L’epistola in versi si configura quindi come un’ulteriore testimonianza dell’intimità tra i due scrittori

Il carteggio tra Giovanni Verga e Luigi Capuana è stato edito da Gino Raya nel 1984, per le Edizioni dell’Ateneo di Roma. Dalla morte di Verga, diverse lettere o anche semplici brani di esse erano state pubblicate dagli studiosi dello scrittore in riviste, in contributi di varia natura, scientifica e divulgativa (soprattutto da Lina e Vito Perroni) e nelle biografie dei due maestri del verismo che Nino Cappellani e Corrado Di Blasi avevano tentato di ricostruire.
La raccolta completa dei testimoni autografi e a stampa della corrispondenza tra i due siciliani è comunque solo opera di Raya, a cui è da ascrivere il merito di aver proceduto alla trascrizione dei numerosissimi inediti e di averne tentato un riordinamento sulla base del criterio cronologico. Sebbene queste operazioni non siano state condotte nel segno del maggior rigore filologico possibile e non siano rari gli errori – anche clamorosi – di trascrizione o di confusione nella successione dei testimoni, tuttavia il lavoro di Raya risulta ad oggi la più affidabile e sistematica edizione del carteggio tra Verga e Capuana. A giustificare le imprecisioni concorre certo in parte la grafia dei corrispondenti, di difficile decifrazione perché piuttosto uniforme e corsiva; la frequente disposizione, soprattutto da parte di Verga, del testo ‘a gabbia’, con il riutilizzo del foglio ruotato di novanta gradi; i frequenti errori di datazione da parte di entrambi gli scrittori, i quali soprattutto nei primi mesi fanno confusione tra gli anni.
Nel 1975 il corposo carteggio – 529 lettere tra Verga e Capuana, più 10 scambiate tra Verga e Adelaide Bernardini – aveva conosciuto una prima edizione, sempre a cura di Raya, in forma di epistolario, con la selezione delle sole lettere di Verga, e certamente negli stessi anni era oggetto di studio da parte di Giovanna Finocchiaro Chimirri, studiosa catanese che ha giocato un ruolo fondamentale nel rinvenimento e nella divulgazione di molti materiali verghiani e capuaniani, curando negli anni Settanta e Ottanta, per alcuni di questi, edizioni che si presentano ancora oggi come strumenti essenziali per gli studiosi del verismo <1. Venuta a conoscenza del lavoro di Raya, in stato evidentemente più avanzato del suo, Chimirri decise di interrompere la curatela del carteggio <2.
Un importante contributo all’arricchimento del corpus epistolare oggetto di questo lavoro è stato costituito dal rinvenimento da parte di Antonio Di Silvestro di dieci epistole di Verga a Capuana e una di Capuana a Verga, per un totale di undici testimoni. Si tratta di missive inedite, delle quali non è stato rinvenuto l’autografo, ma di cui si conserva la riproduzione in microfilm nel Fondo Mondadori <3. Molte di queste si riferiscono agli anni 1882-83, al periodo di pubblicazione delle “Rusticane” e ai primi tentativi teatrali di Verga, impegnato con la messa in scena di Cavalleria Rusticana. Preziosissimo risulta inoltre il rinvenimento di una epistola in versi composta da Giovanni Verga, rara testimonianza delle capacità poetiche dello scrittore <4. Si tratta di una richiesta di raccomandazione per la commedia di un tale Del Vecchio resa in endecasillabi sciolti e giocata sulla demistificazione parodica del linguaggio poetico tradizionale.
Scrive Di Silvestro: “Tale linguaggio è anche il riflesso di una profonda complicità intellettuale, mossa da un atteggiamento di rispetto ma al contempo di gioco demistificante sulla tradizione. Chi abbia letto integralmente il carteggio Verga-Capuana non dovrebbe rimanere stupito di fronte a simili divertissements, risvolti ludici di quell’attitudine fantasticante che non contraddice la serietà di una comune battaglia per il “vero” e contro l’ingessato accademismo di certi arcadi contemporanei” <5.
