Il canto ambrosiano, come canto composto da S. Ambrogio, è stato oggetto di ricerche e discussioni tra storici e archeologi.
Quando Ambrogio divenne Vescovo di Milano, nel 374, trovò una liturgia che la tradizione associa a S. Barnaba.
Si presume che questa liturgia, che proveniva dalla Grecia e dalla Siria, includesse sia ” Il parlato ” e le azioni liturgiche.
La documentazione esistente fino ad oggi ci dice che Ambrogio compose solo le melodie per la maggior parte dei suoi inni, inoltre del grande numero di inni a lui attribuiti, solo 14 sono stati dichiarati autentici.
Come altri grandi uomini, anche Ambrogio ebbe tanti imitatori e capitò così che inni scritti dai suoi contemporanei, nella forma che lui usava, vennero chiamati ” inni ambrosiani “.
La confusione che ne è seguita, ha richiesto infiniti studi e ricerche per accertare con la massima sicurezza quali fossero gli inni autentici.
Si dice che l’antica chiesa occidentale abbia ricevuto insieme ai salmi del Vecchio Testamento anche le melodie in cui essi venivano cantati nel Tempio e nelle Sinagoghe e che ” canti melismatici ” ( più note su una vocale) siano stati in uso fin dall’inizio.
E’ probabile che lo stile melismatico in cui la maggior parte dei ” propri gregoriani” è scritta, e che molti esperti affermano essere di origine ebraica , sia entrata in uso nella chiesa molto più tardi.
La letteratura del tempo di Ambrogio mostra che la musica greca fosse l’unica conosciuta a lui e ai suoi contemporanei.
S. Agostino, che scrisse il suo ” De musica” ( non finito) al tempo in cui Ambrogio scriveva i suoi inni, ci da un idea di come fossero quelle melodie originariamente. Egli definisce la musica ” Scienza del movimento armonioso” ( Scientia bene movendi ) nel caso di S. Ambrogio noi abbiamo poeta e compositore in una stessa persona, ed è naturale pensare che le sue melodie abbiano preso la forma e il ritmo dei suoi versi.
Il fatto che questi inni fossero composti per essere cantati da tutta l’assemblea, spiega la loro natura sillabica e il loro semplice ritmo.
Per molti secoli sono stati attribuiti ad Ambrogio quelli che ora chiamiamo antifone e responsori: non ci sono prove certe.
La ragione di questa attribuzione sta nel fatto che Ambrogio ha introdotto il modo alternato ( antifonale) di cantare i salmi e si suoi inni dividendo l’assemblea in due cori: il responsorio, come praticato sotto la direzione di Ambrogio, consisteva nell’intonazione del verso di un salmo da uno o più cantori e della ripetizione del medesimo da parte dell’assemblea.
Diversi studiosi hanno spiegato come le melodie appartenenti agli autentici testi ambrosiani siano state trasmesse ai posteri e quali cambiamenti ritmici e melodici abbiano dovuto subire nei diversi paesi in cui si sono diffuse.
Un importantissimo testo di riferimento è l’innario ambrosiano completo, manoscritto conservato alla Biblioteca Trivulziana in Milano ( che ha sede al Castello Sforzesco ).
Le melodie qui contenute sono state confrontate con quelle di altri manoscritti, di altre città Italiane ed Europee, conservati dai monaci cistercensi i quali fin dalla fondazione hanno sempre usato l’innario ambrosiano e non il romano. Il confronto ha reso possibile l’eliminazione di modificazioni melismatiche fatte da cantori influenzati dalla moda dei loro tempi e a cui non piaceva la semplicità melodica originale.
Riguardo al ritmo, bisogna ricordare che anche l’ambrosiano, come tutte le melodia di canto – piano, hanno perso il loro ritmo durante il medioevo. Essi furono trascritti dall’ antica notazione neumatica nella notazione quadrata con note di uguale durata, in cui il tempo era determinato dalle sillabe del testo ( ritmo verbale).
Il canto ambrosiano, rappresenta il ” Corpus ” organico musicale più antico delll’Europa occidentale.
La Schola Gregoriana Mediolanensis nella sua intensa attività ventennale, è impegnata alla valorizzazione nella pratica liturgica di questo grande patrimonio della chiesa milanese, ” thesaurus musicae sacrae ” insostituibile e sempre attuale, come il canto gregoriano lo è per la liturgia romana” [Il canto liturgico della chiesa milanese di Ambrogio – caratterizzato tra il IV e il IX secolo di Giovanni Vianini Milano, Anno 2001].
tratto da Cultura Barocca