L’inizio della battaglia di Pigna (IM) del 1944

Verso la fine d’agosto 1944, in concomitanza con l’avanzata degli eserciti alleati sbarcati in Provenza, la V^ Brigata Garibaldi, forte ormai di oltre 950 uomini, iniziò un’azione convergente su Pigna (IM), tenuta da un centinaio di militi repubblicani e centro delle difese nazi-fasciste della zona di montagna. Nelle fasi di preparazione, spicca tra le altre la missione che costò la vita al partigiano Fuoco.

Nei seguenti termini si espresse in merito poco dopo la Liberazione il comandante Fragola Doria in un racconto, conservato in “L’Epopea dell’Esercito Scalzo”, curato dal prof. Mario Mascia, patriota.

La brigata era posta sotto il comando di Ivano (Vittò – Vittorio Guglielmo), magnifico conduttore di uomini che all’ammirevole potenza di concezione militare, accoppiava un ardore infaticabile nell’azione e, spesso, una temerarietà che dava i brividi. E Vittò sapeva di poter contare sui suoi uomini fino all’ultimo, chè i garibaldini, spronati dal suo mirabile esempio e dall’esempio degli altri capi, primi fra i primi in ogni azione rischiosa, anelavano ad una sola cosa: il combattimento. Il piano d’attacco si svolse durante tutta l’ultima settimana del mese con un susseguirsi ininterrotto di azioni audaci compiute da piccoli nuclei di arditi, da squadre, da distaccamenti o da più distaccamenti insieme. Non si dava un attimo di tregua al nemico. Ed il nemico, impotente a resistere, presentendo la sua disfatta, sfogava la sua ira bestiale ed impotente contro le inermi popolazioni: Rocchetta Nervina, Castelvittorio, Gerbonte (n.d.r.: dove a marzo di quell’anno era caduto in modo eroico il partigiano Martini), Triora, Molini di Triora, Badalucco, piccole pacifiche frazioni, casolari e baite furono così devastati o completamente distrutti.

In quei giorni si distinsero i distaccamenti di Gino (Luigi “Gino” Napolitano), di Leo (Stefano Carabalona) da Rocchetta Nervina e di Moscone.

Alla fine il nemico rinunciò a difendere le sue posizioni di Pigna: evacuò il paese e si ritirò su posizioni più arretrate (Isolabona – Dolceacqua), abbandonando nella fuga precipitosa armi e munizioni che furono recuperate per andare ad arricchire l’esiguo armamento di cui la brigata era provvista. Venne occupata Pigna, dove si stabilì il comando dei Partigiani, si nominò un’amministrazione provvisoria e si provvide a munire la difesa della zona sia per poter riprendere gli attacchi verso la costa ed in direzione del fronte francese che si andava spostando verso est, sia per far fronte ad eventuali contrattacchi nemici.
Infatti il I° distaccamento prese posizione su Passo Muratone alla destra dello schieramento per impedire puntate provenienti da Saorge (Francia); il V° distaccamento, al comando di Leo, occupò la stessa Pigna, posta al centro dello schieramento, lasciando una squadra di venti uomini a Gola di Gouta a guardia della strada; infine il IX° distaccamento, insieme alla banda locale di Castelvittorio, si dispose a difesa sulla linea Monte Vetta-Rio Bonda. Il cardine di tutto lo schieramento era quindi costituito da Pigna, tenuta da Leo che aveva il comando della Val Nervia.

Ci furono diverse puntate dei partigiani durante tutto il mese di settembre del 1945, ma la sperata avanzata alleata si era ormai esaurita ed il fronte al confine italo-trancese sembrava essersi stabilizzato. Sintomi di un ritorno offensivo tedesco non mancavano e il SIM riceveva continuamente segnalazioni di spostamentì nemici intesi a preparare un vasto movimento contro i patrioti.
A fine settembre i presidi tedeschi di Isolabona e di Dolceacqua furono notevolmente rafforzati.
Vittò allo scopo di prevenire il nemico, di cui si presentiva che avrebbe presto scatenato un attacco in forze contro le posizioni per tentare di ricacciare i partigiani verso l’alta montagna e di disperderli, studiò un piano di operazioni che avrebbe dovuto sorprendere i tedeschi nella fase preparatoria e ne avrebbe minacciato tutto lo schieramento sul fronte francese.

Doria venne inviato a Pigna con la squadra di mortai da 81 e da 45, in modo che il centro della linea dei Resistenti formasse un baluardo formidabile e desse la possibilità alle ali di agire senza la preoccupazione di essere tagliate in due tronconi.
Rinforzata così la difesa di Pigna iniziarono azioni offensive condotte contro la media e bassa Valle del Nervia e contro la Valle del Roia, che, con la grande rotabile che l’attraversa, rappresentava l’unica via di rifornimento per le truppe tedesche attestate nel versante della valle stessa.

Il 26 settembre Doria, appoggiato da Leo con una squadra di fucilieri ed il mortaio da 45, sviluppò una azione di disturbo su Isolabona. Il mortaio si condusse egregiamente. Non meno di 25 bombe caddero sull’edificio occupato dal nemico, che però non osò uscire.

A Pigna, nel frattempo, era giunta una missione composta da ufficiali “alleati” accompagnati da un corrispondente di guerra canadese. La missione avrebbe dovuto proseguire per la Francia passando attraverso le maglie delle linee tedesche fra Grammondo e Sospel.
In vista della difficoltà dell’operazione il comando della brigata stimò opportuno sospendere momentaneamente le azioni allo scopo di non tenere la zona in continuo allarme ed evitare in tal modo una possibile sorpresa da parte tedesca sul gruppo degli ospiti.

La forzata inazione venne sfruttata per rafforzare le linee e Vittò affidò a Doria il compito di cooperare con Leo ad un nuovo piano di attacco nel quale avrebbe concorso l’artiglieria, quella recuperata in qualche modo dai partigiani in vari forti abbandonati di confine.

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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