Parlando della Biblioteca Aprosiana come il luogo dell’Accademia sublimata dal fondatore al limite degli incontri e dei confronti eruditi tra le più diverse e lontane personalità letterarie si va oggi sempre più scoprendo una qualità eccezionale di Angelico Aprosio, tra cui una proprietà per certi aspetti maniacale di investigare nel Parnaso letterario, italiano e non, sin al punto di sviscerare una sequenza straordinaria di dati culturali tuttora, in buona parte, non adeguatamente soppesati.
In particolare la capacità aprosiana di far interagire, restandone un punto di riferimento, autori di ogni provenienza ed estrazione ne costituisce, forse, la suprema grandezza sì che, nella mai sufficientemente analizzata silloge de La Biblioteca Aprosiana del 1673 (come nella sua parte rimasta inedita ed in altre opere ancora) si trovano citazioni, notizie, riferimenti bio-bibliografici, addirittura ampie sequenze di opere ritenute perse d’altri autori e che invece, se prese nella doverosa considerazione, eviterebbero tuttora una considerevole dispersione di intelligenze costrette a “navigare” nel gran mare di una ricerca biblioteconomica mai agevole.
L’operato intellettuale dell’erudito intemelio, utilissimo per un sempre più corposo inquadramento storico-documentario del barocco italiano, è stato in verità alquanto dimensionato dalla sua tardiva, certo faziosa ma neppur sempre compresa, partecipazione al dibattito sull’arte del Marino.
Relegato mediamente dalla critica come uno stanco epigono del marinismo ortodosso l’Aprosio ha subito così una condanna totalizzante, al punto che, parallelamente alle sue elocubrazioni filomariniste senza dubbio datate, ha finito per essere rimossa anche buona parte del suo vasto lavoro di ricercatore bibliofilo, autore di opere che, per quanto appesantite spesso da un periodare prolisso, custodiscono notizie documentarie di rilevante rarità ed assoluto pregio scientifico.
Letterariamente è ben nota la simpatia, anzi la venerazione aprosiana per il napoletano Giovambattista Marino ma, per esempio in merito alle acquisizioni ed alle postulazioni su tanti altri autori meridionali: è invece meno noto che l’Aprosio, vivendo costantemente l’impossibile sogno di visitare il Sud d’Italia e di esperimentare indirettamente la temperie culturale che in esso si alimenta, ricorre, per intelligente compensazione, all’espediente intellettuale della corrispondenza erudita e degli scambi culturali con moltissime personalità di area napoletana, siciliana e comunque di formazione ideologico-erudita meridionaleggiante.