Ed era verde e d’oro la vallata…

Disegno a matita su taccuino: di Ennio Contini – Fonte: www.apice.unimi.it

Del resto la vena religiosa di Contini era emersa già dalla prima raccolta, Magnolia, ma è con L’Alleluja che raggiunge il coronamemento di un percorso spirituale più profondo e complesso, legato a doppio filo alla sua reclusione. Costretto entro i limiti di una cella Contini cercava nella fede e nella spiritualità forza e speranza, consolazione e conforto. Una poesia fino ad oggi inedita del 1950 ben evidenzia questo aspetto:
Ed era verde e d’oro la vallata…
ove i pensieri e il cuore seguivano,
rapiti, l’estasi dei Magi. E , solo,
una vallata di carta; solo. Ma,
nel sangue, folgorava luce. E dolce
una mano – dell’uomo che tornava
a darci la speranza – confortava,
tra i muschi finti e i maceri pastori
dell’Albisole, il peso dell’esilio.
Ed era tanto lontana la notte…

Questa lirica, che anticipa molte delle tematiche continiane de L’Alleluja (il sangue, i colori verde e oro, il conforto di Cristo), era stata inserita all’interno di un volume edito da Fra Ginepro da Pompeiana <171 (Pio Cappuccino) dal titolo La via Crucis dei criminali (altri sei mesi di galera) pubblicato a Siena dalla Poligrafica nel 1950. Il volume, nell’idea del suo autore, doveva dare voce a tutti quei «perseguitati e imprigionati per avere amato la Patria ed essere accorsi a difenderla dagli invasori». Suddiviso in ventuno capitoli La via Crucis dei criminali narra delle sofferenze e delle torture subite dai cosiddetti ‘criminali di guerra’ dopo il 25 aprile e in questo contesto trova spazio la poesia di Contini che abbiamo citato, messa a chiusura del secondo capitolo – dall’emblematico titolo di «Soli, ma con Dio» – e preceduta da questa premessa: «Un altro dono gradito, il presepio lo ha ricevuto da un condannato a morte. Il savonese Ennio Contini, fratello di un mio legionario del Tembien <172, mi ha regalato questi versi» <173.
Il volume di liriche pubblicate in silloge ai Cantos di Pound non aveva ricevuto le attenzioni che Contini si aspettava e al di là delle favorevoli critiche scritte da amici quali Laurano, Tecchi, Pento e de Palchi era giunta anche una stroncatura che aveva profondamente offeso l’autore de L’Alleluja.
Il 16 agosto 1952 dalle colonne de «Il Mondo» Salvatore Rosati andava all’attacco di Contini: “Appunto perché questa è la prima traduzione (parziale, sia pure, ma di fiducia) di un’opera che rappresenta un problema critico difficile, importante e tuttora aperto […] spiace vederla pubblicata in circostanze di una goffagine esemplare. Nel volume, la traduzione dei Cantos è stampata di seguito, quasi come appendice a una raccolta di versi di un certo Ennio Contini. Viene fatto di pensare a un aneddoto attribuito a Scribe che una volta avrebbe rifiutato di collaborare con un commediografo da lui ritenuto oscuro, dicendo che non poteva soffrire di vedere attaccati allo stesso cocchio un asino e un cavallo. In questo caso, per giunta, la vicinanza ha talmente dato all’altro la convinzione di essere anche lui un nobile destriero, che ha aggiunto, dopo i propri versi e prima di quelli di Pound, la bibliografia di sue passate colaborazioni a riviste, la cui non dimenticata origine politica non è fatta per giovare a Pound. Una fascetta celeste sul volume reca l’interrogativo gravido di presagio: «Spiriti che furon, che sono o che saranno?». E ci avessero almeno lasciato, per prudenza, il «forse» che Carducci medesimo ci aveva messo! Ma è chiaro che, in un caso simile, non a Pound, rinchiuso in America, vanno le ironie”.
Senza dubbio alcuno su a chi si riferisse l’epiteto di «asino» l’articolo di Rosati aveva turbato a tal punto Contini che in una lettera all’amico Laurano aveva scritto:
“Carissimo Renzo,
la poesia m’ha fruttato una elegante macchina da scrivere, come vedi. Pure m’ha fruttato anche la prima stroncatura! «Il Mondo», Roma, 16 agosto 1952, di Salvatore Rosati. Ecco, non è una vera e propria stroncatura: è qualcosa come un rigurgito di acido. Mi si fanno le colpe che dovrebbero, in un certo senso, essere del Direttore della Collana o per lo meno dell’Editore. Ti trascrivo la parte che mi interessa […]. Come vedi non è una vera e propria stroncatura, ma semplicemente una cosa molto maleducata. Il bello è che questo Salvatore Rosati io non l’ho mai veduto e conosciuto comunque. E lo strano è che tipi come te, Barile, Grande, Tecchi, Govoni etc etc non sapevano proprio che io fossi un somaro! Bene, caro Renzo, cosa mi consigli di fare? Rispondere? Inviare una lettera al Direttore? Chi è questo Salvatore Rosati? Per favore consigliami tu.