L’epistola in versi si configura quindi come un’ulteriore testimonianza dell’intimità tra i due scrittori, nonché del loro temperamento volitivo sì, ma anche brillante e a volte esuberante.
L’aspetto umano del rapporto tra Verga e Capuana è stato spesso messo in rilievo, soprattutto nel primo Novecento da quegli scrittori che avevano avuto modo di conoscere i due maestri, come Roberto Sacchetti, ma anche dai biografi <6. Lo stesso Raya, nell’introduzione al carteggio, si sofferma lungamente sull’indole dei due interlocutori e sui vari aspetti della loro amicizia, dedicando uno spazio fin troppo esiguo all’analisi del circuito intellettuale nel quale i due operavano, nonché al confronto sui temi letterari, ai giudizi reciproci sulle opere, all’osmosi di pensieri e teorie <7.
Allo scopo di valorizzare «le implicazioni storico-letterarie di questa relazione […] per una conoscenza ‘diversa’ del secondo Ottocento italiano», Antonio Di Silvestro ha dedicato un capitolo della sua monografia sulla scrittura epistolare di Verga al carteggio Verga-Capuana <8.
In questo lavoro, lo studioso ha proceduto al riconoscimento di tutti i passi nei quali l’arte viene rappresentata come una fede, un credo da diffondere e proteggere dagli attacchi degli ‘altri’, i critici vecchia maniera, gli «arcadi scoglionati» <9. Ma soprattutto Di Silvestro è stato il primo ad occuparsi in maniera sistematica delle intersezioni che occorrono tra le opere di Verga e quelle di Capuana, rilevando per il carteggio il carattere di vera e propria officina letteraria. Però, poiché il soggetto principale del volume di Di Silvestro erano le lettere familiari, lo studio delle epistole tra Verga-Capuana si presenta comunque in forma parziale e tocca, seppur analiticamente, solo alcuni passaggi delle stesse.
Un secondo sistematico contributo all’indagine sul carteggio viene da Elisabetta Bacchereti, la quale ha messo a confronto la corrispondenza tra Verga e Capuana con quella tra Manzoni e Fauriel, rintracciando e commentando in entrambi i casi le «lettere di letteratura» <10. E ovviamente le missive nelle quali si affrontano questioni di poetica, in particolar modo quelle nelle quali viene toccato il tema dell’impersonalità, sono state utilizzate da moltissimi studiosi di Verga – più raramente da quelli di Capuana – al fine di ricostruire la teoria del romanzo dello scrittore <11. Infatti, come spesso accade per la corrispondenza privata di autori celebri, anche nel caso di Verga questa è stata smembrata per servire da materiale biografico, per ricostruire le concezioni poetiche, le idee, cedendo alla tentazione di attribuire all’epistolario una funzione ausiliaria rispetto al resto della produzione letteraria <12.
È vero che la lettura di un epistolario ha anche questa funzione: infatti la disposizione cronologica e la molteplicità dei destinatari permettono di avere una visione sfaccettata del pensiero di un autore su un determinato tema, su una questione. Tuttavia, la forma epistolario permette di gettare luce solo sul mittente, lasciando completamente in ombra i destinatari, rischiando di far perdere nel tempo il meccanismo di alcune collaborazioni <13.
Nel caso di Verga e Capuana è proprio la complicità resa evidente dalla loro corrispondenza a fornirci delle importanti notizie non solo sulle dinamiche dell’ambiente intellettuale italiano, ma soprattutto sulla genesi delle opere e sulla maturazione del pensiero poetico ed etico dei due scrittori. Si rende necessario quindi uno studio dettagliato del carteggio, che ne illumini le questioni più rilevanti in maniera analitica e sistematica; nonché un’edizione dei testimoni finora rinvenuti, condotta con criteri filologicamente più rigorosi di quelli utilizzati da Raya.
Il presente lavoro si propone pertanto di offrire una prima risposta a queste esigenze, riproponendo la trascrizione degli autografi ad oggi consultabili sulla base dei criteri filologici ed editoriali adottati per la curatela dei carteggi verghiani pubblicati dalla Biblioteca della Fondazione Verga <14.
