Giovanna Bergamini
Sensitiva romana ancora vivente (laureata in chimica), dopo un grave incidente stradale iniziò a manifestare spontaneamente fenomeni apparentemente inspiegabili dal punto di vista scientifico: visualizzazione di aloni luminosi attorno ai corpi (aura), retrocognizione, capacità di piegare i metalli, chiarudienza, trance spontanea, materializzazioni, psicometria (in senso parapsicologico, una forma di chiaroveggenza che giunge alla persona tramite la percezione di vibrazioni emanate dagli oggetti), scrittura automatica e psicopittografia. Anche nel suo caso ricorre un elemento comune anche in altri artisti medianici, ossia un trauma di natura fisica e/o psichica, che scatena o attiva in qualche modo tali fenomeni di supposta natura paranormale: una costante che, data la sua frequenza, non sembra essere del tutto casuale.
Con l’aiuto del marito ingegnere, ha sempre cercato di trovare una spiegazione scientifica ai suoi fenomeni, dato che spesso le riesce difficile controllarli. Attraverso alcune sedute spiritiche iniziate per gioco, la Bergamini iniziò a manifestare i primi fenomeni medianici, imparando in seguito ad autoindurre lo stato di trance che le consentiva di entrare in contatto con un’entità spirituale di nome Amigdar (un sedicente faraone egizio vissuto oltre 6.000 anni fa), il quale si manifestava attraverso la scrittura automatica e disegni di antiche città, costumi ed edifici risalenti al periodo egizio, traducendo addirittura alcuni brani in antica scrittura geroglifica, sottopostigli dal marito della Bergamini, la quale non conosceva affatto tale scrittura. Anche per lei, come per altri artisti medianici, è ricorrente il riferimento all’antico Egitto dei faraoni. Dopo aver sperimentato le prime manifestazioni di arte medianica, l’artista (che non aveva mai manifestato alcuna capacità artistica) ha continuato a disegnare e dipingere, sempre in stato di trance, realizzando anche piccole figure con la plastilina (cosa alquanto rara in altri artisti medianici). Anche la Bergamini produce opere nello stile di famosi artisti del passato, che la sensitiva riesce ad incarnare producendo voci diverse dalla propria. Il processo esecutivo delle opere è rapidissimo (altra caratteristica degli artisti medianici) e, quando si prolunga troppo, dato che la sensitiva è in stato di trance, produce effetti fisiologici sull’artista stessa, quali tachicardia e palpitazioni, sudorazione, senso di spossatezza, che la costringono ad interrompere il lavoro, che può essere ripreso in un secondo tempo senza per questo perdere di coerenza ed omogeneità. Come per gli altri artisti medianici, anche la Bergamini, una volta emersa dallo stato di trance, non ricorda nulla e si sorprende di fronte alle proprie opere. Lo stato di trance assume caratteristiche differenti a seconda della tecnica pittorica utilizzata: i dipinti realizzati ad acquerello e pastello, che presuppongono l’uso dei colori, vengono realizzati ad occhi aperti; i disegni monocromatici eseguiti a penna o matita, invece, ad occhi chiusi. Le identità di artisti che si sono manifestate attraverso la sensitiva sono circa una trentina e tutti hanno sempre firmato le loro opere. Spesso si tratta di artisti stranieri noti solo agli esperti d’arte , di cui la Bergamini ha affermato di non conoscere neppure il nome: Suh-Ktiao, Audrey Beardsley, Jan Toorop, Joos Van Clere, Alphonse Mucha. Per quanto riguarda le figure in plastilina, queste sarebbero state realizzate dal famoso artista Antonio Ligabue, che parlava per bocca della sensitiva utilizzando a volte frasi sconnesse e un linguaggio scurrile (tipico dell’artista che, com’è noto, fu un paziente psichiatrico, più volte internato in manicomio).
Giuseppe Galetta, Arte Medianica: una nuova ipotesi di ricerca, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, Anno Accademico 2014-2015