Il tuo affezionatissimo
Ennio Contini” <174
Se Contini può aver peccato di «goffagine», commettendo errori grossolani e forse sbagliando nell’aver premesso il proprio nome e le proprie liriche a quelle di Pound, va ricordato tutto il contesto all’interno del quale la pubblicazione de L’Alleluja aveva preso forma, a partire proprio dal coinvolgimento in prima persona del grande poeta americano. Un contesto che Rosati forse non conosceva e che non aveva preso in considerazione, riservando al giovane autore una critica canzonatoria e ridicoleggiante. Rosati non era stato però l’unico ad ironizzare sull’assurdità dell’accostamento Pound/Contini <175, quasi fosse un ossimoro tra i termini illustre/sconosciuto <176. Olivia Rossetti Agresti in una lettera allo stesso Pound datata 10 agosto 1952 scriveva risentita dopo aver ricevuto una copia de L’Alleluja: «I shld [n.d.a.: così nel testo] surely be Ezra Pound e Ennio Contini, the one of world-wide reputation, the other so far a nonentity» <177. Pound aveva risposto a Olivia Rossetti Agresti solamente cinque giorni dopo, con una lettera che chiariva in maniera inequivocabile il suo totale appoggio alle decisioni di Contini, motivato anche da scelte editoriali controcorrente:
“15 August 1952
ORA/
Thebiade/farraGosto/15 Ag/ ’52 […]
NO/ I approve the order in Contini’s vol/ is the preface pseudonymous? and stile
trentennio/ sprouting unobserved/ ORA prob/ not ready to believe the degradation
of cimici lett/i letto/ letterato etc.
Very useful to have the Barker art/l translated/ AND it gets past sabotage of the larger
pubrs/ Mondadori and co/ people who try to get RIGHTS in order to NOT
print” <178.
Alla luce di questo ulteriore documento, che attesta come Pound fosse assolutamente consapevole di pubblicare in Italia per una piccola casa editrice (scelta fatta volutamente per boicottare i grandi colossi della stampa) accanto a un poeta pressoché sconosciuto, possiamo oggi restituire a Contini la rilevanza che merita <179.
All’epoca della forte stroncatura di Rosati erano però giunti a Contini diversi giudizi positivi a mitigare l’amarezza e a ritrovare fiducia nella poesia e nelle proprie doti letterarie. Italo Cremona aveva scritto:
“Caro Contini,
molto lieto della sua lettera anche se in qualche punto amara, e giustamente.[…] Grazie dell’invio de L’Alleluja. In quanto a Salvatore Rosati si tratta di un cretino, come non sono sono tutti i collaboratori de «Il Mondo». Coraggio caro Contini, io mi rammarico soltanto di non averle scritto prima […]. Buone cose, buon lavoro e si butti a Voltaire
Suo Italo Cremona
E mi scriva ancora” <180
[…] L’abisso che ha separato le poesie di Magnolia da quelle de L’Alleluja aveva sicuramente reso Contini un poeta diverso, più maturo e consapevole, ma ancora alla ricerca di una voce originale e inconfondibile. In questa raccolta la particolarissima ispirazione continiana si è manifestata con forza e determinazione in quelle poesie che sono specchio della sua più vera intimità, espressione del suo dolore e del suo desiderio di tornare ad essere un uomo libero. Affrancati da facili pregiudizi e da scontati paragoni che vedono Contini confrontarsi con un monstrum della letteratura mondiale ci limitiamo a leggere con piacere quella che Pennone aveva definito «un’autentica, personalissima voce della poesia italiana d’oggi» <186 una delle più emblematiche espressioni di questo nostro, spietato, dopoguerra.
– Contini, le devo dare uno schiaffo… – mi disse il brigadiere
– Non è il momento di scherzare…
– Non scherzo… Se lo lasci dare, è per il suo bene…
Mi avvicinò e mi diede uno schiaffo… Leggero s’intende…
– Ebbene?
– Le annunzio che è giunto or ora il suo ordine di scarcerazione… L’ho letto con i
miei occhi… Non è uno scherzo… Prepari i suoi bagagli.
