È nel contesto di quella che in molti hanno chiamato una vera e propria «mutazione» <12 che spicca, per autonomia, originalità di apporto e legame con la tradizione, l’opera letteraria e saggistica di Giuseppe Pontiggia (Como 1934 – Milano 2003). Scrittore poliedrico, oratore magnetico, autocertificato bibliomane, raggiunge agli inizi degli anni 2000 l’apice della sua fama presso il grande pubblico con il romanzo Nati due volte <13: coronamento di una produzione di grande valore, in cui spicca La grande sera <14, premio Strega ’89, Il raggio d’ombra <15 (nella cinquina dello stesso premio nel 1983), Il giocatore invisibile <16 (1978) e Vite di uomini non illustri <17 (1993), opere, queste ultime, capaci di ispirare il cinema <18. L’esordio di Pontiggia come romanziere è legato all’allora nascente rivista del «Verri» di Anceschi: la sua prima prova, il racconto lungo La morte in banca <19, viene pubblicata sui «Quaderni del Verri», e lo stile del successivo L’arte della fuga <20 è legato ai fermenti sperimentali della Neoavanguardia, che Pontiggia frequenta fin dalle origini, e che però abbandona quasi subito, non persuaso fino in fondo della loro concezione del linguaggio <21. Già nei primissimi anni Sessanta, Pontiggia ha chiara la necessità di percorrere una via diversa <22 rispetto al dibattito che iniziava in quegli anni e conquistarsi così uno spazio di ricerca letteraria e intellettuale autonomo <23, ma non per questo avulso dalle sfide lanciate dalla cultura dell’impegno prima e del postmoderno poi. Proprio grazie all’amicizia con il fervido ambiente letterario milanese (personaggi del calibro di Vittorini e Anceschi sono determinanti nella scelta di dedicarsi alla scrittura <24) Pontiggia sarà introdotto nel mondo editoriale di Milano, iniziando a collaborare con case editrici come Adelphi e Mondadori <25, per le quali si occuperà della linea editoriale, curando personalmente molti importanti volumi e lanciando alcuni autori <26; numerose anche le collaborazioni con quotidiani e riviste, come «Almanacco dello Specchio», «Europeo», «Corriere della Sera», «Panorama», «Famiglia cristiana», «Il Sole 24 ore», e molte riviste letterarie <27. Le cinque raccolte di saggi che saranno oggetto di questo lavoro, sono frutto della rielaborazione di questo vario materiale che Pontiggia, di volta in volta, raccoglie, corregge e spesso riscrive in vista della pubblicazione in volume. A partire dalla metà degli anni Ottanta pubblicherà nell’ordine Il giardino delle Esperidi (1984) <28, Le sabbie immobili (1992) <29, L’isola volante (1996) <30, I contemporanei del futuro, Viaggio nei classici (1998) <31, Prima persona (2002) <32. Ma i “tavoli” su cui lavora non sono solo quelli della narrativa e della saggistica: Pontiggia dà prove eccellenti anche come traduttore, specialmente dal latino <33, come conferenziere e docente di scrittura, muovendosi da pioniere, a partire dagli anni Ottanta, nel contesto dei primi corsi di creative writing <34 e collaborando ad alcune importanti conversazioni radiofoniche <35.
L’interesse della critica per l’opera di Giuseppe Pontiggia ha avuto un significativo incremento negli ultimi anni, ed in particolare dopo la scomparsa dello scrittore, avvenuta nel 2003. La pubblicazione nel 2004 delle Opere <36 per i Meridiani, a cura di Daniela Marcheschi, ha costituito un primo, solido gradino per l’approfondirsi dello studio della sua vasta e poliedrica opera, che sempre più si distingue per qualità e autenticità nel panorama letterario del secondo Novecento. Le monografie fino ad ora pubblicate hanno avuto il pregio di voler cercare di restituire una immagine a tutto tondo dello scrittore e dell’intellettuale <37: molte di esse, come la più recente curata da Rossana Dedola, prendono avvio dalla pubblicazione di interviste rilasciate dallo scrittore agli autori e hanno il valore di fornire uno sguardo complessivo sulla sua opera. Altre pubblicazioni, rimarcando l’intento memoriale nei confronti di un intellettuale molto amato da chi l’aveva conosciuto personalmente <38, esplicitano «l’urgente bisogno» da cui nasce il desiderio di raccogliere saggi o scritti che possano «offrire sia notizie utili (magari inedite) a una più articolata conoscenza della biografia umana e intellettuale dell’Autore sia l’occasione di altre letture puntuali o di più ampia visione critico-teorica delle opere» <39.