L’edizione viene inoltre corredata da un apparato di commento, al fine di chiarire quei passaggi del testo che possano risultare oscuri, presentare figure meno note anche a un lettore colto ma non specialista, integrare le informazioni sulle quali i corrispondenti sono reticenti perché oggetto di un precedente confronto verbale, o di epistole andate smarrite o perché riferite ad altre pubblicazioni (articoli su rivista, romanzi, o anche opere teatrali, etc.). Il commento si concentra soprattutto sull’aspetto letterario della corrispondenza, limitandosi alle informazioni essenziali per quanto riguarda le questioni private (nascite, morti, matrimoni, etc.).
Poiché molte sono le questioni di poetica dibattute tra i due scrittori, al fine di non appesantire il commento, ma anche di organizzare il discorso in maniera più struttura, si è scelto di affrontare alcune tematiche – tra le più ricorrenti, ma anche tra le meno compulsate dalla critica – in alcuni capitoli introduttivi.
Lo studio è relativo agli anni che vanno dal 1872, anno di inizio del carteggio tra Verga e Capuana, al 1890, poiché a partire da questa data la corrispondenza tra i due scrittori si dirada in maniera progressiva e si fa sempre più occasionale. Entrambi, infatti, ormai risiedono più o meno stabilmente in Sicilia. E soprattutto Verga si dimostra sempre meno interessato alle vicissitudini letterarie del continente e Capuana impegna le proprie energie nel tentativo di trovare una collocazione lavorativa che gli permetta di sopravvivere senza preoccupazioni. La grande stagione del dibattito letterario e dell’officina verista tra Verga e Capuana ha certamente termine con la pubblicazione del Il lavoro si articola quindi in due parti: una prima è suddivisa in quattro capitoli, preceduti da una breve introduzione. Nei primi tre capitoli si tenta di mettere a fuoco tre dei temi principalmente dibattuti nel carteggio: la moralità dell’arte, la lontananza dalla Sicilia, il rapporto con la critica e il pubblico. Il quarto capitolo si propone di contribuire alla ricostruzione della biblioteca reale e fruita di Giovanni Verga, grazie anche all’esperienza diretta, condotta da chi scrive, della ricatalogazione del patrimonio librario, oggi conservato presso la biblioteca della Casa Museo Giovanni Verga di Catania. Nel quinto capitolo si illustrano i procedimenti dell’officina degli scrittori in relazione alla composizione di alcune opere. Questo capitolo si configura come una diretta integrazione del lavoro avviato da Di Silvestro al quale si è precedentemente accennato <15.
La seconda parte è costituita dall’edizione degli autografi relativi alla corrispondenza tra Verga e Capuana. Dopo una breve nota al testo e l’esposizione dei criteri d’edizione adottati, si trova l’edizione delle lettere accompagnata, ove necessario, dall’apparato filologico, posto alla fine di ogni lettera, e dalle note di commento, disposte a piè di pagina.
[NOTE]
1 Ad esempio l’edizione delle Lettere sparse (G. Verga, Lettere sparse, a cura di G. Finocchiaro Chimirri, Bulzoni, Roma 1979) raccoglie una serie di missive di Verga a corrispondenti vari, molte delle quali non sono state ripubblicate in raccolte organiche.
2 Nel volume delle Postille a Verga Giovanna Chimirri dedica un capitoletto al carteggio Verga-Capuana, dichiarando esplicitamente che si trattava di uno studio preparatorio all’edizione del carteggio, interrotta alla notizia della prossima pubblicazione dell’edizione di Raya (cfr. G. Verga, Postille a Verga. Lettere e documenti inediti, a cura di G. Finocchiaro Chimirri, Bulzoni, Roma 1977, pp. 44-50).
3 Bob. XV. Cfr. A. Di Silvestro, Verga ‘poeta’ e 10 lettere inedite al Capuana (+ 1), in «Otto/Novecento», 2, 2012, pp. 53-68.
