Via Due Camini

 

Mi sono accorto che l’emozione acquisisce dimensioni particolari nel caso di racconti o romanzi, che delineano anche sommariamente, quasi per inciso, affidandosi alla cifra della memoria, certi angoli o certo vissuto di Ventimiglia (e del Ponente Ligure), se lavori di persone che ho conosciuto perché qui hanno vissuto o mantenuto rapporti. A prescindere che si tratti di un amico finalmente ritrovato o di chi non si incontra più praticamente dai tempi della scuola. E, forse, il mio coinvolgimento é ancora più forte, perché sono libri da me scoperti e, quindi, letti, come mio solito, quasi trasognato, in ritardo. Ma, se mi difettasse la penna, almeno una corrente fatica letteraria con mera riproduzione di altrui recensione la devo proprio prossimamente presentare.
Chi scrive di Ventimiglia di solito non può prescindere dal mare. Dalle piccole baie, dalle calette, dalle rocce, sempre più numerose verso la frontiera. E c’é, tra gli autori cui ho qui solo accennato, chi sottolinea che, a esplorare e vivere questi paesaggi, e questo ambiente, una vera barriera con la Francia non vi sia mai stata.
Ho anche rinvenuto una intrigante scansione, alla quale si affida un personaggio, di nomi di monti ben visibili dalla costa del Ponente Ligure.
In questa fotografia, scattata verso la confluenza di Via Due Camini con la Frazione di S. Bernardo di Ventimiglia, si può notare una scarna selezione di cime e di colline. Una zona densa di trasformazioni, ormai, e di riferimenti di vario ordine, che mi porterebbero in ogni caso fuori discorso.
Sarebbe in tema la vecchia trattoria più indietro, verso il mare, di Via Due Camini, semplicemente detta, appunto, “Due Camini”, meta tradizionale per tanti anni di gite fuori porta, rimaste nel vissuto popolare, anche perché quell’esercizio da tempo é chiuso. Forse, tuttavia, la mia é una digressione per rimanere comunque in sintonia con le suggestioni di quelle letture. Per varie associazioni di idee é riemersa viva nella mia mente una giovanile serata di fine estate, fatta quasi di niente, se non del discorrere allegramente in compagnia salendo e ridiscendendo, dopo breve ristoro lassù, in città: ero ancora inconsapevole che l’età della spensieratezza stava finendo.

Più sotto ancora il Roia apre la sua foce. Su quella parte di lungofiume la Battaglia di Fiori, cui ho accennato in un mio recente post, si é sempre svolta. Un altro libro mi porta a rammentare un aspetto di quella manifestazione che ho trascurato, quello dei balli popolari conclusivi, in questo caso quelli di una volta nel Mercato dei Fiori. Il romanzo in parola venne scritto circa sessant’anni fa ‘ da persona appena trasferitasi con la famiglia nella città di confine: l’entusiasmo con cui vengono descritti gli aspetti salienti di questa kermesse – a ben guardare anche altro, come la zona di mare di confine – nella trama del racconto appare molto genuino e spontaneo.

E Ventimiglia, intesa come insieme di fattori qui solo adombrati, continua – al netto dell’effettiva resa artistica dei singoli – a suscitare di queste impressioni…

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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