Ventimiglia (IM), Nervia, Via Gradisca

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L’amico, i pochi amici che sanno potranno anche leggere fra le righe i modesti segni di una personale e sempre caleidoscopica nostalgia…ad essi in fondo è rivolta questa poesia, a rammentare una Via periferica di Ventimiglia: là dove il gran torrente Nervia segnava allora (con le macerie dei bombardamenti che, con la Frazione di Nervia tutta, ferirono a morte nella II guerra mondiale anche questa Via) la distanza fra il passato e quel “boom” economico di cui eravamo figli e che ora pare così lontano e chimerico ….e il tutto nel ricordo di “Quelli di Nervia” di cui mai feci veramente parte, io che venivo da lontano, ma cui, forse senza che mai lo sapessero o che glielo facessi sapere, restai legato sulla scia di ricordi di cose che mai ritorneranno ed il cui comun denominato era quel “bizzarro ma straordinario campo di giochi e di sogni” cui si giungeva proprio da questa strada della mia fanciullezza, appunto quel campo fatato che per tanti di noi era e credo che sempre sarà “Il greto del Nervia

 

VIA GRADISCA

Una strada di sassi, di polvere

con tre case, ancora da finirsi,

di operai delle ferrovie. A fianco una palma,

la foresta dei bambini:

verso il Nervia, al bivio,

il Palo, che è un pilone,

per i fili dell’alta tensione,

ma che per tanti, come me,

sarà sempre il palo, l’apotropaico,

il bisonte di ferro intrecciato,

il mostro arcano che nutriva i sogni,

dei figli degli operai delle ferrovie! Su di esso, tra le fronde ferrigne,

il figlio del fiume, della rabbia,

della polvere e delle ferrovie

era qualcuno: diverso dai figli

beneducati di chi aveva bottega

o, meglio ancora, di chi teneva studio,

in centro, magari con vista sul corso. In via Gradisca c’era il gruppo

di chi veniva da lontano,

di chi non era della città:

il ligure foresto, lo scacciato.

Era il gruppo dei bambini

cresciuti al fischio della vaporiera,

che spaccava i sogni improvvisi,

i voli sull’arcobaleno delle illusioni,

a minacciare quel vagheggio che talora consola!

Fischio ch’ammoniva: un ceto senza censo importante

ed i suoi figli aspiranti operai delle ferrovie!

Poi si crebbe, vi fu l’esplosione

dell’economia; gli operai delle ferrovie

ebbero la macchina e alcuni si fecero

bottegai, come tanti!

Via Gradisca fu asfaltata e illuminata:

non fu più una frontiera,

diventò una strada come tante ma. ..

forse, forse perse per sempre la magia.

 

da Cultura Barocca

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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