[NOTE]
12 Sull’uso di questo termine si veda E. Zinato, Le idee e gli stili della critica negli anni della mutazione: i modelli di Pasolini, Fortini e di Calvino, in Id., Le idee e la forma, cit., p. 125 e passim. Interessante la ripresa operata da A. Baricco, I barbari: saggio sulla mutazione, Feltrinelli, Milano, 2008.
13 G. Pontiggia, Nati due volte, Mondadori, Milano, 2000; Oscar Mondadori, Milano, 2002; quindi in Id., Opere, a cura e con un saggio introduttivo di D. Marcheschi, Mondadori, Milano, 2004, pp. 1533-1702.
14 G. Pontiggia, La grande sera, Mondadori, Milano, 1989; II ed. riveduta, Oscar Mondadori, Milano, 1995 (postfazione di D. Marcheschi); quindi in Id., Opere, cit., pp. 781-1009.
15 G. Pontiggia, Il raggio d’ombra, Mondadori, Milano, 1983; II ed. riveduta e ampliata, Oscar Mondadori, Milano, 1988 (introduzione di L. Lattarulo), quindi in Id., Opere, cit., 395-531.
16 G. Pontiggia, Il giocatore invisibile, Mondadori, Milano 1978; Oscar Mondadori, Milano, 1989 (introduzione di D. Marcheschi); quindi in Id., Opere, cit., pp. 189-393.
17 G. Pontiggia, Vite di uomini non illustri, Mondadori, Milano, 1993; Leonardo, Milano, 1996; Oscar Mondadori, Milano, 1999; quindi in Id., Opere, cit., 1099-1288.
18 Dal Giocatore invisibile nel 1985 viene tratto il film omonimo, per la regia di Sergio Genni, trasmesso in tre puntate sulla televisione svizzera. Pontiggia collaborò alla sceneggiatura. Esiste un sito internet dedicato al film: https://www.ilgiocatoreinvisibile.it. Il regista Mario Monicelli si ispirò, per il suo Facciamo Paradiso (1995), ad una delle Vite di uomini non illustri, Una goccia dell’oceano divino. Nel 2004, ispirato a Nati due volte, per la regia di Gianni Amelio esce il film Le chiavi di casa, vincitore del premio Nastro d’Argento 2005.
19 G. Pontiggia, La morte in banca. Cinque racconti e un romanzo breve, «Quaderni del Verri», Rusconi e Paolazzi Milano, 1959; La morte in banca. Un romanzo breve e undici racconti, II ed. ampliata, Mondadori, Milano, 1979; La morte in banca. Un romanzo breve e sedici racconti, III ed. riveduta e ampliata, Oscar Mondadori, Milano, 1991 (introduzione di M. Barenghi); quindi in Id., Opere, cit., pp. 3-56.
20 G. Pontiggia, L’arte della fuga, Adelphi, Milano, 1968; II ed. riveduta e ampliata, Adelphi, Milano 1990; quindi in Id., Opere, cit., pp. 57-188.
21 Cfr. D. Marcheschi, Cronologia, in Opere, cit., p. LXXXI. Delle molte interviste rilasciate sul tema, si vedano quelle in apertura di R. Dedola, Giuseppe Pontiggia, La letteratura e le cose essenziali che ci riguardano, Avagliano, Roma, 2013, in particolare le pp.20-21, 45-48. Sul non allineamento di Pontiggia alle posizioni della neoavanguardia, si veda quanto scrisse lo stesso autore in G. Pontiggia, I classici stanno bene, sono vivi, in V. Della Valle (a cura di), Parola di scrittore. La lingua della narrativa italiana dagli anni Settanta a oggi, Miminum Fax, Roma, 1997, pp. 50-60; inoltre può essere significativo vedere l’opinione, dall’interno del gruppo, di A. Giuliani, Gli strani anni Sessanta del narratore perplesso, in Aa.Vv. Giuseppe Pontiggia contemporaneo del futuro, a cura di G. Ruozzi, Gedit, Bologna 2006, pp. 19-21 e R. Barilli nel suo La neoavanguardia italiana. Dalla nascita del «Verri» alla fine di «Quindici», il Mulino, Bologna, 1995, pp.169-171. Sul rapporto della neoavanguardia con la lingua comune cfr. V. Coletti, Storia dell’italiano letterario. Dalle origini al Novecento, Einaudi, Torino, 1993, pp. 357-366.
