Nel 1964 la Biennale di Venezia accoglie gli artisti dell’arte programmata

Gianni Colombo, Struttura Fluida, 1961. Fonte: Sonia Caterino, Op. cit. infra
Gianni Colombo, Strutturazione ritmica pulsante, 1964. Fonte: Sonia Caterino, Op. cit. infra
Gianni Colombo. Fonte: Sonia Caterino, Op. cit. infra

Arte cinetica e arte programmata sono state denominate come “l’ultima vera avanguardia”. La vera essenza dei concetti delle due correnti (figlie dello stesso pensiero) sta nel rappresentare la realtà come un’altra possibile visione della stessa, che non accavalla il vecchio pensiero, ma lo modernizza rendendolo attuale, dinamico e fruibile allo spettatore, che si concentra sull’opera e ne percepisce il pensiero e la messaggistica, grazie agli strumenti tecnologici ed ingegneristici usati per comporre l’opera stessa.
Pochi movimenti come questo, e poche espressioni artistiche hanno avuto tanti precedenti e tanti padri nobili come Tinguerly, Schoffer, che hanno così fortemente abbracciato il pensiero cinetico, reinventando il loro modo di produrre arte e andando ancora più indietro con gli anni; il Movimento futurista che, sospinto dallo slancio del dinamismo, attraversò una fase di sviluppo delle arti visive e delle arti applicate profondamente collegate e radicate con la storia stessa delle arti e incredibilmente proiettate verso le avventure del futuro e della modernità.
Percorre il pensiero su come grandi artisti, come Boccioni e Carrà, avrebbero potuto usare o meglio sfruttare le molteplici possibilità che la tecnica ingegneristica gli avrebbe offerto, in un immediato futuro. Probabilmente oggi avremmo un Cavaliere Rosso che si muove in uno spazio che sembra infinito, dove le zampe dell’imponente cavallo si intercorrono realmente in una velocità non solo visiva, ma reale e dinamica, oppure nei Funerali dell’anarchico Galli <1911> (New York Museum of Modern Art) importantissima opera che affronta il dinamismo e il pensiero della velocità dell’azione, dove le linee di forza assumono una carica psichica ed emotiva di espressione drammatica dell’evento vissuto.
È piacevole immaginare come opera cinetica I Funerali dell’anarchico Galli, al pari di un’istallazione composta da figure appena accennate magari da fili d’acciaio che creano una tumultuosa rissa grazie all’utilizzo di motori e catene di velocità, che con luminose scie, sviluppano la stessa drammaticità del quadro dipinto dal grande pittore.
La ricerca Futurista non è nient’altro che la ricerca della velocità del movimento legato all’espressione, che è l’opera stessa. Da ciò si evince il medesimo pensiero dell’arte Cinetica, che apprende quello che la corrente Futurista offre, ossia, materiale e studio per una nuova arte applicata.
Il Gruppo Zero si identifica in questo aspetto e fa della sua arte una scelta formale con l’utilizzo di alcuni materiali per creare opere, ad esempio opere di Uecker che creano una sorta di inganno della dinamica, la luce che diffonde che crea illusioni percettive, le ombre dei chiodi nelle sue strutture oppure come nelle opere dell’italiano Gianni Colombo del Gruppo T, con la sua opera Strutturazione fluida del 1961 composta da metalli, vetro ed elettromotore o nell’opera Strutturazione ritmica pulsante – 1964 con plexiglas, lampade, base in legno ed alluminio.
Giovanni Anceschi altro esponente del gruppo T che, dopo aver studiato filosofia alla Statale di Milano, si appassiona agli studi della decorazione ed insieme ad Achille Funi nel 1959 fonda l’omonimo gruppo. Di chiara matrice Cinetica o meglio Programmata le sue opere più celebri, Strutturazione cilindrica virtuale del 1963 con materiali vari ed uso di elettromotori.
Le produttive esperienze di questi intraprendenti gruppi Cinetici non sono esenti da critiche dei vari studiosi d’arte del periodo, ma in quel 1963 tutta la nuova tendenza nelle sue diverse accezioni è accolta alla IV Biennale internazionale di San Marino organizzata da Argan (critico, scrittore e curatore di diverse mostre del periodo) intitolata provocatoriamente “Oltre l’informale”.
Vi vengono premiati il gruppo N di Padova e il Gruppo Zero di Dusseldorf. La rassegna vuole dimostrare la validità artistica di quelle scelte, anche se la stessa è accompagnata da momenti di fecondi dibattiti dove nascono le prime polemiche sulle produzioni dei gruppi sopracitati. Numerosi critici non ne apprezzano l’identità socio culturale e criticano l’estremo atto di cancellare tutto il percorso che fino ad allora l’arte aveva fatto, anche se ben presto anche i più assidui contestatori dell’arte cinetica si schiereranno dalla parte di chi fino ad allora aveva creato un movimento ed un ideale senza precedenti.
Quando al Loeb Student Center di New York, Munari presenta la mostra “Kinetic ART” con i gruppi T ed N, l’arte programmata sembra essere oramai sgombra da critiche e da severe osservazioni.
Nel 1964 la Biennale di Venezia accoglie gli artisti dell’arte programmata e ne esalta il pensiero, proiettandola verso l’infinito mondo dell’arte.
Sonia Caterino, Arte cinetica e meccanismi, nuove tendenze ed applicazioni, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, 2022

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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