Cultura è come viviamo, non come immaginiamo di vivere

“L’esperienza si atteggia così, per esempio in questa facciata di mattoni rossi, con una finestra, che dà su questo giardino. La realtà delle cose del mondo, è, pare, quella che percepiamo con i sensi, una serie di avventure individuali”. <241
[…] Luigi Meneghello opera attraverso una ricostruzione del passato un percorso di analisi della propria vita: l’esperienza formativa fascista è il nucleo da cui l’autore cerca di distaccarsi ma allo stesso tempo necessario al fine di confrontare l’educazione «vuota» con l’educazione «vera», quella che lascia all’esperienza appunto gli insegnamenti più significativi; l’esperienza della guerra segna nel profondo Meneghello: la perdita degli amici, l’inadeguatezza esperita nell’affrontare la guerra, l’incontro con la realtà contadina e con la fame lasciano un solco profondo nell’animo dell’autore; infine, l’esperienza della disillusione e della delusione negli anni successivi alla guerra, della confusione e del progressivo straniamento dalla cultura di appartenenza che porteranno il Meneghello venticinquenne ad emigrare verso l’Inghilterra.
Dal punto di vista linguistico l’esperienza del rapporto con le lingue è centrale nella produzione di Meneghello. Del rapporto con la lingua italiana, quella intrisa di retorica e imposta dal Fascismo che va a sostituire, in un preciso e violento processo di acculturazione, quella che era la lingua madre di Meneghello l’autore ce ne parla in FI [Fiori Italiani]. Del recupero del dialetto vicentino, in particolare quello di Malo, Meneghello ne parla in “Libera nos a Malo” e in “Pomo Pero”, qui non analizzati, ma i nuclei tematici del recupero dialettale come custode archetipico della realtà e come lingua che rende conoscibile l’esperienza si riscontrano anche in “I piccoli maestri” (PM). In PM l’utilizzo del dialetto si traduce frequentemente in parodia del discorso colto, consentendo quindi di polemizzare con la lingua ufficiale e la sua cultura in nome di una ricchezza e pienezza semantica che solo un’espressività ancorata alla realtà delle cose – il dialetto come lingua della concretezza – può offrire. Come già detto, per l’autore proprio la realtà si articola tramite le intersezioni tra piani linguistici, le varie lingue si relativizzano a vicenda allo scopo di rappresentare attraverso l’incontro tra lingue l’incontro tra culture e visioni del mondo. L’autore, dalle sue esperienze linguistiche con l’italiano, con il dialetto ma anche con l’inglese <242 giunge alla consapevolezza della parzialità di ogni sistema linguistico e culturale.
Dal punto di vista storiografico i libri di Meneghello prendono avvio da una rivisitazione a posteriori dei ricordi che permette di dare un senso alle vicende, di riordinare le vicende del passato e di comprendere il proprio ruolo nella Storia. La produzione del cosiddetto Meneghello civile si aggrappa a una certa vocazione storiografica dello scrittore, inscindibile però come dimostrato da una componente biografica e identitaria.
Nelle carte degli anni Sessanta il concetto di esperienza viene associato più volte alla critica che era stata rivolta a Meneghello sull’inautenticità dei personaggi di PM e permette all’autore anche di ragionare sulla componente narrativa fondamentale nella sua produzione.
“Cultura è come viviamo, non come immaginiamo di vivere. Forse ci sono sogni forti, nella zona profonda dell’esperienza, ma i sogni che fa la nostra letteratura sono spappolati, pappa. I segni della scrittura dovrebbero riprodurre in forma meno effimera le parole che pensiamo, ma in realtà le filtrano e le deformano.
Bisogna mettersi in testa che la lingua scritta sta in una sfera autonoma. Distinguere a fondo tra scrivere e parlare. “Scrivere” (da scrittore) è cosa più dolente, più solenne, più presuntuosa. <243
A un amico il cui lavoro era stato intralciato
Ci sono due guerre da fare, una con la materia, le frontiere dell’esperienza (andare con le parole là dove si sente, si sa che nessuno è stato ancora); e l’altra con i bonzi presuntuosi che mettono bocca nelle cose nostre”. <244
L’autore vuole restituire sì il ritratto di un’epoca, del periodo fascista, di quello post-fascista e della guerra sull’Altopiano, ma vuole farlo raccontando ogni cosa tramite l’esperienza poiché fondamentalmente, unico accesso alla verità.
“Forse era vero, per questa esperienza bisognava passare. Imparavano quelli che restavano”. <245
[NOTE]
241 MENEGHELLO, Le Carte I, p. 58
242 Interessante la propensione di Meneghello per una lingua “pragmatica” quale l’inglese, interessante inoltre la caratterizzazione di lingua “schietta” che non ha bisogno di oscurità che l’autore percepisce una volta arrivato in Inghilterra («a un certo punto sono arrivato a credere che la complessità superficiale di un brano di prosa è probabilmente indizio di una mente debole, di un modo di pensare inefficace e confuso. […] ascoltando gli inglesi ho imparato a scrivere in italiano.» LMDR (La materia di Reading e altri reperti), p. 45): date queste caratteristiche si può dire che lingua materna (dialetto) e lingua seconda (l’inglese) finiscono per tararsi su di un medesimo livello. Non solo, Meneghello per quanto riguarda l’apprendimento dell’inglese crea un parallelismo con le sensazioni di carattere infantile che si hanno quando si impara la lingua materna. In LMDR l’autore afferma che «Per un certo verso fu come cominciare una nuova vita, con qualcosa della speciale intensità delle percezioni che abbiamo nell’infanzia. Le cose apparivano straordinariamente vivide e piene di significato. […] qui si trattava di acquisire informalmente, pick up, una nuova lingua da adulto, che è una cosa abbastanza emozionante. Il mio senso di stare vivendo una nuova vita era così intenso che per qualche tempo (mesi, anni) ciascuna nuova parola o nuova frase che udivo si imprimeva nella mia mente insieme con le circostanze in cui l’avevo udita, da chi, dove, in che contesto» (LMDR, pp. 39-41)
243 Ivi, p. 137
244 Ivi, p. 170
245 MENEGHELLO, PM, p. 102
Valentina Viero, L’esperienza del Piccolo Maestro. La Resistenza e il percorso introspettivo di Luigi Meneghello, Tesi di Laurea, Università Ca’ Foscari Venezia, Anno Accademico 2019/2020

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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