22 Giovanni Maccari parla di una «terza via del mestiere», G. Maccari, Giuseppe Pontiggia, Fiesole, Cadmo, 2003, p. 13. Citazione ripresa da M. Bellardi, il quale individua questa terza via come quella che permette a Pontiggia di smarcarsi dalla «contrapposizione tra “apocalittici” e “integrati” che anima il dibattito culturale degli anni Sessanta» e delinea «un modo di porsi nel contesto italiano che si sottrae ai gruppi, alle correnti e alle mode, e trova nella coerenza delle scelte adottate fin dall’esordio il filo conduttore di un preciso percorso letterario in direzione classicista». M. Bellardi, Uno smisurato equilibrio. La narrativa sperimentale di Giuseppe Pontiggia, Cesati, Firenze, 2014.
23 Sergio Pautasso individua il «suo effettivo atto di nascita alla letteratura», non nella narrativa, ma «in biblioteca, ossia tra le sue forsennate letture e riletture di lettore non specializzato, molto curioso sia del passato e dei suoi classici antichi e moderni, sia del mondo, da cui deriva il taglio non provinciale della sua presenza intellettuale». S. Pautasso, Della discrezione letteraria. Creazione e pensiero, in assoluta libertà, «l’Erasmo», 21, maggio-giugno, 2004, p. 11.
24 Nel 1961, su suggerimento di Vittorini, lascia il lavoro in banca per dedicarsi all’insegnamento nelle scuole serali del Comune di Milano, «per avere la giornata libera» e avere «tanta disponibilità di tempo per leggere». «È in una Milano culturalmente viva, piena di artisti, scrittori e poeti, che Pontiggia inizia, come dirà poi, a “scrivere sul serio”». Cfr. Cronologia, in Opere, cit., pp. LXXXIILXXXIII. Su questo importante episodio della vita di Pontiggia si veda la bella ricostruzione fatta da R. Dedola, Giuseppe Pontiggia, cit., pp. 65 e segg.
25 Il mondo editoriale in cui fa il suo ingresso Pontiggia, è un mondo in profonda trasformazione. Zinato sottolinea come le case editrici più prestigiose si trasformano in «periferiche filiali di grandi gruppi mediatici dominati dalla corsa all’audience, ossia al successo economico a brevissimo termine». L’ingresso di grandi capitali nel mondo dell’editoria sbilancia la concezione di libro soltanto su una delle sue due dimensioni, quella di oggetto economico (merce) svalutando quella di oggetto culturale. Rivolta prevalentemente al marketing e alla «creazione di rappresentazioni» l’attività editoriale può dunque fare a meno della mediazione intellettuale: «con i grandi editori-protagonisti italiani (Mondadori, Rizzoli, Bompiani, Feltrinelli, Einaudi) scompaiono anche i loro prestigiosi consulenti-critici e scrittori (come Vittorini, Sereni o Calvino)». Il consulente-letterato è stato, fino agli anni Sessanta, quella figura che «partecipa alla politica editoriale, mantiene i rapporti con gli autori e può proporre una propria idea di letteratura»; successivamente il suo ruolo critico si riduce, trasformandosi in un esperto di strategie di mercato, «a completo vantaggio della mercificazione» (tutte le citazioni da E. Zinato, Le idee e gli stili della critica negli anni della mutazione, cit., p. 126).
26 Tra gli altri, Guido Morselli. Cfr. D. Marcheschi, Cronologia, in G. Pontiggia, Opere, cit., p. LXXXIV.
27 Cfr. D. Marcheschi, Cronologia, in G. Pontiggia, Opere, cit., pp. LXVII-CXXI.
28 G. Pontiggia, Il giardino delle Esperidi, Adelphi, Milano, 1984; quindi in Id., Opere, cit., pp. 533-780.
29 G. Pontiggia, Le sabbie immobili, il Mulino, Bologna, 1991, quindi in Id., Opere, cit., pp. 1011-1097.
30 G. Pontiggia, L’isola volante, Mondadori, Milano, 1996; e Oscar Mondadori, Milano, 2002; quindi in Id., Opere, cit., pp. 1289-1496.
31 G. Pontiggia, I contemporanei del futuro. Viaggio nei classici, Mondadori, Milano, 1998; Oscar Mondadori, Milano, 2001 e 2002. Di questo volume solo la prima parte, I classici, una metafora sociale e militare, è riportata in Id., Opere, cit., pp. 1497-1532.
32 G. Pontiggia, Prima persona, Mondadori, Milano, 2002; Oscar Mondadori, Milano, 2003; quindi in
Id., Opere, cit., pp. 1703-1093.
