Qui si parla di una collina di Ventimiglia, nella Liguria di Ponente, e di una Chiesetta-Santuario, la Madonna delle Virtù, oggi in restauro, come si può notare nella fotografia…
LUOGHI DELLA MEMORIA – A MADONA DE VERTU’
La bellissima poesia di Teresa Ranieri
Io mi ricordo con nostalgia delle Pasquette passate alla Madonna della Virtù….. e così le ho dedicato questa mia poesia…….. ULIVO….. Ti amo ulivo….. albero della mia infanzia……testimone silenzioso delle mie Pasquette.
Mi prestavi i tuoi rami sulle fasce della Virtù……dove mio padre ne legava le corde per farne un’altalena……collane di noccile pendevano dai tuoi frondosi rami come gioielli….grida festose di bimbi sotto di te riempivano l’aria….. e dalla mia altalena davanti ai miei occhi si apriva il mare.
Sono tornata lassù sulla Virtù……ma tutto era immobile….silenzioso…..nie
mi ha fatto ricordare le Pasquette de sti ani…. è fantastica l’atmosfera rievocata dalla poetessa e rende bene l’idea di quella che era per i ventemigliusi il pellegrinaggio e la festa ae Vertù…
Il giorno prima si preparava il dejuner sur l’erbe…pisciadela, turta verde cui òvi e i articiochi (nota del redattore: focaccia al sugo di pomodoro ed altri ingredienti, tipica di Ventimiglia, e torta salata con ripieno di carciofi e di uova sode), u fiascu de vin…
E non potevano mancare e cùlane de ninsòre (collane di nocciole che erano le perle dei poveri di allora, che le ragazze mettevano al collo e in onore della Pasqua appena passata i òvi grixiurai (le uova colorate) semplici uova di gallina che si mettevano a bollire con vari tipi di erbe e di fiori in maniera che il guscio si variegasse di vari colori….
Poi per tradizione si infilava tutto in un bastone tipo spiedo e al mattino presto ci si incamminava, la famiglia al completo, pronti ad assistere alla messa.
All’ora del pranzo i prati e e aire d’e aurive si popolavano di comunità festanti…ed era come un quadro impressionista…colori e canti e molte volte qualche giovane u l’andava pe’ custi (ci si infrattava) e nascevano grandi amori.
I bambini affollavano il carretto dei gelati – che era un asinello che si era “camalau” (portato) il barile dove coperti di ghiaccio per il mantenimento si trovavano gelati, bibite e leccornie varie.
Quando la bandina cominciava a suonare era tutto un vorticare di valzer e di beguine (che era poi il ballo della mattonella) e i zuveni i se strenseva (nota del redattore: i giovani si stringevano) mentre le mamme facevano buona guardia.
Poi purtroppo la violenza di qualcuno che non capiva troncò sul netto quella festa. Ci furono coltellate e da alllora ae Vertè si va solo per la prima messa e per pregare…
P.S. me sun scordau e sciure cine e e cubaite (nota del redattore: mi sono dimenticato i fiori – di zucca – ripieni e quei dolci fatti di cialde avvolgenti nocciole legate con il miele).
Gianfranco Raimondo