Una esplicita condanna del romanzo di Nanni Balestrini…

Fonte: culturedeldissenso.com

Il nono numero della testata [Lotta Poetica] si apre, invece, con una polemica di respiro internazionale: De Vree indirizza una lettera veemente al giornalista Arthur Haulot, il quale aveva accusato il poeta belga di aver gestito con metodi padronali l’ultima edizione della Biennale di Knokke, in Belgio, presieduta dallo stesso De Vree. Nel testo, quest’ultimo ribadisce l’apertura del festival a tutte quelle manifestazioni poetiche, sonore e visuali, impegnate politicamente sul fronte della libertà di espressione, scevra di qualsivoglia legame con il mercato dell’arte.
Nella seconda parte del nono numero, appare uno degli smascheramenti poetici di Sarenco [Isaia Mabellini], dedicato al “fascista” Belloli <206, più volte bersaglio, come abbiamo visto, di violente critiche su «Lotta Poetica» per i suoi presunti legami con il regime mussoliniano e per essersi arrogato la qualifica di “padre della poesia concreta”.
Estremamente interessante risulta il comunicato redazionale pubblicato di seguito, una esplicita condanna del romanzo “Vogliamo Tutto” di Nanni Balestrini, edito da Feltrinelli nel 1971. L’opera di uno dei protagonisti del Gruppo 63, accostato alla poesia visiva nelle antologie della prima metà degli anni Sessanta, come abbiamo visto nel capitolo a queste dedicato, viene stroncata per il suo carattere parodistico che mette in ridicolo la condizione operaia e per la scelta dell’editore, Feltrinelli, che, a detta di Sarenco e De Vree, risulta essere uno degli intellettuali più fermi nel suo appoggio incondizionato alla politica sostenuta dall’Unione Sovietica:
“Col titolo “Vogliamo tutto” è stato pubblicato recentemente dall’editore Feltrinelli, curato da Nanni Balestrini, un romanzo che (a detta della pubblicistica della casa editrice) sarebbe “la voce violenta del giovane operaio del sud che lotta contro il lavoro, i padroni, lo stato”. La lettura del volume chiarifica, anche al più sprovveduto dei lettori, il carattere provocatorio, antioperaio, controrivoluzionario di questo librucolo.
Dalla prima pagina all’ultima vi è un susseguirsi di fatti “realmente accaduti al protagonista”, fatti che vengono corredati dal Balestrini con grossolane parolacce e l’operaio viene descritto come un deficiente totale, lazzarone per natura, casinista per professione, questo sarebbe per lo scrittore l’esempio del “lavoratore massa”. La funzione di questo libro è di una limpidezza paurosa: si cerca di buttare nel ridicolo, nel grottesco le lotte dei lavoratori, lotte che per il loro carattere d’avanguardia (come furono quelle del 1969) non hanno ancora potuto essere digerite dal padronato.
Il fatto poi, non trascurabile, che per l’uscita del libro Balestrini abbia dovuto ricorrere alla casa editrice Feltrinelli, figura ben nota alla classe operaia italiana, per essere il portavoce del trozkista Fidel Castro, divulgatore delle opere del “rivoluzionario” Camillo Torres e poi, per finire, difensore della criminale aggressione controrivoluzionaria, social-imperialista, perpetrata dalle truppe dell’URSS e del patto di Varsavia contro la Cecoslovacchia, dimostra il carattere di classe del volume: l’editore Feltrinelli non perde un solo colpo quando può portare discredito nei confronti delle forze operaie genuinamente rivoluzionarie”. <207

M. Bentivoglio, Fiore nero, 1971, serigrafia su cartoncino, cm 61 x 50,5. Fond. Bonotto, Molvena. Immagine qui ripresa da Michele Brescia, Op. cit. infra