33 La collaborazione con la casa editrice Adelphi inizia proprio come revisore delle traduzioni dal latino di Lucano e Seneca, curate da Raffaele Ciaffi. Pontiggia stesso realizza alcune importanti traduzioni, in particolare dal latino, tra cui spiccano certamente Le meraviglie di Milano di Bonvesin de la Riva (Bonvesin de la Riva, Le meraviglie di Milano, Bompiani, Milano, 1974, ed. riveduta 1983, 1998 e 2015), con prefazione di Maria Corti, e La Mosella di Ausonio (Decimo Magno Ausonio, La Mosella, Verba, Milano, 1984) illustrata da Leo Lionni. Le qualità di quest’ultima traduzione sono valutate nel saggio di A. Balbo, Scrittori tradotti da scrittori (e disegnatori): Giuseppe Pontiggia e Leo Lionni alle prese con la Mosella di Ausonio, in E. Wolff (a cura di), La réception d’Ausone dans les littératures européennes, Bordeaux, Ausonius, Scripta Receptoria 15, 2019, pp. 343-361. Balbo ha in programma la pubblicazione di un saggio sulla traduzione del Commentario al “Somnium Scipionis” di Macrobio, realizzata per Adelphi ma rimasta inedita e conservata presso il Fondo Giuseppe Pontiggia, Fondazione BEIC – Biblioteca Europea di Informazione e Cultura. Pontiggia traduce epigrammi di Giuliano l’Apostata e il mimo di Decimo Laberio (Giuliano l’Apostata, in Aa.Vv., Lirici greci, a cura di V. Guarracino, Bompiani, Milano, 1991 e Decimo Laberio, in Aa.Vv., Poeti latini, a cura di V. Guarracino, Bompiani, Milano, 1993). Si cimenta anche in una traduzione dall’inglese di un saggio di Penn Warren (R. Penn Warren La poesia in un’epoca di sfacelo, «Almanacco dello Specchio», 1-1972. Sull’esperienza di traduttore, si segnala il testo nato dall’incontro dello scrittore con il suo traduttore francese, François Bouchard. A partire dagli anni Ottanta, infatti, Pontiggia inizia ad essere tradotto in Francia, e con la traduzione di La Grande sera nel 1991 (La comptabilitè celeste) entra nella collana «Le Grandes Traductions» di Albin Michel. L’incontro con il suo traduttore francese gli permette di «confrontare la propria esperienza di traduttore-filologo […] con quella di autore tradotto e di approfondire così le problematiche della traduzione intesa come operazione di riscrittura creativa del testo», C. De Santis, Giuseppe Pontiggia: un autore che ritraduce il suo traduttore, «Intralinea» (rivista on line), 2000. Il risultato di questo incontro è l’intervento Tradurre ed essere tradotti. Esperienze di scrittura, in Aa.Vv. Les écrivains italiens e leurs traducteurs français. Actes du Colloque de Caen (11-13 mai 1995), publiés sous la direction de M. Colin, M.-J. Tramuta et V. Agostini-Ouafi, Presses Universitaires de Caen, Caen, 1996. In questo intervento Pontiggia riprende alcuni temi presenti ne La traduzione bella sì, ma anche fedele, «Corriere della Sera», 3 marzo 1987, rivisto con il titolo Bella ma infedele per la pubblicazione in L’isola volante. In questo intervento è ancora a tema la lingua comune: «il compito del traduttore consisterà dunque nella ricerca delle forme espressive più naturali nella lingua d’arrivo» come testimoniato dalla scelta di non tradurre letteralmente il titolo del romanzo (La grande sera) che si sarebbe prestato, se tradotto letteralmente, a una interpretazione politica Cfr. C. De Santis, Giuseppe Pontiggia: un autore che ritraduce il suo traduttore, cit.
34 Il più noto e significativo è il corso di scrittura creativa presso il Teatro Verdi di Milano, che Pontiggia tiene dal 1984 al 1996, per cui cfr. D. Marcheschi, Cronologia, cit., pp. XCV, XCVI e L. Bosio, Il primo corso di scrittura al Teatro Verdi, in Aa.Vv., Con Giuseppe Pontiggia. Le voci della notte bianca, 21 giugno 2013, a cura di D. Marcheschi, Guido Conti Editore/GuaraldiLAB, [Parma-] Rimini, 2013, pp. 23-26; sull’esperienza delle scuole di scrittura creativa in Italia, si veda il volume curato da L. Lepri, che nasce proprio, come sottolinea nell’introduzione la curatrice, dall’aver raccolto il testimone del corso al Teatro Verdi, che Pontiggia le passa nel 1996 (Aa.Vv., Scrittura creativa. La scrittura creativa dagli scrittori che la insegnano, a cura di L. Lepri, Bompiani, Milano, 1997; una intervista della curatrice a Pontiggia, dal titolo Una lezione di stile, è presente alle pp. 179-193).