4 Unica testimonianza, fatta eccezione per due quartine di settenari indirizzate a Giacosa (cfr. lettera di G. Verga a G. Giacosa da Milano, 25 dicembre 1891, in Carteggio Verga-Giacosa, Introduzione e note di O. Palmiero, Catania, Fondazione Verga, Euno, 2016, p. 166).
5 A. Di Silvestro, Verga poeta…, cit., p. 55.
6 Immancabile nelle biografie di Cappellani, Di Blasi e Raya il riferimento a Cicco e Cola, locuzione siciliana utilizzata da Verga in una lettera del 20 aprile 1879 per riferirsi al sodalizio umano con Capuana (cfr. N. Cappellani, Vita di Giovanni Verga, Firenze, Le Monnier, 1940, p. 67, C. Di Blasi Luigi Capuana: Vita amicizie relazioni letterarie, Mineo, Biblioteca Capuana, 1954, p. 32 e G. Raya, Vita di Giovanni Verga, Roma, Herder, 1990, p. 56).
7 L’introduzione al carteggio consta solo di 16 pagine, 3 delle quali dedicate allo stato del carteggio. Segue un paragrafo riassuntivo dei temi, nel quale Raya ripercorre rapidamente il carteggio, mettendo in risalto alcuni episodi specifici: come il richiamo alla pubblicazione di Lu Cumpari, bozzetto di Capuana che Verga rivela essere stato la prima ispirazione alla maniera siciliana della sua produzione; l’articolo sui Malavoglia di Capuana; il presunto plagio di Cavalleria Rusticana da parte di Capuana in Malìa. Nel terzo paragrafo, intitolato ‘Interlocutori’, Raya traccia un profilo dei due scrittori attraverso la citazione di alcune epistole.
8 A. Di Silvestro, In forma di lettera. La scrittura epistolare di Verga tra filologia e critica, Bonanno, Acireale 2012, pp. 211-240.
9 Cfr. lettera di G. Verga a L. Capuana da Milano, 22 gennaio 1875.
10 E. Bacchereti, “Ciarle letterarie”: Manzoni a Fauriel, Verga a Capuana, in Scrivere lettere. Tipologie epistolari nell’Ottocento italiano, a cura di G. Tellini, Roma, Bulzoni, 2002, pp. 209-237: 211.
11 Cfr. Introduzione, infra, p. 15.
12 A. Fochi Caturegli, L’epistolario e il lettore, in «Italianistica», XVII (1988), n.2, pp. 299-311: 299.
13 Secondo Alberto Vecchi: «la convenienza di pubblicare i carteggi completi di due corrispondenti, spezzando in tal modo la continuità cronologico-biografica dell’epistolario completo d’autore, la si incontra in casi evidenti: innanzitutto quando il carteggio risulta di pari importanza sia da una parte sia dall’altra, sì che monca risulterebbe la corrispondenza di uno solo dei due corrispondenti». Inoltre, rinunciare alla monumentalità dell’epistolario non sarebbe negativo soprattutto «laddove la pubblicazione di singoli carteggi implica la restituzione alla storia di figure altrimenti smarrite, e di colloqui e di collaborazioni altrimenti sbiaditisi o dimenticati» (cfr. A. Vecchi, Motivi per una ecdotica degli epistolari e dei carteggi, in Metodologia ecdotica dei carteggi, Atti del convegno internazionale di studi (Roma 23-25 ottobre 1980), a cura di E. D’Auria, Le Monnier, Firenze 1989, pp. 25-30).
14 In particolare cfr. Carteggio Verga-Rod, a cura di G. Longo, S. Squeglia, Fondazione Verga, Catania 2004, Carteggio Verga-Giacosa, cit., e G. Verga, Lettere ai fratelli (1883-1920), a cura di G. Savoca e A. Di Silvestro, Catania, Fondazione Verga, Euno, 2016. I criteri filologici verranno illustrati in maniera analitica in un paragrafo dedicato che precede l’edizione (cfr. pp. 87-93).
Milena Giuffrida, Per una nuova edizione commentata del carteggio Verga-Capuana, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Palermo, 2019

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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