Villa S. Stefano (FR)

 

Villa Santo Stefano, posta su di un colle, domina la valle dell’Amaseno. Si accede al paese sia a monte passando per Giuliano di Roma sia costeggiando a valle il fiume Amaseno, che scorre a 4 km.
Nella valle esisteva un precedente insediamento, “Castrum Sancto Stephani de Valle”, in seguito alle numerose invasioni e guerre dopo la fine dell’Impero Romano; l’abitato venne portato in una posizione migliore di difesa.
Il centro storico fu costruito nel medioevo e con Pisterzo e Prossedi costituiva una base strategica sulla sottostante vallata. La leggenda vuole però che il paese abbia dato ospitalità al mitico re volsco Metabo, padre di Camilla. Villa Santo Stefano fu per molti anni in possesso dei Conti di Ceccano, padroni nel XIII sec. di quasi tutta la zona, i quali la fortificarono con un poderoso torrione cilindrico e con una serie di mura nella zona Portella. Nel 1562 Villa Santo Stefano entrò in possesso dei Colonna, ai quali rimase fino alla generale soppressione dei feudi avvenuta con Napoleone.
Dalla Valle dell’Amaseno si arriva a Villa Santo Stefano nella moderna piazza Umberto I, aperta da sinistra su un giardino con al centro una stele funeraria in ricordo dei caduti in guerra. Un vecchio cannone della prima guerra mondiale sta a ricordare i drammi della guerra. Sempre dal lato della piazza si accede al centro storico. Un massiccio torrione circolare del XIII sec., detto Torre del Re Metabo a due piani, controlla la sottostante porta d’ingresso.
L’abitato del centro storico presenta strade strette, numerose gradinate, case a più piani poste a diversi livelli. Una caratteristica è data da archi in muratura che uniscono gli edifici ai due lati delle stradine, in modo da avere numerosi cripto-portici. La minuscola piazza Mons. Amasio Bonomi è dominata dalla facciata barocca della chiesa di Santa Maria. Questa, a tre navate, presenta un alto campanile movimentato soltanto da alte monofore arcuate e poste nella cella campanaria. Interessanti sono i ruderi della chiesa di San Pietro. Questa, di stile barocco, non fu mai portata a termine: la copertura, che doveva essere a cupola, non fu neppure iniziata; si notano due ampie cappelle laterali e un’abside.
Una strada angusta e lunga (relativamente all’abitato) conduce alla Portella, cioè la piccola porta secondaria del paese che immetteva immediatamente nei sottostanti uliveti e boschi. Quando nel secolo scorso il brigantaggio infestava la zona, da questa Portella furtivamente passavano i briganti.
Unica in tutta Italia è la «panarda»: una zuppa di ceci in onore di San Rocco (coprotettore del paese). Nella notte fra il 15 e 16 agosto vengono cotti in piazza Umberto I, 4 – 5 quintali di ceci, in più di trenta calderoni di rame stagnato (“callare”). Dopo la benedizione, al passaggio della solenne processione, verrà distribuita ai tutti i fedeli.

Fotografia e testo: flickr/Peppino Diana

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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