Il giornalismo muckraking è quindi stato una componente fondamentale della storia, se non addirittura della vita quotidiana, degli americani

Il primo vero attacco frontale all’èlite degli Stati Uniti veniva lanciato dal mensile McClure’s Magazine che, assieme ad altre pubblicazioni popolari, aveva deciso di rompere con la tradizione letteraria di ben più note testate e di porre una particolare attenzione all’attualità, con lo scopo dichiarato di modificarla. Alla testa del movimento dei muckrakers, l’editore di origini irlandesi S. S. McClure chiedeva ai suoi reporter di colpire i lettori con ricostruzioni dei fatti rigorose e dettagliate; le inchieste che venivano pubblicate sul suo mensile dovevano rappresentare il contrasto sociale, dando un nome ed un volto tanto agli avidi industriali ed ai politici corrotti, quanto alle vittime innocenti ed indifese.
Alla fine del 1902 il McClure’s Magazine pubblicava la prima puntata di quell’inchiesta che segnò in maniera indelebile un’epoca: specialista di biografie, la già citata Ida M. Tarbell era entrata in possesso di documenti e atti giudiziari che rendevano manifeste le pratiche scorrette della Standard Oil Company di John D. Rockefeller per schiacciare i concorrenti, compresi accordi illegali con le ferrovie per tariffe di favore e per ritardare i carichi delle imprese antagoniste. Ne seguirono 18 articoli che, dal novembre 1902 all’ottobre 1904, misero sotto accusa non solo il grande petroliere ma tutti i monopolisti che come lui sfruttavano la loro posizione di forza per accrescere il patrimonio e diventare ancora più potenti. Primo risultato tangibile della denuncia fu l’Hepburn Act del 1906 che rese talmente alte le ammende per i trattamenti ferroviari privilegiati da decretarne la scomparsa; successivamente, nel 1911, la Corte Suprema dichiarò che la Standard Oil violava la legge antitrust, varata nel 1890 ma raramente messa in pratica, e costrinse il colosso di Rockefeller a dividersi in trentotto aziende.
Le rivelazioni dell’agguerrita giornalista avevano finalmente aperto gli occhi agli americani sulla pericolosità delle posizioni monopolistiche: fu così che il complesso messaggio dell’opera della Tarbell filtrò nella coscienza dell’Americano medio <168, ricordando al Paese che il ruolo della stampa era controllare il potere e servire l’uomo della strada nonché spingendo altri giornalisti ad indagare, o meglio a scavare nel fango; il suo successo spinse altri muckrakers ad indagare su nuovi monopoli: McClure’s Magazine e The Arena denunciarono le ferrovie, Hamton’s scavò nelle concentrazioni dello zucchero e nelle miniere, il Cosmopolitan puntò il dito contro le compagnie telefoniche e Collier’s indagò sul monopolio dei liquori.
Il 1902 è anche l’anno in cui Lincoln Steffens lascia il New York Evening Post per trasferirsi al McClure’s Magazine: esaminando i documenti del governo di St. Louis ed intervistando gli amministratori comunali, pubblicò il suo primo atto d’accusa contro la corruzione locale e la svendita della città agli interessi affaristici. Ma Steffens non si limitò a St. Louis e, in nove puntate, portò sotto la luce dei riflettori il malgoverno e la corruzione anche a Minneapolis, Philadelphia, New York, Chicago e Pittsburgh, per proseguire poi a livello statale con denunce sullo spoil system in Illinois, New Jersey, Missouri e Rhode Island. I suoi articoli, raccolti nel 1904 in “The Shame of the Cities”, condannavano l’avidità che stava inesorabilmente consumando le istituzioni governative di inizio secolo e servirono a diffondere la pratica di reclutare amministratori professionali che affiancassero quelli politici per poter arginare la corruzione.
Il terzo giornalista investigativo del McClure’s Magazine fu l’ex cronista del Chicago Record Stannard Backer, che focalizzò le sue indagini sui problemi del lavoro, dallo sfruttamento dei ragazzini alla discriminazione dei neri: tra le sue inchieste non si può non citare quella sul potere di ricatto dei sindacati sui lavoratori che non volevano allinearsi <169.
Fuori dal contesto del McClure’s Magazine troviamo invece il già citato Upton Sinclair che, determinato ad indagare le condizioni di lavoro nell’industria della carne, accettò l’offerta del giornale socialista Appeal to Reason di passare sette settimane lavorando sotto copertura in un macello di Chicago: con descrizioni dettagliate di pratiche antigieniche che mettevano a rischio la vita degli impiegati e dei consumatori, il suo reportage scioccò il Paese svelando anche la tragedia di lavoratori esausti che precipitavano nelle vasche dove veniva frullata la carne che sarebbe poi arrivata sulla tavola degli americani.
