I Conti di Ventimiglia estesero il loro dominio alla valle del Maro, uno dei due corsi d’acqua principali che concorrono a formare il torrente Impero: qui si radicarono profondamente e costituirono un feudo destinato a durare per parecchi secoli.
L’espansione dei Conti di Ventimiglia non si rivolse però solo verso le valli liguri: parallelamente estesero la loro influenza a occidente, a Luceram (nell’alta valle del Paillon alle spalle di Nizza), e di qui alla valle della Vesubia, e forse alla Tinea e alla val de Blore. Né va dimenticata la presenza avvolgente dei marchesi Clavesana nell’”‘hinterland” delle comunità liguri ponentine, avvertibile in una politica volta a tagliare e condizionare gli espansionismi politico-economici dei centri costieri, secondo un indirizzo svolto poi con maggior fortuna dai Del Carretto. Nelle vicine valli dell’entroterra di Nizza, sono sintomo dell’analoga importanza delle traverse la distribuzione e l’assetto delle signorie minori, nonché l’ubicazione delle presenze degli ordini militari e ospitalieri.
Nella bolla Religiosam vitam del 1246 alcune chiese compaiono citate per la prima volta, altre ci sono già note, ma con diverso rapporto rispetto all’abbazia; alcune, come quelle della diocesi di Nizza, le troviamo già documentate nell’XI secolo, altre solo nel XII.
Bergegio è l’antico nome di San Dalmazzo di Tenda che in tale veste è citato spesso nei documenti del XII e XIII secolo ed era una località importante per le comunicazioni con Entraque e con l’alta valle dell’Argentina. Chi, disceso dal colle del Sabbione, si trovava al San Dalmazzo de Bergegio, veniva “proiettato” nel vasto comprensorio di Briga.
Ulteriore utile confronto è quello con lo stanziamento degli ordini militari e ospedalieri e con le strutture viarie e religiose: i cartogrammi dimostrano il costante ripetersi di simili situazioni demopolitiche in un ampio arco diacronico.