Nelle prime pagine di questo agile volumetto, Il mondo verde celtico, curato da Alfredo Moreschi e Claudio Porchia, si afferma che i Celti non costituivano un popolo con caratteristiche unitarie ma piuttosto “un coacervo di tribù d’origine indoeuropea”: erano insomma “frazionati in vari gruppi di popolazioni: Britanni, Celtiberi, Galli, Galati e Pannoni, rispettivamente stanziati nelle Isole Britanniche, penisola Iberica, Francia, Anatolia e l’attuale Ungheria”. Non trattandosi quindi di una sola etnia ma di una sorta di immensa sovranazione risulta ancor più arduo andare ad indagare il loro rapporto con il regno vegetale.
Ma i due curatori del manuale non si sono lasciati intimorire di fronte
all’immane compito e hanno messo assieme una compilazione al tempo stesso veloce e ricca di notizie, attingendo a quegli scrittori – Columella, Apicio, Plinio il Vecchio, Teofrasto, Scribonio Largo, lo Pseudo Apuleio, lo Pseudo Dioscoride, Arnaldo da Villanova – che della civiltà celtica ci hanno riportato dati ed elementi culturali, e che comunque si sono occupati di tecniche agricole ed usi alimentari. Scrittori di cui è stata fatta, e lo si percepisce, una lettura attenta e curiosa, così come sono stati debitamente affrontati medici e botanici del XVI e del XVII secolo come William Withering o William Cole, studioso, quest’ultimo, della teoria della segnatura, vale a dire del particolare assunto, presente nell’antica scienza naturale, per cui una pianta può curare quella parte del corpo di cui in qualche modo riproduce le sembianze (la noce, che sembra riproporre il modello di una scatola cranica aperta, sarà dunque adatta per i disturbi cerebrali e i mali di testa).
E si arriva persino a citare, infine, pubblicisti del Novecento, come il Dottor Amal (che era poi, in realtà, una donna, e scriveva negli anni ’30 sul Corriere della Sera) e il suo vino di finocchio.
Tale silloge di conoscenze e pareri (di epoche e mondi diversi) dà a questo manuale un suo valore documentario.
E tutti gli scrittori di cui si riportano brani e ricette sono un poco, allora, autori “a loro insaputa” di questo libro, come ci dice divertito lo stesso Moreschi, perché essi riaffiorano dalla penombra delle biblioteche e tornano fruibili e godibili, per qualsiasi lettore, nella tessitura ordita dai due ineffabili curatori.
È un libro, questo, che consiste in una raccolta di schede, con tutti i bei nomi in latino e le buone illustrazioni in bianco e nero.
Le schede sono suddivise secondo gli argomenti: le coltivazioni di cereali, le pratiche mediche, l’edilizia, l’artigianato, l’abbigliamento, il calendario, i clan, le tecniche e le credenze magiche, tanto per dirne alcuni.
E se non sempre ci sarà da fidarsi dei rimedi celtici (ad esempio, citando da Marcello Empirico, De medicamentis: “Grumi di fiori di salnitro, pinoli tritati, della cui maturazione è prova la durezza del guscio, mezza libbra di sapone gallico, tre ciati di vino Amino, mescolati e pestati, spalmati sul capo depilato; questa cura fa rinascere i capelli anche ricci”) in qualche caso i consigli restano validi anche per il mondo d’oggi.
Non si pensi comunque ad un libro serioso ed algido.
Tutto quanto è condotto con un tono affabile e persino scherzoso, e costellato qui e là di battute ed invenzioni verbali: la “risorsa naturale a disposizione del Dottor Druid”, “secondo quanto riferiscono i paleostilisti”, il vischio che “è una pianta veramente snob che non ha mai messo un piede a terra”, e così via.
Qui riconosciamo la voce di uno dei due curatori, Moreschi, appassionato, ma definirlo così è dir poco, di botanica, e co-autore anni fa di un monumentale Fiori di Liguria che oggi si è ulteriormente dilatato in una versione ebook che conta ormai migliaia di pagine.
Negli indici sono riportati i nomi in italiano e in latino scientifico delle piante citate.
C’è anche un elenco di nomi in gaelico o in celtico (senza però differenziazione fra le due lingue, mentre sappiamo dallo stesso manuale che il guado, tanto per dirne una, in lingua celtica è gweed, in gaelico guirmean e per i Galli glaston).
La bibliografia finale è allegramente trasandata e approssimata e avrà sicuramente bisogno di un riordino.
Ma il volumetto è una sorta di work in progress. La seconda edizione è già assai arricchita rispetto alla prima, e si potrà continuare a lavorarvi e a rifinire i particolari.
Resta il fatto che un cataloghino siffatto di immagini e nomi è l’occasione per una lettura utile e amena, lettura che può essere anche compiuta, essendo questo appunto un libro-schedario (ma vale in realtà, noi pensiamo, per qualsiasi libro o per qualsiasi altra opera dell’umano ingegno), anche a spizzichi, a sbirciatine, ad aperture a caso di volume.
A cura di Alfredo Moreschi e Claudio Porchia, Il mondo verde celtico, Edizioni Zem, Vallecrosia settembre 2011; seconda edizione giugno 2012
Marco Innocenti in IL REGESTO (Bollettino bibliografico dell’Accademia della Pigna – Piccola Biblioteca di Piazza del Capitolo), Sanremo (IM), anno IV, n° 1 (13), gennaio-marzo 2013