Nello stesso periodo Samuel Hopkins Adams ed Edward Bok pubblicavano su Collier’s Magazine e Ladies’ Home Journal una serie di inchieste che inchiodavano alle loro responsabilità le case farmaceutiche denunciando la pericolosità di alcuni prodotti molto popolari: in anni in cui il mercato pubblicitario era dominato dalle aziende produttrici di medicinali, saponi e nuovi prodotti alimentari, il Samuel Hopkins Adams aveva percorso in lungo e in largo il Paese, acquistando medicine da banco e disponendone accurate analisi scientifiche, consultando chimici del governo federale e medici, rintracciando quanti apparentemente avevano rilasciato le “testimonianze” nelle inserzioni pubblicitarie, insomma rendendosi insopportabile a molti tanto da subire pedinamenti ed almeno un tentativo di ricatto. Il reporter tenne duro ed il 7 ottobre 1905 il Collier’s Magazine pubblicò la sua inchiesta “La grande frode americana”170 annunciando che non avrebbe più accettato inserzioni a pagamento da case farmaceutiche; nelle successive dieci settimane Adams mise a nudo il mercato dei prodotti da banco, le sue millanterie fraudolenti, suoi medicamenti insulsi e i suoi prodotti sbalorditivi.
E. Bok, direttore del Ladies’ Home Journal, nel febbraio del 1906 pubblicò invece una tabella con il contenuto alcolico e oppiaceo di circa quaranta farmaci brevettati e commercializzati avvisando gli americani che ‘il rimedio è nelle mani della gente: nelle vostre mani; è giunto il momento che passiate all’azione’. I lettori risposero inondando la Casa Bianca ed il Congresso con richieste di protezione da farmaci non sicuri.
Infine occorre menzionare anche David Graham Phillips che su Cosmopolitan firmò l’inchiesta a puntate “Il tradimento del Senato” <171 in cui, documentando la collusione con grandi aziende di ben sessantacinque senatori, veniva descritta la Camera Alta del Congresso come ‘un infaticabile agente di interessi ostili all’America quanto lo può essere un esercito invasore, ma molto più pericoloso’.
Le testate che pubblicavano regolarmente inchieste raggiunsero, tra il 1902 ed il 1912, tirature record, entrando in circa 20 milioni di case in un Paese che allora contava 90 milioni di abitanti. Poi però l’impeto della denuncia cominciò inesorabilmente a spegnersi: la fuga della pubblicità dalle riviste muckraker, la convinzione che le riforme avessero ridotto l’urgenza delle indagini giornalistiche e l’assuefazione del pubblico alle denunce fecero sì che nel 1917, con l’entrata in guerra degli Stati Uniti, il giornalismo muckraking fosse ormai un capitolo chiuso. Non manca però chi sostiene che l’attacco frontale alla classe politica abbia minato la legittimità dei governanti riducendo la partecipazione della gente alla vita pubblica.
Il giornalismo muckraking è quindi stato una componente fondamentale della storia, se non addirittura della vita quotidiana, degli americani: gli Stati Uniti non sarebbero così come sono, dal controllo sanitario dei cibi conservati alle leggi antimonopolio e così via, se non ci fossero stati quei giornalisti che in vario modo hanno contribuito a far virare quella società verso determinate direzioni invece che in altre. Come ha scritto Arthur Schlesinger, ‘erano necessarie misure aggressive e sensazionali per svegliare la nazione dal suo letargo e per ringiovanire il vecchio spirito della democrazia americana’ <172; svelando i mali della vita pubblica, i muckrakers hanno quindi salvato la repubblica dalla morsa dei “baroni ladri”, restituendola ai cittadini comuni.
[NOTE]
168 FILLER L., Crusaders for American Liberalism, Yellow Springs, 1939, p. 109.
169 Altri giornalisti seguirono le sue orme scavando nella fatica quotidiana degli operai, producendo intensi ritratti della vita di stenti condotta dalle donne lavoratrici e indignate denuncie che puntavano il dito contro una nazione che sacrificava i suoi bambini costringendoli a lavorare in condizioni disumane. Le loro rivelazioni contribuirono a creare un terreno fertile per le riforme sociali: nel 1907 due terzi degli Stati avevano introdotto leggi che proteggevano i minorenni e nel 1916 il Congresso decise di bandire dai trasporti interstatali le merci prodotte da bambini.
170 HOPKINS ADAMS S., The great American fraud, in Collier’s Magazine, 7 ottobre 1905. Importante è il testo introduttivo, in cui si chiarisce subito e bene cosa ci si doveva aspettare: “L’America credulona spenderà quest’anno circa settantacinque milioni di dollari per l’acquisto di patent medicine. Per questa somma essa ingoierà ingenti quantitativi di alcol, preoccupanti dosi di oppiacei e narcotici, un vasto assortimento di droghe varie, da potenti e dannosi cardio-depressivi a insidiosi stimolanti epatici e, soprattutto, il loro principale ingrediente: frode, non diluita. Perché la frode, architettata dai più abili piazzisti e imbroglioni, è l’anima di questo commercio. Se i quotidiani, i periodici e le riviste mediche negassero le loro pagine a questo genere di inserzioni, il traffico di farmaci fasulli in cinque anni sbiadirebbe sulla pagina di un libro di storia come la South Sea Bubble (bolla speculativa del Settecento) e la nazione sarebbe più ricca non soltanto di salute e denaro, ma anche di alcolisti e tossicodipendenti salvati”
171 PHILLIPS D. G., Treason of the Senate, in Cosmopolitan, marzo 1906.
172 SCHLESINGER A. M., Political and Social History of the United States 1829-1925, New York, 1925.
Nicolò Maria Salvi, Il requisito della verità della notizia nel giornalismo d’inchiesta, Tesi di laurea, Università Luiss “Guido Carli”, Anno accademico 2015-2016

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.