Lì per lì, per la gioia, gli regalai la mia macchina da scrivere, raccolsi tutti i miei libri, ne
feci un pacco ma con quale vestito posso intraprendere il viaggio? Pensai: ho solo
questa casacca e i pantaloni da detenuto…
Mi venne incontro un detenuto comune:Ti presto il mio vestito… Quando potrai me lo restituirai… In Direzione mi consegnarono le mie spettanze (quindicimila lire) e tanti saluti… Era la vigilia di
Natale… <187
Il 24 dicembre 1953 Ennio Contini tornava ad essere un uomo libero. Alleluja.
[NOTE]
171 Fra Ginepro da Pompeiana, al secolo Antonio Conio (1903-1962) fu una figura di religioso, scrittore, combattente, detenuto politico e critico letterario. La sua personalità, ancora da decifrare e chiarire in certi suoi aspetti, fu legata a diversi artisti tra cui Angiolo Silvio Novaro, Filippo Tommaso Marinetti e Francesco Pastonchi. Partecipò come cappellano di guerra alla campagna di Grecia e al suo ritorno in Italia, dopo aver aderito alla Repubblica Sociale, venne incarcerato. Nel dopoguerra, ritiratosi nel convento di Loano (Savona), si dedicò prevalentemente alla ricerca storica e spirituale.
172 Nel 1935 con il battaglione XXVIII Ottobre il fratello maggiore di Contini, Umberto, era occupato nel Tembien, nella famosa battaglia di Passo Uarieu.
173 Pio Cappuccino, La via crucis dei criminali (altri sei mesi di galera), Siena, Poligrafica, 1950, p. 40.
174 Lettera autografa, dattiloscritta, su due fogli impiegati solo sul recto, datata 23 agosto 1952. Il documento è conservato nel Fondo Renzo Laurano della Biblioteca civica «Francesco Corradi» di Sanremo, Epistolario b. 9, fascicolo 129.
175 Chi fosse Ennio Contini se lo domandava anche un corrispondente di Pound, il cinese Achilles Fang (1919-1995), studioso di letterature comparate che con il poeta americano aveva avuto un intenso carteggio negli stessi anni di Contini. Scrive Fang: «Someone gave me a book containing La prima decade dei Cantos di E. P. but who is Ennio Contini?» (in Ezra Pound’s Chinese Friend: Stories in Letters, a cura di Zhaoming Quian, Oxford, University Press, 2008, p. 118).
176 Enrico Falqui sulle colonne de «Il Tempo» nella sezione Collane di poesia (25 novembre 1952, p. 3) si era limitato ad interrogarsi sul particolare accostamento, senza esprimere giudizi: «Trascorrendo dal Nord al Sud a Mazara troviamo L’Usignolo della Società editrice siciliana che, sotto la guida di Casimiro Fabbri, dopo le raccolte di C. Fabrizi, P. Buscalferri, D. Dolci e V. Clemente presenta L’Alleluja di Ennio Contini unitamente, chi sa perché, alla traduzione della prima decade dei Cantos di Ezra Pound, accusato di tradimento e tenuto sempre sotto controllo dalla polizia federale nell’ospedale psichiatrico di Washington. Il che non gli ha impedito di vincersi, appunto coi Pisan Cantos, i mille dollari del premio Bollingen 1948».
177 I cease not to yowl, Ezra Pound’s letters to Olivia Rossetti Agresti, a cura di Demetres Tryphonopoulos e Leon Surette, Chicago, University of Illinois Press, p. 92.
178 I cease not to yowl, cit., p. 90.
179 Va ricordato che Pound però, una volta rientrato in Italia, non si era più messo in rapporto con Contini. L’ultimo contatto tra i due risale al 1958 e si tratta di una lettera di Contini a Pound, che non aveva ottenuto risposta: «Natale 1958. Il suo fedele ammiratore e compagno delle primissime ore buie (quando, ad onor del vero, in Italia nessuno voleva ricordarsi di Lei, neppure gli amici) quello che con Lei e per la sua bontà fece squillare L’Alleluja, le invia il ‘pax et bonum’ di Natale. Ennio Contini» (lettera conservata presso la Beinecke Library, Yale University, Ezra Pound’s Papers, YCAL MSS 43, box 9, folder 439).
180 AC, lettera manoscritta autografa, priva di data ma riferibile con certezza al 1952 e più precisamente ad un periodo successivo al 16 agosto 1952, data della pubblicazione dell’articolo di Rosati su «Il Mondo».
186 Luigi Pennone, Da Ezra Pound a Ennio Contini, in «Liguria», XXI, 9-10, settembre-ottobre 1954, pp. 15-16.
187 AC, brano tratto dal romanzo inedito Il poema della speranza, pp. 123-124.
Francesca Bergadano, «Il gioco irresistibile della vita». Ricerche su Ennio Contini (1914-2006): poeta, scrittore, pittore, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Genova, Anno Accademico 2017-2018

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.