35 La collaborazione più significativa è certamente quella con il programma di Aldo Grasso, Dentro la sera, per cui tiene dieci lezioni sulla scrittura. Le trascrizioni di queste lezioni, con una minima revisione, sono state pubblicate in parte su «Leggere» nel 1995 e poi interamente, corredate da un Cd audio, nel volume postumo G. Pontiggia, Dentro la sera, Belleville, Milano, 2016. Per le altre collaborazioni si veda la Cronologia del Meridiano.
36 Il volume presenta una selezione delle più significative opere fino ad allora pubblicate in volume da Pontiggia: le esclusioni più notevoli dovute a ragioni di spazio riguardano le novantanove recensioni che costituiscono la seconda parte de I contemporanei del futuro (di cui è presente in volume solo l’originale parte introduttiva, il saggio intitolato I classici, una metafora sociale e militare) e i racconti giovanili presenti nelle diverse edizioni di La morte in banca (cfr. p. CXXIII). Le numerose altre pubblicazioni considerate minori e non inserite nelle Opere sono indicate nella sezione Bibliografia. Il saggio introduttivo al Meridiano, La letteratura in “prima persona” di Giuseppe Pontiggia, di Daniela Marcheschi è un punto di riferimento per una visione sintetica della vita e delle opere dello scrittore (D. Marcheschi, La letteratura in “prima persona” di Giuseppe Pontiggia, in G. Pontiggia, Opere, cit., pp. IX-LXXXIII). In questa sezione, è presente l’imprescindibile bibliografia della critica, che presenta lo stato degli studi fino al 2003. Le citazioni delle opere qui contenute saranno fatte da questa edizione, a meno di diversa indicazione, attraverso il riferimento alla sola pagina.
37 G. Maccari, Giuseppe Pontiggia, Cadmo, Fiesole, 2003; R. Dedola, Giuseppe Pontiggia. La letteratura e le cose essenziali che ci riguardano, Avagliano, Roma, 2013; la più recente, S. Sereni-G. Sereni, Un mondo migliore. Ritratti, Bompiani, Milano, 2019.
38 Una buona parte dei lavori di carattere accademico sulla sua opera è stata condotta da studiosi che, per diverse ragioni, hanno avuto modo di conoscere personalmente l’uomo, Peppo, e quasi tutti lasciano trasparire – ma il più delle volte esplicitano – il forte fascino che, in modi sornioni e discreti, la sua persona esercitava su chi lo ascoltava parlare. Chi scrive prova una certa, sana, invidia per i racconti di tutte le persone che, nei diversi lavori di commento della sua opera, hanno potuto arricchire o documentare le loro affermazioni con aneddoti personali. In particolare, il volume realizzato in occasione del decimo anniversario della morte raccoglie numerose testimonianze, tra cui anche quelle del figlio Andrea e della moglie Lucia (cfr. Aa.Vv., Con Giuseppe Pontiggia. Le voci della notte bianca, cit., pp. 110-111).
39 D. Marcheschi, Introduzione, in Le vie dorate con Giuseppe Pontiggia, Mup, Parma, 2009, prefazione di Guido Conti, p. XIII. Si vuole qui fare riferimento agli importanti convegni commemorativi, e alcuni volumi che raccolgono diversi interventi sull’autore. Essenziali sono: Aa.Vv., Giuseppe Pontiggia contemporaneo del futuro. Atti del Convegno Internazionale di studi (Bologna 23-25 settembre 2004), Bologna, Gedit, 2006; Aa.Vv., Le vie dorate: con Giuseppe Pontiggia, a cura di D. Marcheschi, prefazione di G. Conti, MUP, Parma, 2009; Aa.Vv., Secondo tempo. Libro Quarantasettesimo, Numero monografico dedicato a Giuseppe Pontiggia, 2013; Aa.Vv., Investigare il mondo, a cura di A. Cadioli, G. Langella, D. Marcheschi, G. Ruozzi, Interlinea, Novara, 2016.
Daniele Ferrari, «Al vaglio della lingua comune». La saggistica di Giuseppe Pontiggia, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Genova, 2020