Il nono numero della rivista vede anche il debutto di una rubrica, “I pericoli e l’avventura dell’andare in questura”, dedicata ai procedimenti giudiziari subiti da artisti collaboratori della redazione di «Lotta Poetica». La prima puntata viene dedicata a Elio Marchegiani, destinatario di un mandato di perquisizione domiciliare ordinato dalla procura di Bologna per sospetti movimenti nell’area antistante il suo studio, installato in un locale seminterrato di uno stabile di un quartiere residenziale. Nella parte centrale della rivista, viene riprodotto il documento firmato dal procuratore della Repubblica per conto del nucleo investigativo dei Carabinieri di Bologna (fig. 17): un episodio emblematico, all’inizio degli anni Settanta, del clima di sospetto nei confronti dei militanti della sinistra extraparlamentare in generale, e dunque anche nei confronti degli artisti più impegnati politicamente.
Il nono numero prosegue la rubrica “Poesia visiva e conceptual art/ un plagio ben organizzato”: questa volta Sarenco si limita a ribadire le accuse rivolte a Politi e alla sua rivista «FlashArt», che il poeta bresciano definisce una “rivista non di informazione, bensì di pubblicità dalla prima pagina all’ultima”. Sarenco non perde occasione per stigmatizzare la presunta ignoranza del critico d’arte Politi, riportando alcuni suoi svarioni:
“Intorno al 1968 egli pensava e dichiarava che Nouveau Réalisme e realismo socialista fossero la stessa cosa, cioè, per esemplificare, che tra Spoerri, Arman, Klein, ecc. e Guttuso non ci fosse alcuna differenza. Nel 1971, sul n. 27 di Flashart egli dichiarava per iscritto che il gruppo MAC (movimento arte concreta) è di Firenze (e qui lascio a Gillo Dorfles l’incarico di correggerlo). Pochi mesi fa egli dichiarava anche, con somma conoscenza della storia e della linguistica, che la lingua italiana non deriva affatto dal latino, ma è una lingua assolutamente autonoma”. <208
Se Sarenco sceglie l’ironia al vetriolo per i suoi attacchi sferzanti contro critici, galleristi e mercanti d’arte, Gianni Bertini predilige il registro autoironico negli interventi pubblicati su «Lotta Poetica». Lo testimonia il collage pubblicato nel nono numero della rivista, nel quale l’artista monta un invito ad una sua personale – organizzata a Bolzano nel febbraio del 1974 – recante l’icona di Gesù Cristo autografata con dedica allo stesso Bertini (fig. 18), con due articoli, prelevati da «L’Adige» e da «Avvenire», nei quali viene condannata la strumentalizzazione dell’immaginetta che, con la sua vena dissacratoria, avrebbe urtato la sensibilità dei cattolici. L’episodio diventa così un ulteriore prova del rapporto problematico fra la poesia visiva e il mondo cattolico.
La crociata contro «FlashArt» e il suo direttore Politi
Il decimo numero della rivista fondata da Sarenco e De Vree viene inaugurato da un nuovo capitolo degli smascheramenti poetici di Sarenco che prende di mira questa volta la mostra “Visuelle Poesie”, inaugurata a Amburgo nel febbraio del 1972. Il capo d’accusa rivolto al comitato organizzatore dell’esposizione è l’aver confuso la poesia concreta con quella visuale, mentre quello rivolto agli artisti partecipanti (fra gli altri, Spoerri, Ulrichs e Rot) è di “collaborazionismo” con il mercato dell’arte, il quale appare dimentico di ogni classificazione filologica e dunque della cronistoria delle esperienze logoiconiche, dimostrata a più riprese sulle pagine di «Lotta Poetica» <209.
Alla stroncatura della mostra tedesca, segue un intervento di Henri Chopin dedicato all’utilizzo della voce nella poesia sonora, filone prediletto dall’artista francese, autore di diversi audiopoemi. Si torna, dunque, alla polemica sostenuta contro «FlashArt», con una nuova serie di interventi di Sarenco, dal titolo irriverente Politi, il camerata, nella cui prima puntata, la rivista viene definita “mafiosa, finanziata dalla Fiat”. Nel contributo successivo, invece, Bertini, dopo aver risposto ad alcune critiche mosse da Ben Vautier e Carrega a «Lotta Poetica», accusata di ridimensionare l’importanza delle altre esperienze verbovisuali, riflette sarcasticamente sull’abuso del termine “verifica” adottato in svariati titoli di mostre, lemma che, nato nel “caldo maggio francese” ha ormai smarrito la sua accezione originaria <210.
[NOTE]
205 F. Vaccari, Testi, «Lotta Poetica», n. 8, gennaio 1972, p. 9.
206 Per una panoramica sulla biografia di C. Belloli e sulla ricerca artistica da lui condotta nell’ambito della poesia concreta, cfr. M. G. Vinci, Carlo Belloli in Brasile: un geniale precursore della poesia concreta, in «Mutatis mutandis», vol. 11, n. 1, 2018, pp. 54-67.
207 Ancora!, «Lotta Poetica», n. 9, febbraio 1972, p. 9.
208 Sarenco, Analisi di una rivista (FlashArt) e del suo direttore (Giancarlo Politi), «Lotta Poetica», n. 9, febbraio 1972, p. 12.
209 È opportuno ricordare, al riguardo, il diagramma a doppia pagina, pubblicato nel secondo numero di «Lotta Poetica», che in una tabella analitica (fig. 19) realizzata da Sarenco e P. De Vree, schematizza le principali tappe che hanno segnato la storia delle esperienze verbovisuali in Italia e all’estero.
210 G. Bertini, Tanti saluti da parte di Bertini, «Lotta Poetica», n. 10, marzo 1972, pp. 5-6.
Michele Brescia, “Una forma di lotta”: ideologia e coscienza politica della poesia visiva in Italia (1963-1977), Tesi di Dottorato, Università degli Studi Roma Tre, Anno Accademico 2018-2019

Pubblicato da Adriano Maini

Scrivo da Bordighera (IM), Liguria di Ponente.

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