostre CSAC oltre ai cataloghi, per ricostruirne la storia espositiva vi sono diverse fotografie e soprattutto racconti e ricordi di chi quelle mostre le ha pensate, costruite e realizzate e dei quali alcuni protagonisti lavorano oggi all’interno del Centro Studi. Fotografie e testimonianze orali importanti perché se il catalogo – saggi, schede critiche, apparati – rappresenta la possibilità di analisi di un modello di ricerca, non racconta però l’allestimento, lo spazio, la relazione tra le parti, il momento dell’evento e la genealogia della sua nascita. Qui si tenterà di ripercorrere in modo cronologico le esposizioni, soffermandoci su alcuni aspetti che ci sembrano di interesse rispetto al focus sul tema d’archivio. Le esposizioni rappresentano già in se stesse un “archivio” e uno strumento per l’utilizzo in senso sperimentale e conoscitivo della raccolta CSAC, attraversate da innumerevoli e possibili letture non solo cronologiche, delle scuole, degli artisti: guardiamo alla storia delle mostre e all’archivio con criteri differenti, con percorsi operativi che possono riguardare gli spazi in cui si sono svolte, i rapporti internazionali che sono andati a determinare questa storia espositiva e culturale come luogo di concettualizzazione e futura declinazione dell’idea di archivio stessa.
[NOTE]
669 Arturo Carlo Quintavalle ha raccontato la storia espositiva del Centro Studi in più occasioni, sia all’interno di interviste che nei suoi scritti. Tra questi segnaliamo: Centro Studi e Archivio della Comunicazione. Situazione 1983, Documenti, 1, cit.; A. C. Quintavalle, Il palazzo dell’arte, cit.; A. C. Quintavalle e G. Bianchino (a cura di), Nove100, cit.; A. C. Quintavalle e G. Bianchino (a cura di), Il rosso e il nero: figure e ideologie in Italia 1945-1980 nelle raccolte del CSAC, cit. Una prospettiva teorica è accennata dallo stesso docente all’interno di Per una introduzione in A. Calzolari, R. Campari, A. C. Quintavalle, Arte e comunicazione visiva, Quaderni di Storia dell’Arte, no. 5, Università degli Studi di Parma, 1969. Note e riflessioni sull’attività espositiva del Centro si trovano nei Cataloghi e nei Quaderni dell’Istituto in bibliografia, ad esempio segnaliamo alcuni numeri di “NAC – Notiziario Arte Contemporanea”: no. 11 marzo 1969 (Ceroli), no. 1 gennaio 1972 (New Photography USA), no. 2 febbraio 1972 (Klee fino al Bauhaus), n. 4 aprile 1973 (Parola e Immagine), no. 5 maggio 1974 (Della falsità). Più recentemente si veda G. Bianchino, Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma in Atti del Primo Convegno Archivi e Mostre, Biennale di Venezia, 2013, p. 156 e S. Riva, L’archivio al centro. Dal CSAC a un contesto più ampio in C. Collina (a cura di), E-R Design: Estetica del quotidiano negli istituti culturali dell’Emilia-Romagna, IBC, Emilia Romagna, 2017, p. 55.
670 La prima mostra è Concetto Pozzati, nel Salone Farnese della Pilotta, nell’aprile-maggio del 1968. La mostra è accompagnata dal catalogo omonimo a cura dell’Istituto di Storia dell’Arte Università di Parma e della Soprintendenza
alle gallerie, cfr. Concetto Pozzati, Cataloghi, no. 1, tip. La Nazionale, Parma, 1968. Nel frontespizio di questa pubblicazione il Preside della Facoltà di Magistero Domenico Pesce si augura che “A questa esposizione su Concetto
Pozzati, altre ne seguiranno, volte a illustrare la situazione attuale della cultura visiva in Italia”.
671 Un elenco completo delle mostre si può trovare on line sul sito su www.csacparma.it. [ultimo accesso 20.10.2018].
672 A. C. Quintavalle, Il Palazzo dell’Arte, cit., p. 34.
673 M. Branchi, Sugli standard di descrizione, Bollettino del convegno AAA Italia (Parma, 5 maggio 2000), no.1, Parma, 2001; si veda anche G. Bianchino, Archivio come modello antropologico di analisi della storia in G. Bigatti e M. Canella, Collegio degli ingegneri e degli architetti di Milano. Gli Archivi e la storia, cit., p.183.
674 G. Bianchino e D. Costi (a cura di), Cantiere Nervi: la costruzione di un’identità. Storie, geografie, paralleli (Atti del convegno internazionale di studi su Pierluigi Nervi, Parma-Ferrara-Bologna, 24-26 novembre 2010), Milano, Skira, 2012.
675 G. Bianchino (a cura di), Di chi sono le immagini nel mondo delle immagini? (Atti del Seminario di studi, Parma, 29 marzo 2012), Nuovi Quaderni dello CSAC, Skira, Milano, 2013
676 Come già detto, il primo è Concetto Pozzati, (catalogo mostra Salone Farnese in Pilotta, Parma, aprile-maggio 1968), cit. La produzione di cataloghi interni al Centro proseguirà con continuità fino al 1989, quando inizia la collaborazione con Electa. L’ultimo volume sarà Gianni Pezzani (catalogo mostra CSAC, Parma, 2000), Centro Studi e Archivio della Comunicazione Università di Parma, Quaderni, no. 77, La Colornese, Parma, 2000.
677 G. Bianchino, Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma in Atti del Primo Convegno Archivi e Mostre, cit., p. 154.
Maria Chiara Manfredi, Arti e progetto. Tra archivio ed esposizione. Una indagine sulle pratiche di raccolta, cura e ricerca a partire dal Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, Tesi di dottorato, Università degli studi di Parma, 2019

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.