In questa uggiosa giornata, che in questo sembra proprio ripercorrere la tradizione, si celebra in Bordighera la Festa Patronale di S. Ampelio, mentre la kermesse popolare in suo nome, organizzata dalla giovane Pro Loco, é iniziata già mercoledì scorso nella Spianata del Capo del Paese Alto, come si può vedere qui sopra: il che mi consente di dare qualche approssimativa idea sia dell’ubicazione del Centro Storico che della “scibretta” per antonomasia, cioé uno dei grandi ficus esistenti nella Città delle Palme.
Mentre il sito dove approdò, visse ed operò il monaco arrivato dalla Tebaide egiziana intorno al 400 dell’era volgare é decisamente più in basso, come cerco di documentare in qualche modo con le soprastanti immagini, che consentono oltrettutto di fissare spunti per altre interessanti vicende, immagini messe più o meno in ordine geografico degradante, sino ad arrivare sulla chiesetta sul mare, teatro di tanti matrimoni locali, dedicata e contenitore della grotta, oggi cripta, che ospitò Ampelio.
Non so se all’epoca in cui arrivò – e la leggenda in proposito é intrigante – Ampelio (talvolta si dice anche Ampeglio, tanto é vero che nella consuetudine ormai desueta si potevano e possono trovare persone o con l’uno o con l’altro nome) abbia arrancato sugli scogli che a memoria sono da sempre prossimi al luogo di culto.
Di sicuro la venerazione per questo santo ha comportato un fattore storico di rilievo, pur non costituendosi qui un nucleo abitato degno di questo nome prima della fine del ‘400: l’attuale Paese Alto, insomma.
Le sue reliquie vennero portate a Genova già nel 1258 e tornarono solo finita la seconda guerra mondiale con tanto di traslazione via mare e con invero grande festa di popolo.
Foto di Cultura Barocca |
Nel corso dei secoli il convento benedettino (della Congregazione Olivetana) che venne eretto su quel sito ebbe una notevole funzione, al punto che, a fare un mero esempio non esaustivo, nella guerra di Savona, Albenga e Ventimiglia (da cui dipendeva l’attuale zona di Bordighera) contro Genova del 1238-’39, i soldati della Superba ne distrussero gran parte dei beni immobili, tra cui una torre.
E qui si apre il capitolo, da me scoperto relativamente da poco, non tanto della valenza dei Benedettini (a loro si deve l’introduzione dell’olivo che fornisce il giustamente rinomato olio delle nostre parti) nei periodi bui dell’Alto Medio Evo, quanto di una loro significativa continuità – al pari, credo, di altri monaci – di presenza, che portano anche a pensare agli antichi pellegrinaggi che passavano, in genere per diramazioni, da queste parti e ad altri viaggi di insigni personaggi.
Una fitta trama di storia, per l’appunto, su cui potrò eventualmente tornare.